Ogni giorno ci colleghiamo alla rete, se non lo siamo già, parliamo con amici lontani e vicini, mettiamo a disposizione ogni tipo di informazione su noi stessi e sugli altri, vantandoci di poterlo fare e lottando con chiunque provi a minare questo diritto.
Ma non è che ci può tornare indietro come un boomerang?
Leggete e vedrete!
Abbiamo segnalato più volte l'evoluzione dei percorsi e delle tecniche di selezione e l'aumento esponenziale di nuovi operatori sul mercato del reclutamento, auspice l'ICT. Alla spettacolarizzazione degli eventi e alla massificazione degli incontri con i candidati si va aggiungendo una proliferazione di comportamenti investigativi di molti neoreclutatori, che tentano di supplire così alle carenze professionali.
Il quotidiano inglese 'The Guardian', in un articolo di Bobbie Johnson, che abbiamo scelto perchè parla di fatti accaduti lontano dalla nostra realtà e in un paese che ha il culto della privacy, allerta sulle infrazioni alla riservatezza commesse da aziende, che cercano attraverso Internet informazioni sugli aspiranti a un'occupazione e dalle università, che vogliono conoscere la vita privata dei concorrenti all' iscrizione nelle diverse facoltà.
Il giornalista inglese ha fatto parlare John Carr, presidente della UK Children's charities' coalition on Internet safety, che ha sentito voci di indagini sui candidati attuate raccogliendo i dati che le persone trasmettono online per mezzo dei social networking, dei blog e dei filmati. Secondo l'intervistato, 'quando i giovani mettono in Rete le fotografie di un party lo fanno per mostrarle agli amici e non per il modulo di assunzione, se questo accade può essere illegale'.
La protezione normativa dei dati personali vuole evitare la raccolta di informazioni senza la conoscenza e il controllo dell'interessato.
La portaparola dell' Information commissioner's office per la tutela della privacy, intervistata anche lei, ha precisato che 'se una persona, potenziale datore di lavoro o professore universitario, va a leggere il profilo di una persona su un social networking, non c'è violazione delle norme sulla riservatezza dei dati personali'.
La protezione dei dati vuole impedire che informazioni personali riservate siano usate a insaputa dell'interessato. Ma 'è dovere di ognuno proteggere le informazioni che mette in Rete'. Se un'organizzazione accede alle pagine Web private o all'indirizzo e-mail c'è violazione della legge. Ha commentato Johnson.
Ciò nonostante la tendenza ad usare tutte le fonti di informazione disponibili su Internet è in crescita nel Regno Unito e ci sono agenzie che raccolgono dati personali per i reclutatori delle organizzazioni indicate, a dispetto delle leggi e dei pareri negativi espressi dagli interessati in più di un sondaggio.
In Italia il Garante per la protezione dei dati personali ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (n. 58, 10 marzo 2007), 'Le linee guida per posta elettronica e Internet' nel rapporto di lavoro. Un'interpretazione estensiva di questa tutela del lavoratore dipendente può considerare anche i candidati all'assunzione.
Nella deliberazione del Garante viene ribadito l'obbligo del datore di lavoro di osservare i principi di
necessità, per l'uso di dati personali e identificativi attraverso i sistemi informativi e i programmi informatici;
correttezza dei trattamenti, che devono essere noti ai lavoratori;
finalità determinate, esplicite e legittime, pertinenti e non eccedenti rispetto allo scopo.
Ne deriva che l'accesso dei reclutatori a fonti private di informazione su Internet per indagare sui candidati a loro insaputa e per scopi non trasparenti è certamente illecito
businessonline
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