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20 ago 2010

I tullianos: alle origini dell’impero dei Tulliani

Gianfranco Fini, 58 anni, con la compagna Elisabetta Tulliani, 38 anni. Dietro di loro, a sinistra, Giancarlo Tulliani, 33 anni

Gianfranco Fini, 58 anni, con la compagna Elisabetta Tulliani, 38 anni. Dietro di loro, a sinistra, Giancarlo Tulliani, 33 anni

Qualcuno li ha già soprannominati i Tullianos, per la compattezza del clan familiare ma anche per le pubblicizzate amicizie italoamericane, in particolare quella con Frank Stella, potente fondatore della Niaf, la fondazione dei nostri connazionali in Usa.

Un sodalizio fissato in un ricordo: alla vigilia della corsa presidenziale del 2000 tra George W. Bush e Al Gore, i Tullianos invitarono a Viterbo per la partita della squadra di casa proprio Stella e consorte, sostenitori del partito repubblicano. Mangiarono da “Nando al pallone” e poi i Tullianos (all’epoca ai vertici della società calcistica) regalarono agli ospiti una sorpresa: in tutta fretta avevano fatto preparare un gigantesco striscione che occupava mezza tribuna in cui si leggeva: “The italian people for Bush for president”. I tifosi rimasero perplessi.
I Tullianos avevano appena svoltato. Infatti, sino al 1998, erano una normalissima famiglia della piccola borghesia romana: papà impiegato con qualche ambizione politica, mamma casalinga, due figli da crescere e fare studiare. L’appartamento, due camere, cucina e salotto, si trovava in viale dei Quattro venti, dove le esclusive ville del Gianicolo lasciano il posto a palazzine più popolari.
Nel 1988 papà Sergio e mamma Francesca, però, hanno un’intuizione e investono sul futuro della figlia Elisabetta iscrivendola a una delle scuole più ben frequentate di Roma, il liceo privato Nazareno in piazza di Spagna. “In realtà nella nostra classe non c’erano figli di personaggi noti o particolarmente ricchi” rammenta Marco Mariotti, ex compagno di classe e ora titolare di un bar in piazza Navona. Ely rimedia e inizia a frequentare la “cumpa” di un compagno di un anno più grande, Alessandro Gaucci, figlio di Big Luciano, all’epoca presidente del Perugia e patron di un impero nel settore delle pulizie con 3.500 dipendenti. Grazie a Gaucci jr, l’adolescente in carriera inizia a frequentare dimore dorate, come il castello di Torre Alfina: “La invitai insieme a un’altra quindicina di amici per il Capodanno del 1990 o 1991″ ricorda Alessandro. “Trascorsero da noi una settimana intera. In quell’occasione le presentai mio padre”. L’uomo che sarebbe diventato, nonostante i 24 anni di differenza, il suo compagno dal 1998 al 2003.

