Primo tra novemila. Premio: 8,5 milioni di dollari
Joe Cada in finale ha battuto un boscaiolo
MILANO - La colpa è di mamma Anne che di mestiere fa la croupier a Motor City, un posto del Michigan dove gelo e desolazione abbondano in uguale misura. Non potendo lasciare il piccolo Joe a casa, finiva sempre che se lo tirava appresso al casinò anche contro i regolamenti. Ma in fondo era solo un piccolo casinò, gli impiegati come una grande famiglia e il moccioso, ipnotizzato dai colori delle carte, rimaneva buono per ore senza fiatare. Una scuola fondamentale per Joe che l’altra notte a Las Vegas ha sbancato conquistando il titolo di campione del mondo di Texas Hold’em, il poker che da ormai cinque anni è esploso in ogni angolo del mondo e che proprio in Nevada, tra luglio e novembre, vive il suo appuntamento più prestigioso.
Di cognome fa Cada, sostiene di avere trisavoli italiani, ma non saprebbe indicare sulla mappa il nostro Paese. Ha appena 21 anni, fino a pochi mesi fa nei casinò di Las Vegas lo invitavano a sloggiare, e ancora oggi se ordina una birra deve mostrare un documento d’identità. Ma al tavolo finale dentro all’Hotel Rio di Las Vegas, dopo cinque mesi di partite, e dopo averlo visto eliminare tutti i migliori al mondo, tutti sapevano chi fosse. Joe ha steso uno per uno i suoi avversari e ha messo le mani sugli 8 milioni e mezzo di dollari grazie ad una coppia di nove, nel duello decisivo con Darvin Moon, un boscaiolo del Maryland... Cappelletto girato in testa alla maniera dei rappers, orecchie piuttosto a sventola, Joe ha esultato per poi ricomporsi quasi subito: «Ancora non ho realizzato. Finché non mi daranno l’assegno immagino che non ci crederò».
È tutto vero ed è tutto dannatamente americano. Evoca la storia di Chris Moneymaker, il tizio del Tennessee che nel 2003 stipò l’auto di cibarie e speranze per arrivare a Las Vegas a conquistare il mondiale partendo da un torneo satellite da 39 dollari di iscrizione. Più o meno come Joe. Allora il montepremi era di «appena» 2.5 milioni di dollari. Se oggi è più di tre volte tanto, è perché nel frattempo i giocatori, ma soprattutto i sognatori disposti a incollarsi all’asfalto per 30 ore pur di provarci, si è quintuplicato. Quella di Joe è una storia di provincia che, nel caso specifico del Michigan, spunta da una cornice di disoccupazione e degrado. Quando annunciò che avrebbe rinunciato al College, l’unico grimaldello per forzare il futuro chiuso a qualsiasi prospettiva, mamma Anne non reagì come una madre qualsiasi: «Sapevo che se la sarebbe cavata benone anche senza un titolo di studi. Lo so, la scuola è importante e quando posso gli faccio seguire qualche corso, ma è troppo bravo con le carte. Aveva appena cinque anni ma già era più sveglio di tutti quando in famiglia si giocava. E se giocavamo a Monopoli lui voleva fare la banca».
Fino d oggi Joe Cada aveva vinto solo poche migliaia di dollari, anche perché l’età legale per iscriversi ai tornei ce l’ha da neppure un anno. Ora le banche cercheranno lui. Come milioni di giovani in tutto il mondo, è su internet che Joe ha costruito la sua solida esperienza di lucido stratega iniziando a giocare col fratello Jerome a 13 anni, quando investì 25 dollari vincendone 100. Un’esperienza che gli ha permesso di sbarazzarsi di mostri sacri come Phil Ivy o Phil Hellmuth, gente col pelo sullo stomaco, capace di distruggerti psicologicamente prima ancora che con le carte. O di Steven Begleiter, ex dirigente di una delle società di Wall Street travolta dalla crisi. «Ho provato e riprovato il tavolo della finalissima migliaia di volte nella mia mente. Ero psicologicamente pronto ad arrivare in fondo. La cosa buona è che fino a pochi tavoli dalla fine nessuno si è curato di me. Io ero avvantaggiato perché anche se mi annoio a farlo, li avevo studiati i più forti e sapevo più o meno cosa aspettarmi... Il prossimo mondiale sarà molto più difficile. Ora tutti sanno chi sono».
Anne Cada è rimasta a Motor City perché il casinò le ha dato solo un giorno di permesso: «Ho passato la notte in piedi, gli ultimi giorni ero nervosa, ho seguito tutto su internet. Joe è un ragazzo molto posato. Ha giocato come se di anni ne avesse quaranta». Invece Joe Cada è da ieri il più giovane campione del mondo da quando il torneo venne istituito. Era il 1970, fece registrare 52 partecipanti, molti dei quali bovari della zona. Quest’anno si è sfiorata quota 9000 iscritti. Dal prossimo anno c’è da giurarci, la maggioranza saranno ragazzini.
Nessun commento:
Posta un commento