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17 gen 2010

Lady Asl

CONFIDENTI DI LEA LA «RAMPANTE»: MAI AVREBBE PENSATO CHE POTESSE ACCADERE QUESTO

«Lady Asl», amici potenti e truffe
per coronare un sogno: far politica

La Cosentino agli arresti: non mi arrendo. La pd Concia: una tosta, che delusione


Lea Tarantino (Ansa)
Lea Tarantino (Ansa)
BARI — Il nomignolo di «Lady Asl» forse le sta un po' stretto. Perché Lea Cosentino è sempre stata una manager abituata al successo, pur dovendosi districare tra denunce e indagini su truffe e mazzette. Una carriera in ascesa che da rampante avvocato di Ruvo, in provincia di Lecce, l'ha portata a governare l'azienda sanitaria di Bari con centinaia di dipendenti da gestire, decine di nomine da fare e milioni di euro da investire. Ed è stato proprio questo, alla fine, a farla cadere. Due giorni fa, quando i carabinieri le hanno notificato un ordine di arresto, sia pur ai domiciliari, quasi non riusciva a crederci. L'incarico era stata costretta ad abbandonarlo a giugno, dopo un avviso di garanzia. Il governatore Nichi Vendola, l'uomo che l'aveva voluta, le chiese di farsi subito da parte. Lei fu costretta alle dimissioni, ma ora sperava di tornare in sella. «Mai — dicono gli amici — avrebbe immaginato che potesse accadere questo». Eppure l'aria che si respira al palazzo di Giustizia di Bari è piuttosto tesa, lei — che di alcuni magistrati è buona conoscente — avrebbe dovuto annusarla. Ha 42 anni Lea Cosentino e la persona che le è più intimamente vicina in questo momento è il suo avvocato Francesca Conte.

Proprio a lei «Lady Asl» affida il suo sfogo: «Sono amareggiata per quello che mi hanno fatto, ma non mi arrendo». Non si arrese neanche quando era direttore generale del consorzio Sisri di Lecce e fu accusata di una truffa alla Regione per 8 milioni di euro. Incidente di percorso che non le impedì di tentare la carriera politica legandosi a Gero Grassi — potente deputato della Margherita, poi transitato nel Pd —, il suo sponsor più acceso. Fu lui a presentarla a Vendola, agevolando nel 2006 la sua nomina a direttore generale della Asl Bari 3. E quando le Aziende furono accorpate, non ebbe ostacoli a diventare prima commissario straordinario e poi direttore generale. Nelle amicizie ha sempre mostrato di preferire i potenti. E così per un periodo frequentò assiduamente il vicepresidente della Regione Sandro Frisullo, l'imprenditore Roberto De Santis, il responsabile dei Trasporti della giunta guidata da Vendola, Mario Loizzo. La politica era il suo sogno, aveva l'ambizione di diventare assessore. E quando loro cominciarono a prendere le distanze, Cosentino cercò nuovi sponsor attraverso Gianpaolo Tarantini, anche lui rampante e determinato ad avere successo. È stato «Gianpi» ad ammettere «una relazione sentimentale», forse per giustificare quelle nomine di funzionari della Asl che la manager firmò pur di agevolare le sue aziende. Poi ha raccontato di volerla portare da Silvio Berlusconi, che intanto aveva frequentato forte della sua capacità di riempire i palazzi presidenziali di disponibili ragazze. Cosentino prima disse no, poi «si è mostrata disponibile». Troppo tardi: poche settimane dopo le inchieste sulla sanità barese ha travolto entrambi. Paola Concia — deputata pugliese del Pd — ebbe a che fare con Cosentino durante la battaglia per far riaprire il centro di inseminazione artificiale. «Mi sembrava una tosta e invece ci sono rimasta davvero male. Io sono garantista, ma certo quelle conversazioni intercettate non sono una bella cosa. Eppure io la manager pubblica l'ho fatta, lo so come si fa a restare onesti». Cosentino nominava manager graditi ai suoi amici e quando ebbe il dubbio che i magistrati le avessero piazzato una microspia in ufficio, ordinò un'accurata bonifica. Voleva sfuggire ai controlli. Quegli stessi accertamenti che poi sono serviti a braccarla.


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