L’incontro con “big” Luciano Gaucci
Grazie a quell’incontro i Tullianos cambiano vita. E iniziano a investire nel mattone, costituendo un patrimonio che vale oggi decine di milioni di euro. Anche se su questo tema tra Gaucci e i Tullianos stanno volando gli stracci. Lui proclama di essere stato il loro bancomat, loro replicano che il gruzzolo è frutto di una vincita al Superenalotto. “E allora tirino fuori bonifici o assegni con cui hanno acquistato terreni e case” li sfida Gaucci: “Con i loro soldi” incalza “hanno ristrutturato solo una casa in via Sardegna”. L’ex patron del Perugia affonda il colpo, sostenuto in questa battaglia dall’avvocato Alessandro Sammarco: “Se la procura di Perugia ritiene illecito il mio patrimonio e lo ha sequestrato, perché non fa la stessa cosa anche con i beni che ho affidato alla mia ex compagna? O almeno perché non le chiede di dimostrare l’origine della sua ricchezza?”.
Dopo la fine della storia con Gaucci, i Tullianos si sono lanciati in altre avventure finanziarie e imprenditoriali. Nel 2008 hanno puntato la Rai (sulla quale esercita un ruolo di riferimento il presidente della Camera Gianfranco Fini, diventato il nuovo compagno di Ely), la madre Francesca Frau ha inaugurato una società londinese di produzione tv, il fratello Giancarlo, senza esperienza nel settore, è riuscito a diventare fornitore della televisione di Stato e ha trasferito la residenza a Monte-Carlo, dove sfreccia in Ferrari, e ha occupato, a insaputa di Fini secondo quanto dichiarato dal presidente della Camera, una casa lasciata in eredità ad An e svenduta a una misteriosa società estera. Ma questa è ormai una storia conosciuta.
Meno note sono le origini e la storia dei Tullianos. Il capofamiglia,Sergio, classe 1943, è l’uomo che ha trasmesso alla figlia la passione per il calcio e la politica. Per esempio lo zio di Ely e fratello di Sergio avrebbe giocato a calcio a buoni livelli. Ma il fuoco della famiglia ardeva per la cosa pubblica. Sergio è impiegato di medio livello (è andato in pensione come A1, confida un sindacalista, il grado più basso tra i funzionari, con davanti sette scalini prima di diventare dirigente) all’ufficio distribuzione rete dell’Enel, alla fine degli anni ‘80 diventa segretario di sezione d’ambiente della Democrazia cristiana (gli avamposti dc sui luoghi di lavoro). A Roma comandano gli andreottiani e Sergio si accoda. Anzi ai familiari della moglie si presenta come “collaboratore” del Divo Giulio. “Io per la verità non me lo ricordo” dichiara Pietro Giubilo, ex sindaco della capitale ed ex segretario del comitato romano della Dc tra il 1988 e il 1992. La sua vita di funzionario al lavoro e nel partito procede senza acuti. Però la passione per la politica gli resta nel sangue e, ai tempi di Gaucci, narrano i ben informati, prova a candidarsi con Forza Italia sia a Viterbo che a Catania (dove il presidentissimo teneva squadra) senza fortuna. E quando Ely diventa la compagna di Fini, dicono, tenta di accreditarsi come consigliori. Che sia vero o meno, di certo è stato avvistato anche recentemente mentre posteggia la sua Bmw nel parcheggio della Camera dei deputati.

Il ruolo di mamma Francesca
Ma chi vuole capire l’essenza dei Tullianos deve conoscere la storia aspra della madre, la signora Francesca Frau, 63 anni, sarda di Bonorva nel Logudoro, la donna che con quel cognome dal suono teutonico ha trasmesso intelligenza e determinazione alla figlia Elisabetta. Le origini sono ancora più umili di quelle del marito. Figlia di secondo letto del fu Leonardo, contadino e pastore, classe 1904, ha perso la mamma (Mariangela Bocchino) da bambina. E per questo, insieme ad alcune cugine di primo grado, è cresciuta in un orfanotrofio gestito dalle suore. Ancora minorenne si è trasferita a Roma per fare l’aiuto infermiera in istituti gestiti da religiose. In Sardegna ha lasciato due fratellastri: Giovannantonio, ex carabiniere, e Pietro, con un passato da emigrante in Germania. Quest’ultimo, assistito dai servizi sociali per problemi psichici, è mancato un paio d’anni fa. Viveva in una casupola fatiscente, l’unica eredità di Frau. “Ai funerali non è venuta perché era molto impegnata” fa sapere Maddalena, cugina settantenne lucida e dalla battuta pronta. “Da molto tempo al telefono, a noi parenti, risponde solo il marito Sergio”. Francesca ha anche una sorellastra, Vittoria, che vive a Milano, e un’altra cugina suora che ha trascorso quattro lustri in Vaticano, anche se le due donne si sono incrociate raramente. Dell’improvvisa ricchezza dei Tullianos il parentado ha saputo solo dai giornali: “Quando siamo andati a trovarli a Roma vivevano in una casa normale, erano gente umile come noi, per le vacanze affittavano un bungalow a Baja Sardinia” conclude la parente di Bonorva.
“La mente della famiglia è Francesca Frau” conferma da Santo Domingo Gaucci senior. Ai tempi della relazione con Elisabetta per capire l’organigramma familiare bastava studiare la disposizione in auto: al volante Sergio Tulliani, di fianco Big Luciano, dietro Elisabetta e Francesca, la regina madre. “Un giorno la signora si lamentò perché giravamo troppo in macchina per passare in rassegna le mie proprietà” ricorda Gaucci. “Mi disse che non era il caso di viaggiare tanto con la sua auto. Le risposi: ‘Sarà tua quando te la compri’”. Il figlio di Gaucci, Riccardo, aggiunge: “In un’altra occasione chiese il licenziamento delle maestranze di Torre Alfina, perché non avevano impedito una nostra festa un po’ rumorosa. Ma quella era casa nostra”.

