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1 feb 2010

Ordini del boss via FB

COLIN GUNN, CHE SCONTA UNA CONDANNA A 35 ANNI, È RINCHIUSO NEL WORCHESTERSHIRE

Ordini ai compari e minacce ai nemici:
il boss dal carcere parlava via Facebook

Il suo profilo personale sul social network contava quasi 600 «amici». Ora è stato oscurato

Una delle immagini di Gunn tratte dal suo profilo Facebook, ora disattivato
Una delle immagini di Gunn tratte dal suo profilo Facebook, ora disattivato
LONDRA - Dal carcere continuava a dare ordini e a intimidire i suoi rivali usando Facebook. Colin Gunn, uno dei più pericolosi boss britannici, condannato a una pena di 35 anni per «associazione a delinquere finalizzata all'omicidio» e rinchiuso a Long Lartin, prigione di massima sicurezza situata nel piccolo villaggio di South Littleton nella contea del Worcestershire, avrebbe ottenuto il permesso di usare il popolare social network direttamente da Ferdie Parker, direttore del penitenziario inglese. A svelare l’incredibile storia è stato il Sunday Times che ha anche raccontato diversi dettagli dell’attività multimediale e criminale del boss. Immediatamente, dopo la denuncia, i gestori di Facebook hanno oscurato l'account del pericoloso criminale.

AMICI VIRTUALI - Il quarantaduenne Gunn, condannato, tra l'altro, per aver ordinato l'omicidio di due coniugi, prima che la sua pagina web fosse cancellata, aveva ben 565 «amici». Adesso si difende sostenendo che l'uso di Internet è «un suo diritto» e che l'oscuramento della sua pagina web è un'azione palesemente illegale. In realtà attraverso messaggi neanche troppo velati, Gunn gestiva i suoi loschi affari, dettava ordini ai suoi sgherri e minacciava i suoi nemici. In particolare continuava a controllare il ricco mercato della droga nella città di Nottingham grazie al quale nel corso degli anni ha costruito un autentico impero economico. Secondo quanto riferisce ilSunday Times i gestori del carcere «avrebbero chiuso un occhio sulle attività multimediali di Gunn perché temevano di essere denunciati da qualche organizzazione britannica che difende i diritti dei detenuti». Alla fine è intervenuto Jack Straw, ministro della Giustizia inglese, che ha ribadito che l'uso dei social network è proibito a tutti i detenuti rinchiusi nei penitenziari britannici.

MINACCE - La superficialità della polizia carceraria appare ancora più evidente se si leggono alcuni post scritti dal criminale. Uno di questi recita: «Un giorno tornerò a casa. Non vedo l'ora di guardare negli occhi alcune persone e vedere quanta paura hanno di me». In un altro post elogia Facebook perché gli dà la possibilità di far sentire la sua voce ai suoi amici e soprattutto ai suoi nemici. Non è la prima volta che un detenuto britannico usa il più familiare social network a scopi criminali. La scorsa settimana Jade Braithwaite, ad esempio, condannato all’ergastolo per aver ucciso a coltellate il sedicenne Ben Kinsella nel 2008, ha usato Facebook per minacciare la famiglia della vittima.

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