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23 ott 2009

Lorenzo Thione: Il papà di Bing sulla copertina di Wired


Nel 2007 ha fondato con un amico la società ora acquisita dal colosso di redmond
Il papà di Bing sulla copertina di Wired
Lorenzo Thione ha avuto da Microsoft 100 milioni di dollari: «Ma mi manca l’adrenalina della start-up»



MILANO - Trent’anni, bel ragazzo, modaiolo. E milionario. Lorenzo Thione da Como, scuole elementari alla Cesare Battisti di Milano, università incompiuta al Politecnico (ma si è preso la rivincita in quella del Texas, ad Austin), ha intascato 100 milioni di dollari da Microsoft per Bing, il motore di ricerca che sta facendo tremare la terra sotto i piedi di Google. A lui, l’ennesimo cervello fuggito dall’Italia, Wired ha dedicato la copertina del numero di novembre, dopo averlo incontrato nel suo quartier generale di Powerset, la società fondata insieme con l’amico Barney Pell nel 2007 e acquisita da Microsoft a luglio del 2008.

SENSO DELLE FRASI - Vista panoramica sul Bay Bridge di San Francisco, terzo piano di una palazzina a vetri del centralissimo quartiere South of Market, Thione condivide gli uffici con una settantina di tecnici, ricercatori e segretarie. Uno scatolone di M&M’s contro il calo di zuccheri, l’area ricreativa con il tavolo da ping-pong, calcio balilla e videogiochi, l’italiano racconta al giornalista di Wired l’origine del suo successo. «Avevo sviluppato un modo diverso di interpretare le stringhe di ricerca. Mentre Google e gli altri motori riguardano la rilevanza di una parola, il mio sistema cerca di interpretare l’intera frase. Per esempio: Microsoft si mangia Powerset. La frase può essere letta in due modi totalmente diversi. Per Google potrebbe benissimo valere anche il significato, sbagliato, della prima che si mangia fisicamente la seconda. Con risultati fuorvianti. La mia tecnologia tenta invece di capire il senso instrinseco della frase, di comprendere cioè che è solo un modo di dire».

ANALISI LOGICA - Un meccanismo pensato grazie alla passione per l’analisi logica, allo studio dell’informatica applicata alla linguistica, a quella disciplica che ha il nome complicato di «linguistica computazionale» e che non è altro che la branca dell’intelligenza artificiale dedicata alla comprensione del linguaggio umano da parte di un computer. Thione chiosa: «Gli americani a scuola non fanno l’analisi logica che, al contrario, finisce per uscire dalle orecchie di qualunque studente italiano, fin dalle elementari». Beh, forse non sarà tutta «colpa» dell’analisi logica. L’inventore di Bing ci si è messo d’impegno. E infatti il genio made in Como rimpiange i suoi inizi: «Mi manca l’adrenalina della start-up, lavorare 23 ore al giorno e dormire sul puf nella sala del ping-pong. È per questo che m’immagino a lanciare qualcosa di nuovo, molto presto». Non dubitiamo.

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