Metti mi piace

28 dic 2008

La crisi spegne gli oligarchi


Salta la festa di Abramovich
Niente party di Capodanno. Il magnate russo dimezza anche i regali



MILANO — Rihanna, quest'anno, dovrà escogitare un nuovo sistema per rimpinguare il suo conto in banca. Perché nel castello (pardon, dacia) del re dell'alluminio non si balla più. E i cinquecentomila dollari sborsati solo 12 mesi fa da Oleg Deripaska per far esibire alla propria festa di San Silvestro la popstar venuta dalle Barbados, regina delle classifiche di tutto il pianeta, sono ormai un lontano ricordo.

Tira vento di crisi tra gli oligarchi di Mosca e sul veglione di Capodanno si addensano nuvole cariche di tempesta. Intendiamoci: niente a che vedere con chi la cinghia, purtroppo, è costretto a tirarla sul serio. Sicché potrà far sorridere il pensiero che la congiuntura negativa dell'economia mondiale possa costringere Abramovich e compagni a rinunciare, tra le altre cose, a quello che sembrava essere diventato il loro passatempo preferito — il concerto privato, per chiudere in bellezza l'anno (e i libri contabili).

Nel 2007, San Silvestro aveva provocato una vera e propria migrazione di stelle del pop e del rock verso le rive della Moscova. Il record dello «spreco» era stato raggiunto da Vladimir Potanin, magnate del nichel e del petrolio, pronto a sborsare sull'unghia e senza battere ciglio 3,5 milioni di dollari per 75 minuti di vocalizzi eseguiti da George Michael. Nel salotto della sua casa di Mosca. Ma tra i nomi transitati per le dimore degli oligarchi russi ci sono pure supergruppi come i Deep Purple e gli Scorpions, dive del calibro di Tina Turner e Jennifer Lopez, e via elencando.
Quest'anno, nelle vie di Oligarkh City — quella Mosca abitata da una trentina di miliardari e trentamila milionari (stando alle «bibbie» Forbes e Fortune), accesa da luminarie che neanche le vetrine «nemiche» di Saks Fifth Avenue, popolata da Rolls Royce in attesa a bordo strada e da vetrine straripanti di oggetti di superlusso — c'è aria di sbaraccamento.

La notizia più ferale è arrivata ieri: Roman Abramovich ha annullato la tradizionale festa di Capodanno, che avrebbe radunato nella sua villa di Aspen, in Colorado, una sessantina di vip provenienti da tutto il mondo. I quali, a quattro giorni dalla serata più attesa dell'anno, si sono visti costretti a trovare un ripiego. Niente di tragico, si capisce; ma sarà una bella sfida, per loro, escogitare qualcosa all'altezza delle aspettative suscitate da un invito del patron del Chelsea. E se il proprietario del Pinons, il ristorante prescelto per il veglione, si dispera, non possono certo dire di star meglio i marinai del mega yacht Pelorus, acquistato nel 2005 dall'imprenditore 42enne: per loro, niente bonus natalizio e salari ridotti. A farne le spese anche familiari e amici di Roman, dato che il budget per i regali è stato — pare — ben più che dimezzato, passando da 3 a meno di un milione di euro (e 200mila se ne sono andati in un collier di diamanti per la fidanzata).

Che ci fosse qualcosa nell'aria, del resto, lo si era intuito già ad ottobre, quando il sito di gossip Life.ru aveva svelato come Abramovich avesse deciso di annullare, causa crisi, le nozze con la top 25enne Dasha Zukova. All'epoca si parlò di un semplice rinvio, «forse a una data vicina a Capodanno»; oggi, la situazione sembra più complicata. Anche perché se i super oligarchi piangono, il resto del Paese non ride: Mosca, è vero, ha vinto per il terzo anno lo scettro di città più ricca del mondo, ma i lavori per la costruzione di Moscow City, il nuovo quartiere degli affari, sono in fase di stallo, e le classiche feste aziendali di fine anno sono diminuite del 25%. Perfino la Duma di Stato, la camera bassa del Parlamento, ha preso atto della situazione e per l'ultima sessione del 2008, a Santo Stefano, ha abolito champagne e caviale. Nella terra dello storione, non è davvero un segnale positivo.

corriere

Nessun commento: