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8 nov 2010

Le donne (e la crisi) ai tempi di Vanzina "E ci parlano ancora dei film di Natale..."

In "Ti presento un amico" Raoul Bova è un tagliatore di teste alla prese con un poker di signore ben più determinate di lui: "Una commedia romantica lontana dalla volgarità". E sull'attualità Enrico dice: "Dalle ville ad Antigua alla frase di Bossi, avevamo previsto tutto. E basta col disprezzo della politica per il cinema"


ROMA - "In Italia si ragiona per etichette e non c'è cosa più brutta. Prendete noi: siamo considerati sempre quelli del film di Natale, anche se non ne facciamo più da dieci anni. Ancora adesso Neri Parenti (il regista del cinepanettone, ndr) firma autografi a nostro nome... E invece la verità è che gli autori che ripetono se stessi stancano il pubblico, lo allontanano dalle sale". A parlare è Carlo Vanzina, regista - e cosceneggiatore, insieme al fratello Enrico - di Ti presento un amico: storia sentimentale ai tempi della crisi, con Raoul Bova manager incapace di licenziare e pasticcione in amore. Un'opera che è la prova, secondo colui che l'ha diretta, "della possibilità di fare anche qui in Italia commedie romantiche, gentili, sofisticate, senza farsacce e senza spingere sul pedale della volgarità".

Intenzioni lodevoli, almeno sulla carta: realizzare una sorta di Notting Hill in salsa tricolore, come spiegano esplicitamente i realizzatori. Anche se il risultato - proiettato questa mattina per la stampa, da venerdì nelle sale - non convince la platea di cronisti. La storia è quella di Marco (un Bova in ottima forma professionale), dirigente di una multinazionale dei cosmetici, che viene lasciato dalla fidanzata e convocato, dalla Londra in cui risiede, a Milano: non per essere licenziato, come lui teme, ma per prendere servizio nel cap


oluogo lombardo con una promozione a capo, e l'incarico di licenziare una bella fetta di dipendenti. Una missione, questa, inadatta al suo carattere morbido. Che gli procura guai anche sul fronte donne: c'è la collega in carriera (Barbora Bobulova), la gallerista con amore infelice (Kelly Reilly), la ragazzina vittima del fidanzato geloso (Martina Stella), la dipendente dolce (Sarah Ferbelbaum)...

Il film insomma è soprattutto la storia delle vicissitudini sentimentali del suo protagonista: un uomo debole, buono, stretto tra un poker di donne tutte a loro modo più determinate di lui. Mentre il tema della crisi economica, che nella primissima parte della vicenda sembra centrale, viene lasciato sostanzialmente in sospeso: "All'inizio nel nostro copione la crisi non c'era - rivela Enrico Vanzina - poi però è arrivata, e ci siamo resi conto che non potevamo parlare di un manager senza affrontarla. L'abbiamo inserita per dimostrare l'incapacità di un uomo perbene a tagliare le teste". Carlo invece aggiunge che tra i motivi per cui questo aspetto è stato un po' trascurato c'è il fatto che nel frattempo "è uscito Tra le nuvolecon George Clooney, magnifico, che parla proprio di un tagliatore di teste".

Questo riguardo alla pellicola. Poi però, come spesso accade vista la tendenza dei due fratelli cineasti a intercettare i vizi italici, la discussione vira in politica. Soprattutto perché il loro film precedente, La vita è una cosa meravigliosa, con un Berlusconi piacione con le donne, si è poi rivelato profetico: "E' vero - ammette Enrico - lì avevamo parlato di intercettazioni, del premier ad Antigua, tutta roba che poi è venuta fuori... Per non parlare dell'interpretazione di Bossi di S.P.Q.R., ripreso dal nostro omonimo film. Che dire? Che la commedia all'italiana è sempre riuscita ad arrivare cinque minuti prima della realtà: non è dietrologia, è capacità di guardare il Paese".

Altra questione calda: la lotta del mondo del cinema contro i tagli alla cultura, culminata nell'occupazione del red carpet nella serata inaugurale del Festival di Roma. "La crisi nel nostro settore c'è dagli anni Cinquanta - spiega ancora Enrico - la novità di adesso, al di là delle cifre che credo non siano drammatiche, è nell'atteggiamento di disprezzo di un gruppo di politici verso questo mondo: una cosa imperdonabile". E per chi non avesse capito di chi e di cosa stiamo parlando, ecco la precisazione: "Se qualcuno dice che 'la cultura non si mangia', bé, questo è disprezzo". Leggermente diversa, su questo, la posizione di Raoul Bova: "Fermo restando che i finanziamenti ci vogliono, ribadisco quello che ho già detto in un'altra sede, e cioè che i controlli dovrebbero essere più rigorosi".

Poi però, cambiando argomento, l'attore parla del suo futuro: "Ho cercato di crescere professionalmente - spiega - in questi ultimi anni. A volte ci sono ostacoli: e allora meglio fermarsi, non accettare qualsiasi film, studiare. Sperando che arrivino altri ruoli come questo: sempre più nuovi, diversi, complicati. Le sfide mi piacciono". I fratelli Vanzina, invece, li ritroveremo in Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata, che riprende in qualche modo un loro vecchio successo: "Appiamo appena finito di montarlo - conclude Carlo - è un thriller di cui sono molto orgoglioso: come anche di essere, coi miei cinquanta film diretti in carriera, il recordman del cinema italiano. Nemmeno Pupi Avati, che pure è più anziano di me, ne ha fatti tanti...".

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