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13 apr 2010

Condanna a Google: le motivazioni


Una sentenza piccola piccola...

111 pagine per motivare la condanna dei dirigenti Google nel caso Vividown. Molto frastuono mediatico, nessun riferimento alla Direttiva sul commercio elettronico
Roma - Il Giudice Oscar Magi, nelle "considerazioni finali" che ha ritenuto di aggiungere alla "sua" Sentenza data la "grande (ed inaspettata) ricaduta mediatica" scrive, parafrasando Shakespeare: "too much ado about nothing".


Il magistrato lo dice ritenendo che con la propria decisione non abbia "alterato in modo sensibile i parametri valutativi e giurisdizionali che presiedono alla decisione di casi quali quello trattato". Condivido il richiamo a Shakespeare con il quale il Giudice ha scelto di concludere la propria "fatica" ma in un senso sensibilmente diverso: la Sentenza minaccia di produrre uno "scontro tra culture" e rimette in discussione principi di diritto sui quali riposano gran parte delle dinamiche della comunicazione online sulla base di poco più che considerazioni di - peraltro dubbio - buon senso e, in ogni caso, più da buon padre di famiglia e/o da dispensatore di precetti morali che da interprete del diritto.

Ho letto con avidità scientifica e sincera curiosità giuridica le 111 pagine che separano l'intestazione dalla firma del Dr. Magi in calce alla Sentenza, alla ricerca di illuminati ed illuminanti ragionamenti giuridici che giustificassero il verdetto ormai a tutti noto, un verdetto in nome del quale si è scomodata la diplomazia internazionale, si è diviso il mondo politico e si è parlato - più di quanto non accada di norma - di un "Caso Italia" a proposito della libertà di informazione anche in Rete.
Curiosità, avidità e pazienza sono, tuttavia, rimaste frustrate.

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