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5 feb 2010

Il Messico dichiara guerra ai Twitteros

Il governo di Calderon contro i trafficanti di droga

che scambiano informazioni su Twitter

L'home page di Twitter
L'home page di Twitter
MILANO
- Li chiamano Twitteros e per il governo messicano sono l'ultima minaccia alla sicurezza nazionale. Sono gli utenti di Twitter, tra cui - sostengono le autorità - si annidano affiliati alle organizzazioni dedite al traffico di droga, cui il presidente Felipe Calderon ha dichiarato guerra sin dall'inizio del mandato, facendone il suo cavallo di battaglia. Il sospetto è che la piattaforma di microblogging venga utilizzata dai narcotrafficanti per scambiarsi informazioni in tempo reale, gestire i corrieri della droga e lo spaccio delle dosi. E per individuare i bersagli delle loro ritorsioni, come è successo lo scorso dicembre, quando una pioggia di proiettili si è abbattuta sulla casa di un soldato coinvolto in un blitz contro uno dei boss del narcotraffico, rimasto poi ucciso nell'operazione.

I narcotrafficanti si sono vendicati ammazzando la madre e tre parenti del militare messicano. La convinzione degli inquirenti è che l'abitazione sia stata individuata sfruttando le informazioni reperibili sui vari social network, Twitter e Facebook in testa. I signori della droga, insomma, messi alle strette dalla operazioni di polizia e dal pattugliamento militare di città come Tijuana e Ciudad Juarez, avrebbero trovato in Twitter un terreno dove svolgere indisturbati le loro attività criminali. Ecco perché in questi giorni il dibattito politico messicano ruota attorno ad una proposta di legge che prevede una regolamentazione dei contenuti dei messaggi che gli utenti postano sul social network e l'istituzione di una sorta di cyberpolizia in grado di stanare i narcotrafficanti che fanno business online. Un'idea che trova la decisa opposizione dei gruppi a difesa dei diritti civili, preoccupati per una possibile deriva cinese nel controllo della Rete.

In Messico Twitter era finito al centro del dibattito politico già qualche mese fa, quando venne alla luce che la piattaforma di microblogging veniva utilizzata per segnalare le pattuglie della polizia appostate nelle strade per sottoporre i guidatori ai controlli anti-alcol. Alcuni twitteros messicani avevano creato un vero e proprio canale, Anti-Alcoholimetro, che consente di conoscere, ed evitare, le pattuglie della stradale armate di etilometro, pronte a sanzionare chi ha esagerato con tequila e superalcolici. Anche allora qualcuno propose una stretta su Twitter, che alla fine non arrivò, proprio perché il clamore suscitato dal caso Anti-Alcoholimetro scatenò su tutti i media, Internet compreso, una vasta campagna di sensibilizzazione contro la guida in stato di ebbrezza, che indusse l'opinione pubblica a prendere coscienza del problema. Non tutti i tweet, insomma, vengono per nuocere.

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