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8 dic 2010

Dimentica di pagare il pesce licenziata dipendente Coop

La donna è uscita dal supermercato in ritardo, dimenticando di pagare il pesce che aveva ordinato ai colleghi. E' stata denunciata per furto e ha perso il lavoro. Il tribunale ha archiviato l'indagine, ora si apre la battaglia legale per la riassunzione

Licenziata e denunciata per aver ordinato 51 euro di pesce nel supermercato nel quale lavorava senza pagarlo, nonostante avesse lasciato in vista il pacchetto a una collega della cassa (avvertita al momento del ritiro) che l'ha lasciata andare con l'involucro raccontando poi tutto ai superiori. E' successo a un'ex dipendente di Coop Adriatica, C.M., che si difende parlando di una dimenticanza legata al fatto di aver lasciato in ritardo il lavoro mentre i figli la aspettavano per essere accompagnati in piscina. La donna, dipendente da 18 anni dell'azienda senza precedenti addebiti disciplinari e indagata - su querela di Coop Adriatica - per furto aggravato, ha ottenuto nei giorni scorsi l'archiviazione dal gip Gabriella Castore, che ha accolto la richiesta del pm Massimiliano Rossi, a cui l'azienda - difesa dall'avvocato Mauro Pacilio - si era opposta. Ora la donna ha anche impugnato il licenziamento.

I fatti risalgono al febbraio scorso, quando C.M. ordina a una collega del reparto pescheria (quello nel quale lavora) una confezione di pesce che viene preparata con lo scontrino temporaneo del prezzo, e poi lasciata dalla donna a una cassa assieme al grembiule di lavoro. La collega della cassa, tornata dopo una breve assenza in postazione, lo nota e ne scorge il contenuto con lo scontrino temporaneo. Sopraggiunta, C.M. Precisa alla collega che la confezione è sua, la ritira e lascia il supermercato. La cassiera avvertirà i superiori, che dopo vari riscontri appurano che il pesce non è stato pagato. L'azienda alla fine di febbraio ravvisa gli estremi per la rottura "irrimediabile del rapporto fiduciario" con la dipendente, che viene subito licenziata e denunciata per furto aggravato. La donna, difesa dagli avvocati stefania sacchetti e federico salerno, spiega che nella concitazione del ritardo ha ritirato l'involucro e lo ha caricato sull'auto (che ha poi lasciato alla madre) per recarsi all'impegno coi figli. Per la difesa- come riportato nell'istanza di archiviazione poi accolta- ce n'è abbastanza per parlare di "dolo della collega cassiera, che pur essendosi accorta che la merce non era stata pagata, invece che richiamare immediatamente c.M. Al pagamento o avvertire, prima dell'allontanamento della donna, il personale addetto alla sicurezza come avrebbe fatto con qualunque altro cliente, ha preferito tacere per poi segnalare l'accaduto successivamente ai superiori". Per i difensori di C.M. Che avevano sentito la cassiera davanti alla polizia giudiziaria, "la cassiera dapprima sostiene una prassi di comportamento diversa tra colleghi e semplici clienti e poi si contraddice sostenendo che non vi è, come logico e attendibile, differenza tra dipendenti e clienti nel pagamento di quanto acquistato".

Il difensore di Coop Adriatica, Mauro Pacilio, nel ricorso contro l'archiviazione chiesta dal pm (motivata col fatto che la donna poteva utilizzare "modalità meno esposte al controllo del personale preposto") si domanda perchè l'indagata non sia stata sentita. "Vi è da chiedersi - scrive Pacilio nell'opposizione al gip - se avesse destato più sospetto un sacchetto con dentro della spesa non prezzato poggiato da qualche parte, a vista di tutti i colleghi del reparto, o un sacchetto prezzato dal quale si potrebbe agilmente desumere che verrà pagato o che sia già stato pagato". Pacilio sospettava che C.M. confidasse di "farla franca" visto il lungo rapporto di colleganza con la cassiera, e chiedeva di riaprire le indagini sentendo il responsabile interno delle procedure di controllo.

Ma il gip Gabriella Castore ha chiuso la partita qualche giorno fa archiviando tutto: avendo destinato il pesce ai suoceri "che evidentemente devono aver ringraziato o in alternativa aver fatto pervenire la somma in ipotesi anticipata per la commissione", si può ipotizzare che la donna "abbia deciso a quel punto di non procedere alla regolarizzazione. Ma ciò costituisce un fatto irrilevante sotto il profilo penale, anche se può incrinare i rapporti fiduciari tra datore di lavoro e dipendente". Tuttavia il gip sottolinea che non risultano precedenti addebiti disciplinari all'ex dipendente di Coop Adriatica e pertanto "non può escludersi che il fatto si sia verificato per una mera dimenticanza".

Nessun'altra indagine, conclude il gip, potrà essere utile, perchè "anche la verifica sulle modalità di acquisto della merce da parte dei dipendenti può configurare un illecito disciplinare, ma non può provare la volontà di impossessamento" (fonte Dire).

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