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26 ott 2010

Vigevano, Jurassic Park in duomo spunta un cranio fossile di dinosauro

Il ritrovamento è del paleontologo Andrea Tintori: "Adesso capiremo tutto di quell'animale"

La roccia proviene dal Monte San Giorgio, ad Arzo, famoso per i resti inglobati negli strati


C'è un dinosauro in chiesa, anzi in duomo. È lì a far bella mostra di sé da secoli. Ma se non ci fosse passato davanti un paleontologo dell'Università di Milano, Andrea Tintori, forse sarebbe rimasto a sostenere la balaustra principale, proprio davanti all'altare, per altri secoli, senza che nessuno se ne accorgesse. Il duomo è quello di Vigevano e la balaustra che contiene il fossile è in una massiccia roccia rosata che si trova adoperata anche in altri edifici sacri lombardi. «Il reperto è estremamente interessate perché fossili del genere sono rarissimi nel mondo. In Italia, in quel tipo di roccia è unico — spiega Tintori — Ciò che si osserva nella balaustra è la sezione della testa di un animale che ricorda un coccodrillo».

Il dinosauro nell'altare del duomo

«In un primo tempo pensavo potesse trattarsi di un ittiosauro (un grosso rettile marino), ma ora sono convinto che può trattarsi di un dinosauro», continua il paleontologo. Osservandolo in quelle condizioni non è possibile dire molto di più, nemmeno se era un dinosauro carnivoro o erbivoro. Certo è che si vedono bene la forma del suo cranio, i lobi nasali e i denti, numerosi. Il cranio se ne sta nella parte bassa della balaustra e quel che è interessante è che al di là dell'ingresso dell'altare si osserva un'altra sezione del medesimo cranio.

«Probabilmente si tratta della stessa lastra di roccia, che è stata aperta in due e usata per costruire i due lati opposti della balaustra», spiega Tintori. In base alle prime osservazioni il cranio è ben conservato nella roccia e per nulla deformato dallo schiacciamento. Lo testimonia la struttura ossea dell'animale, che si può osservare anche ad occhio nudo. Ma approfondimenti successivi potranno venire dall'estrazione del blocco di roccia per portarlo in laboratorio. L'Eni ha dato la propria disponibilità per sottoporre il cranio a una Tac che lo renderebbe visibile in 3 dimensioni. Ciò svelerebbe lo stato di conservazione reale all'interno della roccia e addirittura la sua morfologia. Poi se le condizioni lo permettono, si potrebbe passare alla pulitura del fossile per studiarne in dettaglio l'anatomia.

La roccia nel quale si trova il cranio è chiamata "Broccatello d'Arzo". Si tratta di una roccia calcarea, massiccia, prevalentemente rosacea, che si formò nel periodo geologico chiamato Liassico, circa 180 milioni di anni fa. Il colore del minerale è dettato dalla presenza o meno di pigmenti di ossidi di ferro. All'interno racchiude molti fossili biancastri, tra cui brachiopodi e i crinoidi, ma l'ambiente in cui formò (acqua basse di un mare molto vasto) non erano quelle in cui vissero i dinosauri, per cui è ipotizzabile che il cranio vi finì trasportato da un qualche evento meteorologico straordinario. Arzo, da dove proviene il blocco, si trova attualmente in Canton Ticino, ma ai tempi della costruzione dell'altare faceva ancora parte del Ducato di Milano, come peraltro testimoniano moltissimi altari delle chiese lombarde costruiti in quel periodo.

Oggi il territorio del Paese fa parte del sito Unesco transnazionale del Monte San Giorgio, riconosciuto di importanza mondiale proprio per i fossili che risultano essere molto antichi e del quale Tintori è coordinatore scientifico. «Estraendo questo fossile — continua il paleontologo — potremmo scrivere una nuova pagina della storia della nostra penisola. Il progetto per il recupero ha già avuto il nulla osta dalle varie Soprintendenze coinvolte e dalla Curia, ma ora il problema è trovare i fondi per i lavori. Dopo lo studio l'importante resto sarà visibile presso il Museo del Duomo di Vigevano. E due lastre di Broccatello estratte dalla medesima cava di Arzo andranno a rimpiazzare quelle dove ha riposato per secoli un animale davvero interessante». 

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