RISCHIO DI CRISI DIPLOMATICA CON LO CONFEDEREAZIONE ELVETICA
I dati sui conti svizzeri di evasori
tedeschi «offerti» a Berlino
Il governo tedesco sta valutando se comprare le informazioni, che però sono state rubate
LA PROPOSTA - La vicenda è stata portata alla luce due giorni fa dal giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung che ha rivelato per primo la «proposta indecente» ricevuta dalle autorità nazionali. La «gola profonda» (che sarebbe un dipendente di una filiale di Ginevra della banca britannica Hsbc) ha già passato le informazioni su 5 evasori di spicco e la Germania ha potuto verificare che non si tratta di un bluff. Tra l’altro ognuno di questi cinque – riportaSwissinfo.ch - dovrebbe restituire circa 1 milione di euro.
IL GRUZZOLO TEDESCO - La conferma sull’autenticità delle informazioni offerte alla Germania arriva anche da un’indagine del Wall Street Journal, secondo il quale sarebbero ben 175 miliardi gli euro depositati dai contribuenti tedeschi nelle banche svizzere. Più in generale i tedeschi rappresentano uno dei gruppi più numerosi di evasori che hanno trovato rifugio nel Paese della cioccolata.
LE REAZIONI - Naturalmente la reazione degli svizzeri alla fuga di notizie è stata molto dura. «È piuttosto insidioso che uno stato di diritto faccia uso di dati illegali. È uno sviluppo che non possiamo accettare», ha dichiarato il presidente elvetico Doris Leuthard. Mentre l’associazione dei banchieri svizzeri ha chiesto a Berlino di restituire i dati. Ma il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ancora non si è sbilanciato. Anche perché ufficialmente il dischetto con i file scottanti sarebbe stato offerto al fisco dello Stato del Nord Reno Westfalia.
I PRECEDENTI - Di certo, la Germania ha già acquistato in passato dati bancari rubati al fine di perseguire l’evasione fiscale. Nel 2008 il servizio di intelligence pagò 4,2 milioni di euro a un ex-impiegato di banca per impossessarsi di file riguardanti i conti di un istituto del Liechtenstein. I dati così raccolti portarono tra le altre cose all’arresto di Klaus Zumwinkel, l’allora amministratore delegato di Deutsche Post.
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