Lettera a Fini, Casini e Rutelli: mancano le condizioni per la candidatura alle comunali
L'ex sindaco non smentisce la corsa con il terzo polo e il centrodestra reagisce stizzito
"Sono pronto a ricandidarmi a sindaco di Milano". È bastato un titolo forzato dell'agenzia di news radiovideo Cnr News per gettare nel panico il centrodestra e attirare su Gabriele Albertini, autore della presunta dichiarazione, le ire del Pdl, soprattutto, e della Lega.
Il giallo è durato tutta la giornata. A Cnr News Albertini ha dichiarato solo, in realtà, di avere comunicato con una lettera a Fini, Casini e Rutelli la sua decisione in merito alla candidatura. E la decisione sarebbe negativa: "Allo stato non esistono le condizioni per una mia candidatura". Che è poi quanto ha detto in diverse occasioni pubbliche. Bene il progetto neocentrista, ma Albertini non se la sentirebbe di mettersi in gioco.
Il modo un po' ammiccante con cui Albertini avrebbe dato rilievo alla nota inviata ai leader centristi, secondo Cnr, avrebbe giustificato l'interpretazione. Di certo, l'ex sindaco per tutto il giorno si è ben guardato dallo smentire rumors che ingrossavano fino a diventare certezze, in un susseguirsi di reazioni. "Ha l'animo del pokerista", spiega un collega terzista. E intanto piovevano gli strali del centrodestra. Il coordinatore regionale del Pdl, Guido Podestà, per primo dichiarava: "È davvero una delusione. Lo dico con profondissima amarezza. Non me l'aspettavo. A questo punto, Albertini diventa incompatibile con un posto di assoluto rilievo nella commissione affari esteri, la più importante del Parlamento europeo".
E Romano La Russa, coordinatore provinciale: "Soltanto un pazzo potrebbe davvero pensare di poter vincere a Milano contro Letizia Moratti". "Se fosse vero", aggiungeva l'europarlamentare Carlo Fidanza, "quella di Albertini non sarebbe una candidatura per la città ma una candidatura contro la Moratti nei confronti della quale ha sempre covato una malcelata sete di rivalsa personale". Più pacata la Lega. Il presidente del Consiglio regionale, Davide Boni, commentava: "Una caduta di stile". Mentre il deputato europeo Matteo Salvini: "Milano guarda avanti, non al passato. Sono problemi interni a una parte del centrodestra". Alla fine, il dato politico più rilevante sono i nervi scoperti del Pdl, terrorizzato dall'eventualità di un concorrente centrista autorevole per una Moratti in caduta verticale di consensi. Lei, la Moratti, non ha parlato: "Oggi è un giorno di festa, non penso ad altro".
Il plauso di Bruno Tabacci dell'Api "ci ho lavorato mesi, sono molto soddisfatto" e di Manfredi Palmeri di Fli dà la misura dei desideri di due terzi dei centristi (ma non dell'Udc) di veder correre Albertini. Solo Pierluigi Mantini lo ha invitato a "chiarire, perché condivide le ragioni del nuovo polo di centro ma la sua candidatura non è ancora decisa". Se invece Albertini voleva verificare la tenuta dei moderati del Pd, scontenti della vittoria alle primarie di Giuliano Pisapia, ha avuto la sua risposta. "Noi siamo con Pisapia", ha subito replicato Roberto Cornelli del Pd. La boutade albertiniana non rimane però senza conseguenze nel centrosinistra.
Per Stefano Boeri, sconfitto alle primarie da Giuliano Pisapia, è lo spunto per rilanciare l'idea di una lista civica: "Occorre farla per rivolgersi ai moderati. Dobbiamo allargare il consenso sul nostro progetto per la città". Pisapia, destinatario di questo invito, nota che "i milanesi non hanno dimenticato i dieci anni di giunta Albertini, preludio ai guasti gravi della Moratti. Albertini e la Moratti sono in continuità fra loro, la nostra visione dalla città è totalmente alternativa. Da parte mia si rafforza l'impegno per assicurare a Milano un governo più attento allo sviluppo economico e culturale della città e ai bisogni dei cittadini, estenuati dalle promesse continuamente disattese del centrodestra".
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