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9 nov 2010

La tentazione dei lumbard: un passo indietro di Silvio


I militanti leghisti in piazza. Ma dopo la crisi affiorano dubbi

Nel partito cresce l'insofferenza
anche tra i dirigenti: i comunicati
tradiscono imbarazzo per la linea

Non occorre essere esperti di politica per capire che il comunicato diffuso ieri dalla Lega («Avanti con l’azione di governo») è troppo banale per essere sincero. Tutto lo stato maggiore leghista si è riunito in via Bellerio, poi è andato ad Arcore a parlare due ore con Berlusconi per ripassare «l’agenda di governo» e decidere di «proseguire con l’azione riformatrice»?

E tutto questo all’indomani dell’annuncio funebre (per il governo) fatto da Fini alla convention di Futuro e Libertà? Andiamo. Non ci crederebbe neanche un bambino. Lo strappo di Fini non permette né a Berlusconi, né alla Lega, di pensare seriamente che tutto possa procedere secondo l’agenda e che la legislatura arrivi a termine. Mancherebbero probabilmente anche i numeri in Parlamento. La consegna del silenzio imposta da Bossi ai suoi colonnelli, e anche le facce tirate viste all’uscita di villa San Martino, sono segni evidenti di un momento difficile. Fini ha posto un problema che richiede immediate contromisure. È chiaro che ieri si è cominciato a ipotizzare una possibile strategia e che la «quadra», per dirla con Bossi, non è ancora stata trovata. Non è un mistero che la Lega voglia risolvere l’impasse andando a elezioni anticipate. Bossi e Maroni lo dicono da quest’estate, cioè da quando Fini aveva annunciato la nascita di un gruppo autonomo alla Camera e al Senato. Zaia l’ha ripetuto anche domenica: «L’unica alternativa è il voto anticipato».

D’accordo. Ma nella Lega si sta cominciando a discutere su come andarci, a queste ormai inevitabili elezioni anticipate. La fedeltà a Berlusconi è fuori discussione. «Silvio è sempre stato leale con noi, non lo tradiremo», continua a dire Bossi. Se ieri sera, nello stringato comunicato di Reguzzoni e Bricolo, si è voluto far sapere che oggi Berlusconi e Bossi andranno insieme in Veneto tra gli alluvionati, è stato proprio per lanciare un segnale a chi si illude che la Lega accetti di far parte di un governo tecnico. L’alleanza con il Cavaliere non si discute. Alle urne con Berlusconi, quindi. Ma nella Lega sta crescendo un dubbio che è figlio di un’insofferenza. Cominciamo da quest’ultima.

L’insofferenza è nei confronti di una situazione che costringe la maggioranza a rinviare tutta una serie di questioni decisive. La spaccatura interna al Pdl, le mozioni di sfiducia a Cosentino e a Caliendo, le infinite discussioni sul lodo Alfano, le polemiche sulla casa di Montecarlo e sulle feste di Arcore, insomma tutto questo è visto dalla lega come una gran perdita di tempo. Il Nord ha già mandato più di un segnale di impazienza: c’è la crisi, le piccole e medie imprese soffrono, le tasse non calano mai e di provvedimenti per favorire la ripresa neanche l’ombra.

Bossi è sincero quando dice che vuole restare fedele a Berlusconi, ma la sua base freme, comincia a chiedersi se con un alleato gravato da così tanti problemi personali si potrà portare a casa ciò che la Lega promette da anni. E il mugugno di tanti militanti ormai è diventato il mugugno anche di tanti dirigenti del partito. E così arriva il dubbio. Se anche rivinciamo le elezioni con un Pdl «depurato» da quei rompiscatole dei finiani, dopo che nel 2008 ci eravamo liberati di quei rompiscatole dell’Udc, riusciremo finalmente a governare? Il dubbio è che i processi, gli scandali veri o presunti, insomma tutto ciò che ruota attorno alla figura di Berlusconi continuerà a paralizzare l’attività di governo e la sospirata «azione riformatrice».

Ed ecco la tentazione che comincia a circolare all’interno della Lega: chiedere a Berlusconi di fare un passo indietro e di non candidarsi a premier alle elezioni anticipate di primavera. Al di là delle smentite che sicuramente arriveranno, sono in molti nella Lega a ritenere che Berlusconi non sia più ripresentabile: nell’interesse della coalizione e anche in quello suo personale. Le battute di Bossi sulla «brutta storia» della minorenne marocchina non sono casuali. Vedremo. Di certo Bossi, che resta un fuoriclasse nel fiutare l’aria che tira, non può non avere almeno il sospetto che la stagione del Cavaliere - fosse anche per stanchezza personale - sia davvero vicina al tramonto.

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