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18 nov 2010

"Niente governo-bis, fiducia oppure voto"

Napolitano: ci vuole senso di responsabilità, apprezzo la priorità data alla Finanziaria


Le sorti della legislatura si decideranno quindi il 14 dicembre, con il voto contestuale di Camera e Senato sulle due mozioni di sfiducia e di sostegno. Per fare il punto della situazione stamani c'è stato un vertice del partito nella sede del gruppo del Pdl alla Camera. Vi hanno preso parte i capigruppo di Camera e Senato, i coordinatori e diversi ministri (tra i quali Angelino Alfano, Mariastella Gelmini, e Franco Frattini), presente anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

BERLUSCONI, O FIDUCIA O VOTO ANTICIPATO  - O il governo prende la fiducia o si và al voto anticipato. Lo dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti al Quirinale, dove ha preso parte alla cerimonia di premiazione dei nuovi 'Alfieri del Lavoro'. 
"Non credo ci si possa arrivare". Risponde così, il premier Silvio Berlusconi, ai giornalisti che gli chiedono, al Quirinale, se è possibile un Berlusconi-bis come esito della crisi. "Abbiamo bisogno di un governo solido - dice il presidente del Consiglio - e non possiamo contare su chi non garantisce il massimo di lealtà al programma votato dagli elettori". "Se ci sarà la fiducia - aggiunge - andremo avanti a lavorare, se non ci sarà la fiducia andremo al voto".

Domani il Consiglio dei Ministri procederà alla nomina del nuovo presidente della Consob. Lo annuncia il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, parlando con i giornalisti al Quirinale. Alla domanda se il nuovo presidente sarà Giuseppe Vegas, Berlusconi risponde di non poter pronunciarsi ancora sul nome e rinvia alla decisione del Consiglio dei Ministri di domani.

MARONI, LEGA NON DISPONIBILE AD ALTRE MAGGIORANZE  -"La Lega non è disponibile ad entrare in una maggioranza che tradisca il voto degli elettori che hanno mandato al governo noi e il Pdl". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso della registrazione del programma Matrix.
NAPOLITANO, ABBIAMO BISOGNO SENSO DI RESPONSABILITA' - Giorgio Napolitano apprezza la responsabilità dimostrata con la priorità data all'approvazione della Finanziaria e dice che "avremo bisogno di altri segni di questo senso di responsabilità anche nei tempi a venire". Il capo dello Stato fa queste affermazioni al Quirinale durante la cerimonia di premiazione dei nuovi alfieri dei lavoro. E sulla crisi, "nella fase che stiamo attraversando si impone un giusto riserbo", ha aggiunto Napolitano. 
Napolitano esprime poi apprezzamento per lo sforzo compiuto "da tutte le parti sociali senza eccezione" nel concentrarsi sulla necessità di far fronte all'impegno di approvazione della legge di stabilità. "E' un esempio di spirito di condivisione. Avremo bisogno di questo spirito di condivisione anche nei prossimi giorni", sottolinea il presidente della Repubblica.

LA RUSSA, SE NO FIDUCIA, 27/3 DATA PIU'PROBABILE VOTO - "Se non c'é la fiducia al governo la data più probabile per andare a votare è, come dice Bossi, il 27 marzo": così il ministro e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, rispondendo ai giornalisti a Montecitorio.

"Il governo vive, di sicuro fino al 14 dicembre", ha aggiunto La Russa secondo cui "ha ragione Bossi" ipotizzando la data del 27 marzo come la più probabile per tornare alle urne, comunque - ha proseguito - "poi si vedrà". "Tecnicamente i tempi sono quelli, ma è tutto da vedere".

GASPARRI, PDL SERENO E COESO, FIDUCIA O VOTO  - "Abbiamo riportato la crisi in Parlamento, anche se qualcuno la voleva fuori. Faremo questo percorso con grande serenità e coesione". Lo afferma il capogruppo dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, al termine del vertice Pdl di questa mattina. "Attendiamo il giudizio del Parlamento, al quale abbiamo chiesto la fiducia al governo, forti di un mandato elettorale", aggiunge Gasparri. "Questa - aggiunge - è la scadenza. Se così non dovesse essere, è ovvio che noi riteniamo che solo gli elettori sono depositari del potere di scelta. Ma questo - prosegue - è un problema successivo, perché il nostro obiettivo è proseguire l'attività in Parlamento. Chiaro che chi, nel centrodestra, dovesse rimettere in gioco la sinistra perdente con manovre di palazzo, andrebbe incontro al giudizio degli italiani". Quanto al fatto che l'iter individuato partirà dal senato, Gasparri spiega: "Noi avevamo chiesto di andare in Parlamento e, secondo l'articolo 64 della Costituzione, il governo può andare nel ramo del Parlamento che per primo ha indicato, anche secondo un principio dell'alternanza, e l'altra volta la discussione sulla fiducia era iniziata alla Camera".

