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31 ott 2010

Intervista a Simonelli, l'italiano tra i "40 under 40" di Fortune: «In Ge nessuno mi ha mai chiesto l'età»

«Nel 2009 abbiamo accusato una flessione, per colpa della crisi, che ha ridotto gli utili a 3,4 miliardi di dollari, dai 4,5 della media degli ultimi tre anni. Dalla crisi siamo però usciti molto bene e i risultati di quest'anno saranno migliori di quelli del 2009, come dimostrano peraltro i conti del secondo trimestre». Nell'intervista concessa al Sole 24 Ore.com Lorenzo Simonelli, uno dei "40 under 40" che la rivista statunitenseFortune ha inserito al 24 esimo posto di una classifica dei 40 giovani più influenti del mondo, fa professione di ottimismo. ...

Quell'ottimismo che costituisce da sempre la cifra di questo giovane fiorentino 37enne che ha fatto fortuna negli States unicamente grazie al suo talento: basti pensare che è il più giovane amministratore delegato di sempre di una divisione del colosso americano. Simonelli è, infatti, a capo dal luglio 2008 della General Electric Transportation, la divisione Trasporti della nota multinazionale statunitense, la più grande società diversificata al mondo. La compagnia - che dà lavoro a circa 10mila persone in tutto il mondo - fornisce locomotive per trasporto merci e passeggeri, sistemi di comunicazione e segnalamento ferroviario, soluzioni di tecnologia informatica, motori marini, sistemi di azionamento a motore per carrelli minerari, parti di ricambio di alta qualità e servizi a valore aggiunto. Il Sole.com l'ha raggiunto nel suo quartiere generale a Erie (Pennsylvania)....

Mr. Simonelli, cosa si prova a far parte dei 40 under 40 più influenti del mondo? 
È un onore, anche perchè è il secondo anno che mi trovo in una lista di talenti. Il merito, però, non è soltanto mio, ma di quanti lavorano e collaborano con me....

Cosa la accomuna agli altri 39 "40 under 40"? 
L'ambizione e la voglia di avere successo, il lavoro duro, la capacità di mettersi al servizio dell'azienda e di lavorare assieme agli altri....

È in Ge dal luglio 1994, da quando cioè aveva poco più di 20 anni. Come ci è arrivato? 
Ci sono arrivato tramite Paolo Fresco (ex top executive di GE International e chairman di Fiat, ndr), che ha creduto in me e mi ha fatto conoscere gli impianti europei di GE....

Quante ore al giorno lavora, com'è la sua giornata lavorativa tipo? 
Varia molto. Passo in viaggio il 60% del mio tempo a vedere clienti o altri stabilimenti dell'azienda. Inizio presto, attorno alle 6 del mattino e non finisco mai prima delle 19.

"Abbiamo continuato ad investire anche in tempi di crisi nelle locomotive verdi", ha dichiarato a Fortune. È una professione di fede nella Green Economy di Obama? 
Direi piuttosto un'attenzione all'ambiente. Produciamo locomotive che sono usate in tutto il mondo e dappertutto i livelli di inquinamento sono in crescita. Con le nostre locomotive verdi diamo il nostro piccolo contributo alla riduzione dei veleni nell'aria. Tutto ciò comporta dei costi: negli ultimi due anni abbiamo aumentato del 20% il settore Ricerca&Sviluppo pur ristrutturando il 30% della società.

Diceva che il suo mentore è stato Paolo Fresco. Come è vista la Fiat all'estero? 
La Fiat sta cercando strane nuove e questo comporta sempre delle difficoltà. Forse dovrebbe aumentare gli sforzi per essere più competitiva soprattutto sui mercati esteri.

Cosa deve fare un'industria per aumentare la competitività? 
Noi, ad esempio, investiamo tantissimo in tecnologia, ci preoccupiamo di avere un aspetto globale (stiamo incrementando le forse in tutto il mondo: Australia, Brasile, Cina) e di formare un buon team, persone capaci di lavorare bene in gruppo. Non è mai, infatti, una sola persona ad avere il merito di tutto. Negli ultimi 100 anni GE ha sempre creato buoni leader.

Come giudica la politica industriale italiana nel suo complesso? 
L'Italia ha avuto molto successo con il capitalismo familiare dei decenni passati. Quel modello, però, oggi è superato. Il "nostro" paese deve andare di più all'estero e alzare il tiro dal punto di vista degli investimenti industriali, cercando nuovi mercati e nuove tecnologie. Non deve fermarsi all'acquisito e ai mercati dove è già forte come la moda, la Ferrari, l'agroalimentare eccetera.

Un talento come il suo fa davvero onore all'Italia. Perché, sempre più spesso, i migliori talenti italiani vanno all'estero? 
Perché, parlo almeno del mondo dell'industria, l'Italia fa poco per i giovani. Eppure in questa fascia d'età ci sono delle persone capaci, alle quali bisogna offrire opportunità di crescita e di carriera. Le persone vanno valutate non in base all'età, ma alla capacità che esprimono. Nessuno in Ge mi ha mai chiesto: "tu quanti anni hai?".

Cosa si dovrebbe fare per favorire il rientro in Italia di talenti come il suo? 
Bisognerebbe ridurre politica e burocrazia e aumentare le opportunità. Se ci sono quelle i talenti ritornano.

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