Carlos Slim (Afp) |
MONOPOLIO - Slim è considerato un vero e proprio «genio della finanza». Infatti, riferiscono le cronache, ogni giorno e fino a notte tarda, studia cifre, grafici e tabelle delle sue imprese. È così che riesce a cogliere l'attimo perfetto per vendere, comprare, accorpare o smembrare aziende. Il corpulento uomo d'affari con il caratteristico doppio mento e i penetranti occhi scuri, difficilmente appare in pubblico. È vedovo ed è padre di sei figli. Tuttavia, nel suo Paese è onnipresente. Possiede di tutto e ha partecipazioni un po' in ogni settore: dai ristoranti ai caselli autostradali, dagli ospedali ai fondi pensione. E poi ancora: sigarette, servizi telefonici, banche, internet. Recentemente ha inaugurato a Città del Messico il Museo Soumaya, costruito in onore dalla moglie di Slim, morta del 1999. Ospita la collezione d'arte privata della famiglia, con 66mila opere è la più grande di tutta l'America Latina. I suoi detrattori lo accusano di essere un uomo con pochi scrupoli. Non ha peli sulla lingua il politologo americano George W. Grayson quando parla del magnate messicano: «Slim è uno di quei pochi gatti grassi che ostacolano la crescita del Messico perchè controllano monopoli e oligopoli».
GENIO DELLA FINANZA - Il 71enne, che con il suo impero realizza ben il 5% dell'intero Pil messicano, è tuttavia ben lontano dalla rovina. Ciò nonostante, l'enorme cifra evidenzia quanti soldi siano stati bruciati nella «settimana nera» delle borse mondiali. A Città del Messico l'indice Ipc ha perso il 6,4%. E le azioni di Slim sono sprofondate: dal 29 luglio scorso sono scese del 9,5 per cento, scrive l'agenzia Bloomberg . Che aggiunge: solamente il gigante della telefonia mobile América Móvil ha perso il 6% del suo valore. Se la borsa ha punito il Re Mida messicano, non ha fatto altrettanto con gli altri due Paperoni, il fondatore di Microsoft Bill Gates e l'«Oracolo di Omaha», il guru degli investitori Warren Buffett, rispettivamente al secondo e al terzo posto della classifica Forbes,
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