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20 apr 2010

Processo Mediaset: stop dei giudici


MILANO - Stop al processo Mediaset. I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Milano hanno trasmesso alla Corte costituzionale gli atti per i diritti televisivi di Mediaset. Il dibattimento è sospeso per tutti gli imputati. Secondo i giudici, la legge del 7 aprile 2010 sul legittimo impedimento continuativo per il premier doveva essere varata con iter costituzionale. Adesso, in attesa della pronuncia della Consulta, è impossibile stralciare la posizione di Silvio Berlusconi da quella dei coimputati per non spezzare l'unitarietà del dibattimento. La connessione tra la posizione dei diversi imputati per il tribunale è evidente.

Molto critico l'avvocato Nicolò Ghedini, uno dei difensori del presidente del Consiglio. Secondo Ghedini, quella sul legittimo impedimento è "una legge dello Stato che i giudici non vogliono applicare". "Il nostro obiettivo è fare il processo e essere assolti - ha detto l'avvocato di Berlusconi - per questo avevamo offerto un calendario concordato. Il processo, comunque, non ricomincerà da capo, nulla del passato verrà perso e la prescrizione è sospesa". Per Ghedini insomma quella dei giudici è una "decisione scontata", soprattutto dopo quella di venerdì scorso, quando le toghe milanesi hanno trasmesso alla Consulta anche gli atti del processo Mills, che vede imputato solo Berlusconi per corruzione in atti giudiziari. Ghedini, oltre a ribadire che "non si vuole applicare una legge" ha aggiunto: "Il mestiere del presidente del Consiglio occupa molto tempo. E qui a Milano i processi non ce li lasciano fare".

Nell'ordinanza con cui inviano gli atti alla Corte costituzionale, i tre magistrati presieduti da Edoardo D'Avossa spiegano che la nuova norma sul legittimo impedimento "stabilisce a priori e in modo vincolante che la titolarità e l'esercizio di funzioni pubbliche costituiscono sempre legittimo impedimento per rilevanti periodi di tempo, prescindendo da qualsiasi valutazione del caso concreto". Questa legge, dunque, "si traduce nella statuizione di una vera e propria prerogativa dei titolari delle cariche pubbliche diretta a tutelarne non già il diritto di difesa nel processo bensì lo status o la funzione". Secondo i giudici quindi la nuova legge potrebbe violare l'articolo 138 della Costituzione che regola la revisione delle leggi costituzionali e pertanto doveva essere approvata seguendo l'iter costituzionale e non, come invece è stato fatto, l'iter ordinario.

"Ne deriva - è scritto ancora nell'ordinanza - che la norma in questione realizza la medesima situazione già analizzata alla Corte Costituzionale nella recente sentenza numero 262/2009 sul cosiddetto Lodo Alfano". La nuova norma sul legittimo impedimento, osserva il tribunale, preclude "ogni possibilità di correlazione tra singola udienza e specifico impegno, il che si traduce nel privare il giudice del potere-dovere di verifica della sussistenza dell'impedimento". Sulla valutazione dei giudici Angelino Alfano però è "sereno". Intervenuto a margine di una visita al salone del mobile, il guardasigilli ha detto: "Noi non la pensiamo in questo modo - ha detto a proposito della valutazione dei giudici sulla necessità di un iter costituzionale - perché abbiamo approvato una legge ordinaria. Il governo attende serenamente il giudizio della corte costituzionale", ha concluso.

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