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24 giu 2011

POLEMICHE SULL'INCHIESTA P4, IL PREMIER: «SITUAZIONE NON È DA PAESE CIVILE» Intercettazioni, Berlusconi all'attacco «Non è vita non poter telefonare»

Il Pdl e lo stop alla pubblicazione: «Legge entro agosto». Alfano: «Diffondere le telefonate irrilevanti è reato»

MILANO - «Non è vita non poter alzare il telefono e parlare liberamente e poi vedere le conversazioni sui giornali il giorno dopo, senza che ci sia nulla di penalmente rilevante». Silvio Berlusconi interviene a gamba tesa nel dibattito sulle intercettazioni, riacceso dall'inchiesta sulla P4. Il premier non ha dubbi: «Non è un Paese civile quello in cui non c'è garanzia dell'inviolabilità delle conversazioni telefoniche che poi appaiono sui giornali senza che abbiano un risvolto penale. Su questo credo che possano concordare tutti». Parole che confermano quanto già lasciato intuire dal ministro Franco Frattini, l'intenzione cioè da parte di governo e maggioranza di accelerare sul divieto di pubblicazione delle chiamate.

Angelino Alfano
Angelino Alfano
Prima di Berlusconi il titolare della Farnesina aveva parlato di «una buona legge» da approvare «entro agosto». «Ormai i buoi sono usciti dalla stalla - ha detto il ministro degli Esteri -. Credo però che ci voglia una buona legge, e sarebbe un bell'esempio per il Parlamento che maggioranza e opposizione la concordassero in tempi rapidi visto che c'è una proposta della sinistra depositata, ma non approvata, che ha elementi molto buoni». AncheAngelino Alfano è tornato sulla questione e riferendosi in particolare alle intercettazioni sulla P4 pubblicate in questi giorni ha voluto specificare che «oltre che ad essere sbagliato moralmente è anche un reato da perseguire la pubblicazione delle intercettazioni penalmente irrilevanti». «Nessuno però si fa carico di riparare al torto» mentre anche questo è un «reato da perseguire in base al principio dell'obbligatorietà dell'azione penale», ha aggiunto il Guardasigilli, protagonista giovedì di uno scontro con i pm di Napoli titolari dell'inchiesta su Bisignani.

«AVANTI CON IL DDL» - Ai cronisti che nella conferenza stampa a Palazzo Chigi sulla digitalizzazione gli chiedevano se fosse realistica l'ipotesi di ripescare il ddl Mastella sulle intercettazioni, così da superare l'impasse in proposito degli ultimi anni, Alfano ha risposto che le'esecutivo andrà avanti col disegno di legge su cui le'state scoprsa si era meditato con i finiani. «Noi abbiamo scritto un percorso tre anni fa e non intendiamo fare un decreto legge né orientare la prua in una direzione diversa», ha spiegato il ministro.«NESSUN BAVAGLIO» - Contrario a una legge sulle intercettazioni è il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. «Nessun bavaglio all'informazione e nessun aiuto ai criminali. Le intercettazioni sono uno strumento di indagine indispensabile e i cittadini hanno tutto il diritto di essere informati sulla condotta e sulle malefatte di chi governa», ha detto.

«INDIGNATO DAL CONTENUTO» - E sulle intercettazioni è tornato anche Giovandomenico Lepore, capo della procura di Napoli titolare dell'inchiesta sulla P4. «Una cosa grave e che mi preoccupa è che la gente si sgomenta e si arrabbia per la diffusione delle intercettazioni, ma non per il contenuto delle stesse. Questo è molto grave», ha detto intervenendo a 24 Mattino su Radio 24. «Io vorrei vedere un po' di indignazione per i contenuti - ha aggiunto Lepore - invece si cerca di delegittimare i magistrati dicendo che cerchiamo pubblicità, il che non è vero. I fatti venuti fuori attraverso le intercettazioni non sono solo gossip, che peraltro noi vorremmo evitare, ma la legge ci impone di depositare tutti gli atti, con gli allegati».

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