COLIN GUNN, CHE SCONTA UNA CONDANNA A 35 ANNI, È RINCHIUSO NEL WORCHESTERSHIRE
Ordini ai compari e minacce ai nemici:
il boss dal carcere parlava via Facebook
Il suo profilo personale sul social network contava quasi 600 «amici». Ora è stato oscurato
Una delle immagini di Gunn tratte dal suo profilo Facebook, ora disattivato |
AMICI VIRTUALI - Il quarantaduenne Gunn, condannato, tra l'altro, per aver ordinato l'omicidio di due coniugi, prima che la sua pagina web fosse cancellata, aveva ben 565 «amici». Adesso si difende sostenendo che l'uso di Internet è «un suo diritto» e che l'oscuramento della sua pagina web è un'azione palesemente illegale. In realtà attraverso messaggi neanche troppo velati, Gunn gestiva i suoi loschi affari, dettava ordini ai suoi sgherri e minacciava i suoi nemici. In particolare continuava a controllare il ricco mercato della droga nella città di Nottingham grazie al quale nel corso degli anni ha costruito un autentico impero economico. Secondo quanto riferisce ilSunday Times i gestori del carcere «avrebbero chiuso un occhio sulle attività multimediali di Gunn perché temevano di essere denunciati da qualche organizzazione britannica che difende i diritti dei detenuti». Alla fine è intervenuto Jack Straw, ministro della Giustizia inglese, che ha ribadito che l'uso dei social network è proibito a tutti i detenuti rinchiusi nei penitenziari britannici.
MINACCE - La superficialità della polizia carceraria appare ancora più evidente se si leggono alcuni post scritti dal criminale. Uno di questi recita: «Un giorno tornerò a casa. Non vedo l'ora di guardare negli occhi alcune persone e vedere quanta paura hanno di me». In un altro post elogia Facebook perché gli dà la possibilità di far sentire la sua voce ai suoi amici e soprattutto ai suoi nemici. Non è la prima volta che un detenuto britannico usa il più familiare social network a scopi criminali. La scorsa settimana Jade Braithwaite, ad esempio, condannato all’ergastolo per aver ucciso a coltellate il sedicenne Ben Kinsella nel 2008, ha usato Facebook per minacciare la famiglia della vittima.
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