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18 mar 2011

Rimpasto, Berlusconi media tra i Responsabili

 - «Ma quale inchiesta...». A modo loro, anche il siciliano Saverio Romano e il valtellinese Giulio Tremonti festeggiano i 150 anni dell'unità d'Italia. Certo, nel fitto conciliabolo che va in scena in un angolo del Transatlantico i due non si dilungano troppo su Mazzini o Garibaldi, visto che il tema del faccia a faccia non può che essere il rimpasto. Con il presidente del Pid che torna su quelle vicissitudini giudiziarie per le quali il Quirinale avrebbe chiesto ancora qualche giorno di tempo in attesa che si faccia chiarezza. Il titolare dell'Economia ascolta a lungo ma nelle rassicurazioni non va oltre un «non preoccuparti che si risolverà tutto».

Romano, che da giorni ha ritirato dalla tintoria il vestito buono per giurare come ministro dell'Agricoltura, in verità qualche pensiero ce l'ha. Perché da buon democristiano sa bene che in partite come questa restare esposti troppo a lungo senza andare all'incasso può essere fatale. Al di là dello stop arrivato dal Colle, infatti, su di lui aleggiano anche le insofferenze di alcuni Responsabili che non vedono di buon occhio il fatto che vada a ricoprire una poltrona così pesante e, magari, che lo faccia prima e non contestualmente alla nomina dei sottosegretari. Nonostante le rassicurazioni di Silvio Berlusconi - che continua a parlare di rimpasto in un'unica tranche - l'ipotesi di un doppio giro è infatti ancora la più probabile. Così, ci sta che dopo un breve incontro con il Cavaliere Francesco Pionati dica chiaro e tondo che «tra i Responsabili non ci sono primus inter pares né tantomeno predestinati divini o ruoli precostituiti per qualcuno». Traduzione: vada per Romano all'Agricoltura ma insieme agli altri Responsabili in attesa di essere «promossi» sottosegretari. Anche se ora sembra affacciarsi un altro ostacolo visto che Giancarlo Galan avrebbe iniziato a fare una certa resistenza sul suo trasloco dall'Agricoltura alla Cultura. Per sicurezza, però, deve aver pensato fosse bene mettersi avanti con il lavoro e non le ha mandate a dire al titolare dell'Economia: «Sui tagli alla Cultura decide il Consiglio dei ministri, non Tremonti».

Il presidente del Pid, poi, pare non abbia troppo gradito l'uscita del premier sull'Udc, visto che mercoledì sera durante l'ufficio di presidenza del Pdl Berlusconi ha buttato lì l'ipotesi di «riagganciare» Pier Ferdinando Casini, magari offrendogli anche la candidatura a premier alle prossime elezioni. Ipotesi - per il momento tutt'altro che concreta - che certamente non fa la gioia dei tanti fuoriusciti dall'Udc, da Pionati allo stesso Romano. Che infatti non ci gira intorno: «Se fossi favorevole all'eutanasia, e non lo sono, vorrei comunque decidere io come morire».

Nel giorno delle celebrazioni dei 150 anni, insomma, Berlusconi non riesce a mettere da parte le beghe interne alla maggioranza. Parla al telefono con Romano, incontra Pionati e vede uno alla volta molti ministri, da Angelino Alfano a Franco Frattini passando per Roberto Maroni. E cerca di mediare nonostante anche il suo umore non sia dei migliori visto che le contestazioni davvero non se le aspettava. «Almeno oggi se le potevano risparmiare», dice ai parlamentari al termine delle celebrazioni a Montecitorio. Senza contare che sul tavolo c'è anche la delicata crisi in Libia con tanto di possibile intervento militare. Argomento che potrebbe essere trattato già domani in un vertice a Parigi tra Ue, Unione Africana e Lega Araba al quale - se fosse confermato - parteciperebbe anche Berlusconi.

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