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3 apr 2010
Il New Yorker sulle "bufale" di Libero
Sul web era già un mito: Tommaso Debenedetti, giornalista del quotidiano berlusconiano “Libero” e il suo scoop taroccato, scoperto poi da Paola Zanuttini sul “Venerdì di Repubblica”. Titolo a quattro colonne e parole di fuoco del grande scrittore americano su Barack Obama. Per il finto intervistatore, Roth avrebbe espresso tutto il suo rammarico per aver votato il primo Presidente afro-americano della storia, perché lo aveva profondamente deluso.
Ovviamente era tutto falso, come nello stile dei Belpietro e dei Feltri. Nessuna intervista era mai avvenuta fra il mitico Debenedetti e Philip Roth. Possibile? Possibile. Ora, un articolo appena uscito sul settimanale americano “The New Yorker” mostra uno scrittore piuttosto stupito. È comprensibile: non conosce il “giornalismo” di casa Berlusconi, per sua fortuna. Judith Thurman spiattella tutta la storia sulla prima pagina del prestigioso settimanale, il più letto fra gli intellettuali americani.
Quando Roth sa della finta intervista, innanzitutto chiede cosa sia “Libero” e poi quasi grida: «Ma io non ho mai detto nulla del genere!», riferendosi alla supposta delusione su Obama. Ed aggiunge: «È assolutamente il contrario di quello che penso. Obama, secondo me, è fantastico».
Il bello è che anche Pierluigi Battista è caduto nella trappola (e la cosa, certo, non stupisce), scrivendo subito uno di quei suoi articolini cerchiobottisti contro la sinistra (la sua vera ossessione senile) che il “Corriere della Sera” pubblica con garrula solerzia.
Ma Roth non la chiude così. Confessa alla Thurman di aver voluto approfondire il caso, cercando chi fosse questo giornalista fantasma. Ed ha scoperto che il fantasma è recidivo. Infatti, aveva pubblicato un’altra intervista con John Grisham – pubblicata da “Il Resto del Carlino”, “La Nazione” e “Il Giorno” – nella quale lo scrittore principe dei thriller avrebbe dichiarato: «La gente è molto arrabbiata con Obama, perché non ha mantenuto alcuna promessa fra le tante annunciate in campagna elettorale». Roth prende contatto con l’agente di Grisham e si scopre l’ulteriore bufala di Debenedetti: nessuna intervista era mai stata concessa a “Libero” e Grisham non si sognerebbe mai di dire quelle parole su Obama (la moglie, Renée, è un’attivista delegata di Hilary Clinton). «La migliore spiegazione che trovo è che un oscuro giornalista free-lance ha voluto attribuire a due famosi scrittori americani sentimenti anti-Obama. Un buon espediente che probabilmente avrebbe potuto far compiere qualche progresso alla sua carriera». Roth ha preso contatto anche con la direzione del quotidiano belpietrista e l’imbarazzo è stato evidente. Debenedetti avrebbe dichiarato che aveva la registrazione dell’intervista ma l’ha persa. Un po’ più di attenzione, diamine!
Grisham pare che abbia preso la cosa con buon umore: “les italiens!”, non si smentiscono mai. D’altronde, giornali come “Libero” in America non esistono e soprattutto non esistono giornalisti come Tommaso Debenedetti.
Il problema è soltanto nostro, costretti a convivere con le centinaia di bufale dei “cronisti” dell’era Berlusconi, esportate anche fuori dagli angusti confini nazionali. I quali, forse, questa cortesia potrebbero farcela: non varcare le Colonne d’Ercole, esercitare soltanto in Italia. Noi li conosciamo e li consideriamo nella giusta maniera. All’estero, no, sono ancora indifesi. E simili figure sarebbe bene nasconderle nel triste oblio casareccio.
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