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25 apr 2010

Ratzinger: "Bene Internet ma rischi se manca la centralità della persona"




Papa Benedetto XVI è intervenuto nel convegno "Testimoni digitali"


La «barca della Chiesa» è pronta a «prendere il largo nel mare digitale», nuovo confine del mondo conosciuto, ma senza alcuna «fiducia acritica» nei nuovi media, e stando ben attenta a contrastare i rischi che può comportare un mezzo «senza volto», in cui la dignità della persona può essere facilmente dimenticata e calpestata. Benedetto XVI, 83 anni da poco compiuti, non ha mai nascosto di preferire al computer carta e penna, ma ha sempre prestato attenzione alle nuove frontiere dell’evangelizzazione, accogliendo con entusiasmo anche l’ultima iniziativa sul tema promossa dai vescovi italiani.

Il Pontefice ha chiuso questa mattina in Vaticano un convegno di tre giorni intitolato "Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale", che ha visto l’intervento dei massimi vertici della Cei e delle competenti autorità vaticane. Organizzato da tempo, l’appuntamento è caduto nel mezzo degli scandali di pedofilia nella Chiesa e di una attenzione mediatica senza precedenti, alla quale l’informazione digitale ha impresso una velocità e un’ampiezza eccezionali. Caratteristiche che la Chiesa intende, da parte sua, sfruttare - ha spiegato il presidente della Cei, card.Angelo Bagnasco - soprattutto per raggiungere «le tante persone che oggi vivono nei deserti del mondo», reali o solo immaginari, e «mostrare agli uomini del nostro tempo, e all’umanità smarrita di oggi - ha aggiunto citando parole del Papa - che Dio è vicino, e che in Cristo tutti ci apparteniamo a vicenda».

Un progetto che non può non coinvolgere una Chiesa messa a dura prova - ha ricordato ancora Bagnasco - dalla «oscurità di Dio» e dallo «svuotamento delle anime». Ma come? «La rete - ha spiegato papa Ratzinger - manifesta una vocazione aperta, tendenzialmente egualitaria e pluralista, ma nel contempo segna un nuovo fossato». Il ’digital dividè, il problema cioè dell’accesso ai nuovi media, «separa gli inclusi dagli esclusi e va ad aggiungersi agli altri divari, che già allontanano le nazioni tra loro e anche al loro interno. Aumentano pure - ha aggiunto - i pericoli di omologazione e di controllo, di relativismo intellettuale e morale, già ben riconoscibili nella flessione dello spirito critico, nella verità ridotta al gioco delle opinioni, nelle molteplici forme di degrado e di umiliazione dell’intimità della persona». Ci sono «dinamiche collettive - avverte il pontefice - che possono farci smarrire la percezione della profondità delle persone e appiattirci sulla loro superficie; quando ciò accade, esse restano corpi senz’anima, oggetti di scambio e di consumo». Miliardi di adolescenti e adulti persi tra siti e social network, di cui la Chiesa è invitata a «riconoscere i volti» e il linguaggio, ma senza riporre «acriticamente» la sua «fiducia» in un mero «strumento della tecnica».

«Senza timori» dunque - ha concluso il Papa - «vogliamo prendere il largo nel mare digitale» ma per abitarlo con «cuore credente», tentando di «dare un’anima» al flusso incessante della rete. Per questo Benedetto XVI raccomanda ai «professionisti della comunicazione» non tanto studi di semiotica e informatica, ma «una solida preparazione teologica e soprattutto una profonda e gioiosa passione per Dio».

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