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7 dic 2010

Pechino vuole mantenere le promesse: nel fine settimana arriva la stretta monetaria




Adesso la Cina non vuole più rimandare l'appuntamento con i tassi. Sono lontane le avvisaglie della crisi del debito che scuotono l'Europa a Pechino, ma anche qui all'ombra di piazza Tien' anmen il momento è delicato. Gli investitori guardano con apprensione alle mosse che il Paese si appresta di compiere nell'ambito della politica monetaria. Ormai è quasi dato per scontato che Pechino deciderà una nuova stretta del costo del denaro nei prossimi giorni. Lo farà per rimarcare l'impegno del governo a imbrigliare l'inflazione.


Pechino potrebbe alzare i tassi di interesse, addirittura prima di lunedì. A lanciare la notizia bomba, che ha immediatamente fatto il giro del mondo, è stato il quotidiano China Securities Journal. Secondo il giornale, che non cita fonti, la Banca centrale cinese avrebbe preso la consuetudine di alzare i tassi immediatamente prima della diffusione dei dati sui prezzi al consumo, in agenda lunedì.  Per questo, molto probabilmente le autorità di politica monetaria del Dragone potrebbero riunirsi nel fine settimana anche per parlare delle mosse del prossimo anno.


Un rialzo dei tassi sarebbe la concreta traduzione di quanto annunciato da Pechino nei giorni scorsi, vale a dire l'abbandono di una posizione "adeguatamente espansiva" nella politica monetaria in favore di una più "prudente" conduzione. Una mossa in tal senso è attesa da tempo e non sarebbe quindi una sorpresa: praticamente tutti gli economisti scommettono ormai da mesi che la Cina stringerà la cinghia prima che si chiuda il 2010. 


Del resto non c'è tempo da perdere: l'economia cinese è sempre più infuocata, e secondo il China Securities Journal i prezzi al consumo dovrebbero impennare ancora dopo il +4,4% (massimi di due anni) di ottobre. L'indiscrezione ha condizionato la seduta sulla Borsa di Tokyo che stamattina ha terminato gli scambi in calo dello 0,26%, scontando l'incertezza di Wall Street, la risalita dello yen sul dollaro e i timori che la Banca centrale cinese possa appunto aumentare i tassi d'interesse nel weekend per disinnescare un surriscaldamento dell'economia.


L'indice Nikkei si è attestato a 10.141,10 punti. Anche le altre piazze azionarie asiatiche, come Shanghai e Hong Kong, hanno pagato pegno per la sorpresa del China Securities Journal che in prima pagina ha lanciato l'ipotesi d'imminente stretta monetaria da parte di Pechino. Uno scenario, con le incertezze tutte da risolvere sul nodo di Eurolandia e della moneta unica, che ha favorito a Tokyo le prese di beneficio, sia pure contenute, in considerazione del fatto che il Nikkei, solo a novembre, ha messo a segno un rialzo dell'8%.

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