SI DECIDE IL 14 DICEMBRE - Tra meno di un mese, il 14 dicembre, in un giorno solo si decideranno le sorti della legislatura. Non solo perché ci sarà il voto contestuale di Camera e Senato sulla mozione di sfiducia al governo a Montecitorio e sulla mozione di sostegno a Berlusconi a Palazzo Madama, ma anche perché proprio per quel giorno è atteso il pronunciamento della Corte Costituzione sul legittimo impedimento. Per allora sarà già legge la finanziaria, grazie all'accordo siglato oggi dal Presidente del Senato Renato Schifani e dal Presidente della Camera Gianfranco Fini al termine dell'incontro al Quirinale con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: varare la legge di stabilità entro la prima decade di dicembre, prima di affrontare la crisi. La contestualità del voto il 14 - dopo lo svolgimento al Senato, il 13 mattina, delle annunciate comunicazioni di Silvio Berlusconi e dopo il dibattito del pomeriggio alla Camera sulla mozione di sfiducia presentata da Pd e Idv - ha il primo effetto, secondo il Pdl, di rendere più difficile la strada verso eventuali governi tecnici ( anche se oggi è tornata a circolare con insistenza l'ipotesi di un esecutivo di unità nazionale a guida Mario Draghi). "Era quello che chiedevo", avrebbe commentato con i suoi il Cavaliere. Con in mano la fiducia del Senato, in ogni caso Berlusconi dovrebbe dimettersi se invece fosse sfiduciato a Montecitorio. Ma a quel punto, con due diverse maggioranze nei due rami del Parlamento, chiederebbe al Capo dello Stato di sciogliere la sola Camera o entrambe le Camere per andare al voto in primavera. Tramontata l'ipotesi di un Berlusconi-bis allargato all'Udc, bocciata fin da subito da Pier Ferdinando Casini e definita ormai fuori tempo massimo anche da Fini, resta però sul tavolo ancora un'opzione.

Che il premier, da qui al 14 dicembre, possa ancora riportare dalla sua parte qualche esponente di Fli (oggi é tornato nel Pdl Giuseppe Angeli, deputato finiano 79enne) e quindi avere la fiducia, ancorché di misura, anche alla Camera. E' quella che Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, definisce "la nostra controffensiva di verità, perché chi è passato in Fli ci pensi bene prima di votare la sfiducia al governo". Daniela Santanché convoca infatti una conferenza stampa per rivelare, insieme al ritorno del figliol prodigo Angeli nel Pdl, "diverse telefonate da parte di finiani indisponibili a votare la sfiducia al governo". Almeno cinque, si vocifera, mentre tre sarebbero i futuristi pronti a tornare nel Pdl (Polidori, Consolo e Moffa) dopo la fuga in avanti dei Briguglio e dei Bocchino che ieri, senza essere smentiti da Fini, parlavano già di larghe intese con il Pd in coalizioni elettorali o in esecutivi di unità nazionale. "Fini pagherà i suoi strappi in avanti - dice un esponente dell'inner circle berlusconiano -, alcuni dei suoi si avvicinano a noi e quasi si scusano dei suoi passi, ce l'hanno a morte con i falchi che lo spingono a sempre maggiori rotture. E noi non dobbiamo fare altro ora che favorire questi ripensamenti". I finiani, a loro volta, denunciano una campagna acquisti fatta senza esclusione di mezzi (a partire da quelli economici) per spaventare il maggior numero possibile di esponenti di Fli, anche facendo circolare cifre gonfiate su passaggi in corso.

"Se Berlusconi ci riesce, se comprandosi qualcuno riesce a strappare la fiducia alla Camera di uno o due voti, faccia pure - dice un fedelissimo finiano - E poi vediamo quanto riesce ad andare avanti con una maggioranza così...". Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, intanto, accusa il premier: "Abbiamo visto le date. Il governo si è voluto prendere 15 giorni di troppo traccheggiando e facendo melina sulla legge di stabilità". "Berlusconi faccia un passo indietro, perché le elezioni anticipate sono un ricatto e in questo contesto sarebbero espressione di pura follia", è invece il monito del leader Udc, Pier Ferdinando Casini. "Il governo durerà fino al 27 marzo", esce invece dal coro la Lega. E' questa,infatti, la data utile per portare a casa il federalismo fiscale.

BONAIUTI, PER RISPETTO CAMERE PREMIER A MATRIX 14 SERA - "Considerato che proprio stasera è stata fissata per il 14 dicembre la votazione di fiducia, il presidente Berlusconi, per il rispetto che si deve al Parlamento, ha deciso di parlare prima alle Camere. Per questo motivo è stata spostata alla sera del 14 dicembre la sua partecipazione al programma televisivo Matrix". Lo rende noto il portavoce del presidente del Consiglio, Paolo Bonaiuti.

BERSANI INCALZA GOVERNO, 15 GIORNI DI TROPPO, A CASA 
Tempo scaduto: il Pd suona il gong al governo e, temendo "meline" sulla legge di stabilità, incalza la maggioranza per un iter celere della manovra per poi portare in aula la crisi politica. Un timing che non concede neanche i 15 giorni in più rispetto all'iter deciso al Colle. Ma, tempi a parte, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani non perde la speranza che la spallata al governo preluda ad un governo di transizione "perché il paese ha problemi serissimi", tali da scongiurare elezioni anticipate addirittura da far ipotizzare, in ambienti di opposizione e anche di maggioranza, la necessità di un governo super-tecnico a guida del governatore di Bankitalia Mario Draghi. Le date, concordate tra il Capo dello Stato ed i presidenti di Camera e Senato, non convincono Bersani: "il governo si è preso 15 giorni di troppo, traccheggiando ancora". Ma è vero che questa road map trasformerà la manifestazione dell'11 nella prova di forza per mandare a casa Berlusconi. Un obiettivo che da tempo nel Pd non sentivano così a portata di mano anche se il dopo è ancora tutto da costruire. Ed il consenso dei democratici, come dimostrano i sondaggi e anche le primarie di Milano, non è da star allegri. Nel partito non si fermano le scosse telluriche delle primarie di Milano: Filippo Penati, l'uomo al fianco di Bersani dai tempi della campagna congressuale, lascia e il segretario non fa nulla per fermarlo.

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