Le “imprese” di Giancarlo
Enzo Di Maio, ex direttore sportivo della Viterbese, la squadra di Gaucci, affidata a Elisabetta e Giancarlo dal 1998 al 2000, rammenta un altro episodio significativo: “Luciano mi annunciò l’aumento per i successi della squadra. Io ringraziai anche il vicepresidente Giancarlo. Dopo poco mi chiamò Gaucci arrabbiatissimo e mi disse che lo avevo fatto litigare con la suocera che non era stata informata del ritocco alla mia busta paga”. Di Maio è lo stesso che ha causato i primi grattacapi giudiziari a Giancarlo, denunciando il presunto uso del doping per vincere i campionati. Di Maio accusò il cadetto di casa Tulliani di portare le sostanze vietate tutti i venerdì nella sede del ritiro. Fece nomi di laboratori, di medici, di complici. La sua denuncia fece il giro di molti tribunali: nel giugno del 2003 il dirigente venne sentito dall’allora pm torinese Raffaele Guariniello. Di Maio depose diverse volte anche presso la Figc. Ma l’inchiesta fu archiviata. Noie giudiziarie a parte, la vicepresidenza del giovane Giancarlo Tulliani non è passata alla storia societaria per l’oculatezza gestionale. Anche perché il ragazzo non era un ragioniere o un commercialista, ma aveva in tasca la maturità classica. Il rampollo di casa Tulliani sembrava più interessato ad allenarsi con i calciatori, a sgasare con la sua Porsche Carrera e a vestire alla moda che a far di conto. A un dirigente della squadra fece ordinare un paio di jeans direttamente negli Stati Uniti. Neppure l’attuale direttore generale della società, Ferdinando Ciambella, conserva un bel ricordo del giovin signore: “Mi ha cacciato perché difesi una vecchia magazziniera che non gli aveva procurato immediatamente una divisa per allenarsi”. Ma questo non è il solo appunto. “Alla Viterbese giravano decine di milioni e con la sua gestione, mi passi un eufemismo, non fece gli interessi di Gaucci”. Tanto che un altro dirigente spedì al patron una cassetta in cui, sembra, Giancarlo parlasse di conti gonfiati.
In quel periodo, persino i tifosi si lamentarono di non ricevere più l’assegno settimanale che Gaucci era solito staccare per le coreografie. I Tullianos ribaltano le accuse e individuano in chi li attacca gli sperperatori dei soldi di Big Luciano.

Giulio Marini, ex presidente della provincia di Viterbo oltre che parlamentare del Pdl, regala un paio di flashback utili a definire i Tullianos. Nell’estate del 1998 fu invitato da Gaucci per una cena alcastello di Torre Alfina per assistere a una partita del Milan: “Li conobbi quella sera. A tavola separavo i genitori da Gaucci ed Elisabetta. A un certo punto Luciano appoggiò la mano sulla gamba della ragazza. Io, che non sapevo che rapporto ci fosse tra di loro, provai imbarazzo e mi gonfiai come un tacchino per ostacolare la visuale al padre e alla madre, che però non si scomposero per nulla”. Forse perché capirono subito che la generosità di Gaucci era la più lampante delle prove d’amore. “Un giorno arrivai in ritardo di tre-quattro minuti a un appuntamento con Luciano e lui aveva già acquistato in una gioielleria undici milioni di lire d’argenteria per la sua Elisabetta. Se avessi ritardato mezz’ora, probabilmente avrebbe comprato l’intera gioielleria” sorride Marini.
Una generosità che i Tullianos non amavano condividere con nessuno, neppure con l’amico americano di cui andavano tanto fieri: “Un giorno gli diedi un regalo prezioso per ringraziare Frank Stella di una cortesia” sbuffa Gaucci. “È sparito anche quello…”.

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