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25 apr 2010

"Il 25 aprile festa dell'Italia unita"




Appello di Napolitano dalla Scala:
"Usciamo dalle contrapposizioni"

L’unità nazionale come «punto di forza e leva essenziale» attorno alla quale costruire un «grande sforzo collettivo, una comune assunzione di responsabilità» per uscire dalla «spirale di contrapposizioni indiscriminate che blocca il riconoscimento di temi e impegni di più alto interesse nazionale». È il richiamo che Giorgio Napolitano ha lanciato in occasione delle celebrazioni del 65mo anniversario della Liberazione, alla Scala.

In platea ad ascoltare il capo dello Stato il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, oltre ai vice presidenti di Camera e Senato, Vannino Chiti e Rosy Bindi, il sindaco di Milano, Letizia Moratti, il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni e l’ex segretario del Pd, Piero Fassino. «Questa esigenza - ha ammonito Napolitano - non può essere respinta, quello sforzo non può essere rifiutato, come se si trattasse di rimuovere ogni conflitto sociale e politico, di mortificare una naturale dialettica, in particolare, tra forze di maggioranza e d’opposizione». Quella che ha in mente il capo dello Stato è «un’unità nazionale che non contrasta, ma si consolida e arricchisce con il pieno riconoscimento e la concreta promozione delle autonomie». Principio sancito - ha ricordato - nella Costituzione che ha istituito «quelle autonomie regionali e locali di cui si sta rinnovando e accrescendo il ruolo secondo un’ispirazione federalista».

A questo proposito, Napolitano ha riservato qualche stoccata a chi, con battute o dichiarazioni estemporanee, a volte sembra mettere in discussione l’unità del Paese. «Mi si permetta, credo, di ignorare qualche battuta sgangherata che, qua e là, si legge sulla ricorrenza» dei 150 anni dell’unità d’Italia, ha affermato. L’ unità del Paese - ha proseguito - «rappresenta oggi, guardando al futuro, una conquista e un ancoraggio irrinunciabile: non può formare oggetto di irrisione, nè considerarsi un mito obsoleto, un residuo del passato». L’incipit del lungo intervento è stato tutto dedicato a Sandro Pertini. E Napolitano ha avuto momenti di commozione mentre ricordava colui che è stato uno dei suoi predecessori. Un «combattente instancabile», è stato un «onore per l’Italia, un onore per la Repubblica» averlo tra i suoi presidenti, ha commentato, lamentando la mancanza di un memoriale dedicato a Pertini, che pure «è stato presidente amato e popolare». Napolitano ha poi citato un frammenti di brani scritti da Benedetto Croce, filosofo liberale e pensatore non proprio vicino alla sinistra, e, in particolare, il suo richiamo all’«amore per la patria».

Tra le citazioni ha trovato spazio anche un richiamo al discorso - definito «impegnativo» - pronunciato da Silvio Berlusconi il 25 aprile scorso a Onna. Il presidente del Consiglio - ha commentato Napolitano - ricordò «con rispetto "tutti i caduti" senza che questo significhi neutralità e indifferenza». Infine, sul significato della resistenza è stato netto: «Personalmente ho più volte ribadito come non ci si debba chiudere in rappresentazioni idilliache e mitiche della Resistenza e in particolare del movimento partigiano». Napolitano ha fatto una lezione di storia super partes e di pedagogia civile, alla presenza del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha a lungo applaudito insieme a tutto il pubblico in piedi. Il ministro Roberto Calderoli ha apprezzato il richiamo di Napolitano all’unità nazionale, definita irrinunciabile e indissolubile, ma da rafforzare con la promozione delle autonomie con una ispirazione federalista.

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