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8 nov 2010

Lavoro, dobbiamo svegliarci Basta con i «pezzi di carta»

La partita si vince dimenticando le abitudini consolidate

L a gente ha in mente una distinzione fra lavoro manuale e lavoro intellettuale che aveva senso un tempo, quando da un lato c'erano solo operai e contadini analfabeti, e dall'altro intellettuali umanisti. Ma oggi che senso ha dire che un tecnico di impianti elettronici fa un lavoro manuale mentre l'impiegato ne fa uno intellettuale? Il tecnico affronta problemi che costituiscono una vera sfida intellettuale con un sapere che ha acquisito in anni di studio e di lavoro. L'altro spesso fa un'attività di routine che richiede solo di adoperare in modo elementare il computer.

La nostra economia ha un disperato bisogno di tecnici preparati. E non solo nelle tradizionali professioni industriali, ma anche nelle attività di servizio: elettricista, idraulico, giardiniere, esperto di impianti di sicurezza, cuoco e pasticciere, infermiere o tecnico di infissi. Anzi, oggi servirebbe un sapere teorico-pratico anche per fare il semplice commesso: in un negozio di fiori dovrebbe conoscere fiori e piante, in uno di prodotti tessili le fibre e le manifatture, in una libreria i libri che vende e, nel campo dei computer, conoscere i diversi sistemi operativi e saper dare una vera assistenza ai clienti. Invece questi tecnici mancano, le imprese li cercano e non li trovano. Molte famiglie e molti giovani vanno ancora all'università per avere il «pezzo di carta» e sognano un lavoro intellettuale, magari di diventare subito scrittore, avvocato, giornalista, conduttore televisivo. E poi si trovano in diecimila a un concorso per cinque posti da vigile urbano o da impiegato statale.

E la principale causa è proprio la distinzione fra lavoro intellettuale e manuale anche nell'insegnamento. Perché da un lato si fanno corsi universitari astratti senza rapporti con la realtà, dall'altro corsi professionali senza sufficiente base teorica. Mentre occorre una formazione che dia un sapere elevato ma applicato ai problemi concreti. Dove impari studiando e lavorando su casi reali, sotto la guida di bravi maestri e sapendo che devi dare un risultato.

La sfida della concorrenza globale non può essere vinta solo con alchimie economiche. Dobbiamo svegliarci un po' tutti, mettere da parte le fantasie, le abitudini consolidate, guardare in faccia la realtà come abbiamo fatto nel dopoguerra quando, in pochi anni, siamo usciti dalla miseria, come ha fatto la Cina, come sta facendo il Brasile. Ritrovare slancio vitale, ma anche rigore e determinazione.

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