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23 ago 2010

Salta l'accordo per la separazione tra Veronica e il premier Berlusconi

Nuovi contrasti sugli aspetti patrimoniali e sull'usufrutto della residenza di Macherio

Dietrofront sull'accordo per la separazione tra Veronica e il premier
MILANO — Tutto sbagliato, tutto da rifare. L'accordo che in primavera pareva aver aperto la via della separazione consensuale tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario non ha retto alla prova dei fatti. E sebbene non sia chiaro quali siano i fatti nuovi occorsi dal mese di maggio — quando gli avvocati trovarono la difficile quadra davanti al giudice civile Gloria Salvetti — sarebbe stata la stessa Lario a rigettare l'accordo che vedeva le sue aspettative ridimensionarsi da 43 a 7 milioni lordi l'anno, un assegno da 300 mila euro al mese circa, e l'attribuzione in usufrutto a vita di Villa Belvedere, la residenza di Macherio dove la seconda moglie del Cavaliere è vissuta con i suoi tre figli, Barbara Eleonora e Luigi.

In quella casa Veronica vive da vent'anni, dal 1990, l'anno del matrimonio celebrato a Milano dal sindaco Paolo Pillitteri con Bettino Craxi testimone. Le conseguenze della mossa, certamente concertata con l'avvocato Maria Cristina Morelli, risultano piuttosto pesanti. Il giudice avrebbe tolto alla Lario l'usufrutto della villa di Macherio e anche l'importo dell'assegno di mantenimento sarebbe stato rivisto. Contro la decisione ci sarebbe stato l'immediato ricorso della stessa Lario che avrebbe così marcato il fatto di considerare difficilmente (ri)apribile la strada della consensuale, la separazione nella quale il giudice si limita a ratificare degli accordi raggiunti tra le parti. La parola fine al secondo matrimonio del premier (assistito dallo studio di Nicolò Ghedini e in particolare da Ippolita Ghedini, sorella del suo avvocato di fiducia) richiederà dunque la via giudiziale, tempi lunghi e ulteriori tensioni. Alla separazione con addebito la Lario ha puntato sin dall'inizio, in coerenza con le pubbliche accuse rivolte al Cavaliere. Definendosi, insieme ai suoi figli, «vittima» di una situazione non più sostenibile, la moglie del premier aveva denunciato il «ciarpame politico» delle candidate-veline e lo scandalo Noemi. Lo scontro davanti al giudice porterebbe, tra le altre cose, all'utilizzo delle memorie che entrambi i coniugi hanno già prodotto: documenti che rischiano di scatenare nuove bufere e nei quali sono contenute le reciproche accuse di tradimento. Potrebbe poi apparire curioso per una famiglia, come quella Berlusconi, in possesso di un patrimonio immobiliare sconfinato, ma Macherio gioca un ruolo tutt'altro che secondario nella vicenda. Si narra di una battuta al vetriolo pronunciata dallo stesso Berlusconi in consiglio dei ministri all'indomani dell'accordo per la separazione consensuale e dopo aver ceduto le chiavi di Villa Belvedere: «Le scorie nucleari? Le metterei a Macherio».

In carico a lui, che è rimasto comunque il proprietario della residenza di Veronica, sarebbero rimaste le spese di gestione della villa da 78 milioni di euro, il mantenimento ha comportato negli ultimi dieci anni un esborso di 20,4 milioni (700 mila euro solo di arredi) per la controllante, la Dolcedrago in capo per il 99,5% al premier e il restante ai figli del primo matrimonio, Marina e Piersilvio. Tutt'altro che risolta sembra essere anche la questione dell'inserimento dei tre figli della Lario nell'impero Fininvest (del quale hanno intestato il 7,5% circa ciascuno). Di recente, in un'intervista a «Oggi» Berlusconi ha assicurato di essere «un padre giusto ed equanime».

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