L'idea di un ex membro: due ore nella zona più malfamata della città, con la guida dei giovani teppisti
Alfred Lomas di fronte al cosiddetto «Muro degli eroi» delle gang
WASHINGTON – Alla visita in autobus del quartiere delle star di Hollywood, Los Angeles aggiunge un’altra bizzarra attrazione: la visita in autobus del quartiere delle gang giovanili, le più violente e sanguinarie d’America. Con 65 dollari, pasto finale incluso, si fa un tour di 2 ore, con 12 fermate, sotto la guida, a turno, di quattro o cinque membri di una banda. Prima occorre però esentare da ogni responsabilità gli organizzatori, firmando un foglio su cui è scritto che il tour «è estremamente pericoloso e potrebbe essere mortale».
L’iniziativa«LA Gang Tour» ha spaccato Los Angeles in due: chi la considera un modo di attrarre l’attenzione sul grave problema della delinquenza minorile e di aiutare a risolverlo, e chi la ritiene un tentativo di conferire una immagina romantica alle gang, che andrebbero invece più energicamente combattute. Promotore dell’iniziativa è Alfred Lomas, 45 anni, un ex membro della banda Florencia 13, oggi iscritto al «Dream Center», un’associazione evangelica per il recupero dei minori. Lomas dichiara di avere un accordo di ferro con le gang - «non attaccheranno l’autobus» assicura – ma teme che qualche turista si stacchi dal gruppo esponendosi a una rapina. E aggiunge di avere la protezione della polizia. In ogni caso, conclude, il tour è istruttivo: tra le fermate, vi sono la piazza dello scontro a fuoco tra gli agenti e la Armata di liberazione simbionese del ’74, quella che a San Francisco sequestrò l’ereditiera Patty Hearst, che diventò poi la loro «pasionaria»; il Commissariato degli scontri razziali del quartiere di Watts del ’65, quando venne messa a fuoco una parte della città; e le carceri della contea dove nel corso dei decenni sono passati, per periodi più o meno brevi, 20 mila ragazzi.
Per la visita inaugurale, Lomas aveva persino pensato di invitare le bande a bersagliare l’autobus e i suoi 56 passeggeri con potenti getti d’acqua, per vendere magliette con la scritta: «Sono stato assalito a Los Angeles». Ma ha cambiato idea quando la polizia ha obiettato che qualcosa avrebbe potuto andare storto e la situazione sfuggirgli di mano. Ha ripiegato su una sosta da un gruppo di writer che imbrattano le magliette e vi scrivono il nome del turista. Lomas ha sottolineato che i fondi vanno tutti al «Dream Center»: «Li usiamo per fare studiare e offrire un futuro a quanti più membri possibili delle gang», ha concluso. Uno dei suoi critici, Gregory Boyle, si augura che l’iniziativa fallisca «perché troppo rischiosa». In effetti a Chicago c’è un tour del quartiere di Al Capone, il re dei gangster: «Ma Al Capone operò negli Anni Venti, è un ricordo storico, non un pericolo attuale».
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