Metti mi piace

18 nov 2010

Bocciata l'Italia dei volti nuovi Con la Romania finisce in parità

Il gol di Quagliarella (con deviazione) che regala il pari all'Italia

Un gol di Quagliarella che è una mezza autorete archivia l'amichevole di Klagenfurt con un pareggio che impoverisce la Nazionale. La delusione non sta nell'1-1 raggiunto a fatica contro la Romania, semmai è nel fallimento dei giocatori che dovrebbero costituire l'alternativa e la novità, un pezzo di futuro. Davvero ci potevano risparmiare una partita così, fiutata a ragione da austriaci e italiani che se ne stavano a casa lasciando lo stadio ai tremila romeni trapiantati da queste parti. Nel freddo e nel deserto, il match è stato deprimente, surreale, utile soltanto a chi doveva quadrare i conti con gli sponsor e le televisioni. L'idea di provare una Nazionale completamente nuova era suggestiva e intrigante: del resto quella vecchia, impostata con l'estate, non aveva scatenato l'entusiasmo e se ne poteva fare a meno.

Il piano di Prandelli però è naufragato finché nella ripresa non ha innestato Pirlo, De Rossi, Gilardino, poi Cassani e Quagliarella ed è cambiata un pochino la musica: almeno si sono viste un paio di conclusioni in porta, Gilardino ha realizzato un gol annullato per fuorigioco, Pirlo s'è visto parare una punizione perfetta e infine è giunto il gol da calcio d'angolo. La deviazione di Quagliarella è stata toccata da Marica, l'autore del gol dei romeni, ma la palla probabilmente sarebbe finita in porta. Il ct cercava altri giocatori di qualità, invece i più dotati l'hanno lasciata a casa, sostituendola con la timidezza dell'esordiente: da Aquilani a Diamanti, da Ledesma a Balzaretti non ce n'è stato uno che nel primo tempo abbia interpretato se stesso per come sta giocando nel proprio club.

Diventa difficile giudicare una formazione del genere. Immaginavamo che sarebbe mancata la coralità del gioco, che non si acquisisce con un paio di allenamenti tra gente che prima di lunedì si era incontrata nei corridoi di uno stadio. Aspettavamo almeno il coraggio di mostrarsi, il piglio di chi vuole farsi una strada. Non c'è stato ed è la delusione più forte del pareggio: l'unica consolazione è che non hanno goduto fino in fondo quei due o trecento deficienti che si sono scatenati soprattutto contro Balotelli perché è nero. Chi subisce in qualche modo il razzismo trova sempre qualcuno che giudica inferiore su cui rifarsi.

L'Italia dei quattro esordienti è apparsa subito inadeguata nello spirito. I romeni che perdevano presto Chivu (un altro dell'Inter che si frantuma i muscoli) giocavano come se fosse un match vero, aggredivano ed entravano con durezza. Non hanno campioni però sono tosti e soltanto la loro povertà tecnica impediva che altre azioni si concludessero in porta. La nuova Italia balbettava. Siamo per l'apertura agli oriundi e a chi è nato in Italia da genitori stranieri perché il futuro va in quella direzione. Però se gli oriundi entrano in Nazionale per fare come Amauri a Londra o il Ledesma di ieri, chiudiamo le porte.

L'uomo della Patagonia si muoveva con la scioltezza di un pinguino: dieci metri il raggio d'azione, venti la lunghezza del passaggio. La controfigura del regista della Lazio. In tutti mancava la scintilla del gioco. Santon a vent'anni sembra un ex calciatore; Aquilani non era nè carne nè pesce; la difesa sbandava in blocco e subiva un gol con Balzaretti e Bonucci in sonno; Giuseppe Rossi con la fascia da capitano rimandava alla prossima volta l'esplosione che aspettiamo da tre anni; Diamanti da trequartista incespicava sulla palla. Un disastro inatteso, una mollezza inspiegabile da chi avrebbe dovuto fornire l'entusiasmo. Si salvicchiava Balotelli con la sua finta indolenza: lo picchiavano molto e non reagiva, non riceveva palloni e non protestava, eppure aveva un paio di guizzi, l'ultimo allo scadere del tempo era un numero da solista concluso con un tiro forte che costringeva Pantilimon all'unica parata. Nella ripresa, in cui De Rossi si infortunava all'adduttore, c'era un minimo di organizzazione. Appena un minimo però. Sempre da povera Italia.

Nessun commento: