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19 ott 2010

Il «Dito» di Cattelan? «Perfetto per Bologna»


La giunta milanese spaccata sull'opera donata dall'artista. Daverio: «Questa città è più spiritosa»

L'opera di Cattelan

L'opera di Cattelan


I l «dito medio» di Maurizio Cattelan potrebbe alzarsi a Bologna. No, tranquilli, il furbo artista padovano non ce l'ha con la città (e perché poi visto che qua nel '91 ha avuto il suo debutto artistico?), ma tanta è la confusione sotto il cielo milanese, che il critico Philippe Daverio avrebbe auspicato di portare la scultura «incriminata» sotto le Due Torri.

L'OPERA DI CATTELAN - Provocazione verticale tra le altezze che hanno fatto la storia del capoluogo emiliano. Ma vediamo un po' cosa è successo a Milano, dove L.O.V.E., questo il vero nome dell'opera, è esposta fino a domenica in piazza Affari: undici metri di marmo su un piedistallo di travertino che svettano davanti a palazzo Mezzanotte, un artistico «vaffa» alla sede della Borsa. Cattelan si è detto disposto a donarla alla città («Non sarebbe una cattiva idea esporre la statua almeno qualche mese in più, nell'attesa di testare con più calma la disponibilità a tenerla per sempre», ha detto): per l'assessore alla Cultura è un'occasione imperdibile; quello al Decoro Urbano non la vuole; il sindaco Moratti traccheggia, nel dubbio è intervenuto Philippe Daverio: «La statua non disturba più di altre cavolate, va benissimo dov'è, attira l'attenzione su una zona meravigliosa e un po' dimessa. Per altro, se Milano non la vuole, la porto a Bologna». Una provocazione, precisa il critico d'arte, ma neanche tanto, visto che ha aggiunto: «se Milano non ha lo spirito sufficientemente allegro per accettarla, sento che Bologna è più adatta, perché è più spiritosa, i milanesi sono confusi, Bologna invece è pronta al gesto ironico. Cattelan non è un artista, è un grande vetrinista, ma la sua bravura sta nel segnalare ciò che c'è nella vetrina e Bologna ha tanti contesti che meritano di essere segnalati».

LA PROTESTA DI DAVERIO - Sono tanti i luoghi dove Daverio immagina di collocare questo digitus impudicus (come lo chiamavano gli antichi Romani) per attirare l'attenzione di visitatori e non: il Museo Civico Medievale («frequentato solo dai bolognesi»), davanti all'Archiginnasio, per indicare l'importanza della basilica di San Domenico e nei pressi dell'Università («segnale alla sua gloria e argomento di rivitalizzazione, visto che sono su posizioni opposte a quelle del ministro Gelmini»). Secondo il consulente della Fondazione Carisbo la nostra città ha un potenziale comunicativo molto alto e si vede nei giorni di Arte Fiera, quando è al centro dell'arte contemporanea: «potremmo essere strumentalmente provocatori, la scultura potrebbe essere attraente e potremmo allargare le potenzialità di Arte Fiera che so? a quaranta giorni». Allora sarebbe troppo ingombrante per Bologna questo middle finger? Niente affatto, «Libertà. Odio. Vendetta. Eternità» (questo il vero significato dell'acronimo che dà il nome all'opera) sono paradossalmente benvenuti in città. «Concordo al 99 per cento con Daverio, l'uno per cento di incertezza è quella diplomazia che ha portato a negare un elemento sostanziale di Cattelan e cioè il contesto di piazza Affari, è chiaro che la sua riproduzione fotografica avrebbe fatto il giro del mondo in questi tempi di crisi — dice Gianfranco Maraniello, direttore del Mambo — peccato qui manchi il contesto, che è fondamentale per le opere di Cattelan, ma io la vedrei bene nel bistrattato giardino del Cavaticcio, un monumento alla breve storia del Mambo di cui verranno tagliati incarichi e attività dell'80 per cento con questa finanziaria assurda». D'accordo anche la direttrice di Arte Fiera Silvia Evangelisti: «Sarei felicissima se il "Dito" arrivasse qua, Cattelan a Bologna ha studiato ed esposto, sarebbe interessante ricordarlo ai bolognesi che non sanno mai cosa succede e i posti non mancano». Lo hanno alzato tutti, il premier Berlusconi, Morgan, Daniela Santanchè agli studenti, Umberto Bossi a tricolore e cronisti, il dito di Cattelan si alzerebbe bene anche sotto le Due Torri per Achille Bonito Oliva: «Bologna ha un un suo erotismo, è vitale, sa convivere con il proprio corpo e con questo gesto ammiccante di Cattelan, che può integrarsi nel vissuto della città, tutto sommato aperta e liberale».

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