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7 dic 2010

Il doppio no tedesco frena l'Europa su fondo e Eurobond

Merkel respinge la proposta di raddoppiare il piano salva Stati
Respinte anche le emissioni proposte da Juncker e Tremonti
MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
L'Europa insegue una soluzione per ridare equilibrio all'euro e, al solito, si scontra con i «nein, nein» di Berlino. I ministri economici dell'Eurozona, riuniti ieri pomeriggio a Bruxelles, hanno trovato sul tavolo la proposta con cui il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker e il titolare del Tesoro Giulio Tremonti suggeriscono di «lanciare gli E-Bond per porre fine alla crisi». E-bond ovvero Eurobond, titoli del debito collocati attraverso un'apposita Agenzia, prosecuzione del giovane fondo anticrac, l'European Financial Stability Facility (Efsf). Una soluzione, secondo molti. «I Trattati non lo consentono», secondo la cancelliera Merkel. Il è come dire «nein, nein». E' un problema di soldi e credibilità. Dopo aver salvato l'Irlanda, e nell'attesa di consolidare le regole del governo dell'economia che bilanci la moneta unica, l'attenzione è focalizzata su come creare un solido muro di capitale che rende inattaccabile l'eurozona. Nel fine settimana la presidenza belga e il Fmi ha fatto circolare l'ipotesi di raddoppiare la dotazione dell'Efsf, da 750 a 1500 miliardi, soldi che garantirebbero eventuali interventi a favore degli stati che fatichino ad approvvigionarsi sul mercato e rischino la bancarotta. Puntale è arrivato il «nein». «Al momento - ha detto Frau Merkel - non c'é necessità di ampliare il Fondo». Secondo tentativo respinto. 

Questo non vuol dire che a Bruxelles si demorda. La mossa di Juncker e Tremonti è un tassello rilevante nel puzzle di interventi che si va componendo in vista del vertice Ue de 16 dicembre, momento in cui i leader caleranno le carte da giocare per spazzar via ogni dubbio sul futuro della loro integrazione monetaria. Emessi dall'Agenzia europea del debito che potrebbe essere operativa entro l'anno, gli E-bond sancirebbero «l'irreversibilità dell'euro» e invierebbero un messaggio di impegno a sostegno dell'euro. Secondo l'insolito duo, i bond dovrebbero puntare gradualmente a rappresentare il 40% del debito lordo dell'Ue e dei singoli stati membri, permettendo ai paesi dell'Eurozona di finanziarsi con un ombrello comune. Prenderebbe così forma una strategia di uscita dalla crisi, secondo i suoi fautori composta e convincente. La macchina degli eurobond, spiegano a Bruxelles, potrebbe essere lanciata subito e considerata uno strumento a medio termine. 

In tale prospettiva, sarebbe possibile aumentare l'operatività dell'Efsf e coprire le spalle alla Bce, che la scorsa settimana ha acquistato titoli di stato per 1,9 miliardi. Il gioco delle due istituzioni potrebbe essere agevolato dalla prospettiva della Agenzia del debito a cui, alla lunga, l'attività finirebbe per fare capo. Il ministro austriaco, Josef Proell, si è detto «molto molto contrario». «Idea attraente dal punto di vista intellettuale - ha aggiunto il commissario all'economia, Olli Rehn, poco entusiasta - ma se ne discute da tempo». Il tedesco Wolfgang Schäuble sostiene che gli eurobond richiederebbero «cambiamenti fondamentali nei trattati europei». Eppure, in un intervista al Financial Times, ha lasciato la porta aperta. Se si chiedesse oggi al Bundestag di esprimersi sulla rinuncia all'autorità di bilancio nazionale, ha argomentato Schauble, «non si otterrebbe un voto positivo». Ma «se voi ci deste qualche mese per lavorarci, e con la speranza che gli altri stati fossero d'accordo, allora vedrei una possibilità». 

Fonti comunitarie riferiscono di manifestazioni di interesse informali per lo schema degli E-bond da grandi banche europee, da Morgan Stanley a Goldman Sachs, passando per la tedesca Commerzbank. «Il problema è Berlino», dicono nei corridoi del Consiglio Ue. Juncker, a tarda sera, ha spiegato che la lettera con Tremonti serve a spiegare che l'eurobond «non è stupido come sembra». La Merkel contro? «Nel 2005 ho proposto il semestre europeo e non mi hanno ascoltato - ha affermato l'ammiccante lussemburghese -. Se n'è riparlato in febbraio, e ancora niente. Poi l'abbiamo approvato e oggi ha molti padri». Probabile che pensasse anche a una madre, nel recitare il suo auspicio per un futuro di concordia. Ma stavolta non lo ha detto.

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