L'Enel e il corretto utilizzo di Facebook. Regole che possono valere per tutti i navigatori
MILANO - Non ha i colpi di Cristiano Ronaldo, ma il diciottenne Ashley-Paul Robinson è un'ala di belle speranze. Calcare i campi della seconda divisione inglese con la casacca del Crystal Palace, però, non lo entusiasma più di tanto e così il giovane attaccante decide di sostenere un provino con i rivali del Fulham. Nell'attesa, Ashley si confida con gli amici e chiede a tutti di «tenere le dita incrociate». Ma compie un clamoroso autogol: lo scrive su Facebook. Risultato? La notizia rimbalza sul web, il Crystal Palace non gli rinnova il contratto e il provino, alla fine, va pure male.
ALTRI CASI - Una storia emblematica, accaduta un po' di tempo fa. Ma basta una ricerca su Google per rendersi conto che l'incauto utilizzo dei social network può provocare conseguenze molto spiacevoli. Non solo ai calciatori. Qualche titolo pescato qua e là sulla Rete: «Scrive su Facebook: "Il mio lavoro è noioso". Licenziata»; «Dipendenti criticano Virgin Atlantic su Facebook: licenziati»; «Tra gli amici di Facebook 13 criminali: licenziato». Non mancano neppure gli esempi di aziende che hanno deciso di oscurare certi siti per evitare che i lavoratori perdano tempo ad aggiornare il profilo o a condividere video e immagini. E magari a sparlare del capo con amici e colleghi.
LA SFIDA - Guerra aperta contro i social network, dunque? Non esageriamo. Anche perché, spiega Gianluca Comin, direttore Relazioni Esterne di Enel, «il web sociale è un grande strumento di comunicazione, impedirne l'uso vuol dire perdere un'occasione per tutti: capitalizzare il valore operativo e collaborativo che questi siti possono apportare, aiutando i dipendenti a minimizzare le possibili criticità, diventa la vera sfida». E come? Proprio l'Enel, dopo essere sbarcata sui social media con EnelSharing, in questi giorni ha preparato una sorta di "decalogo". Poche, semplici regole per evitare di mettersi nei pasticci con l'azienda. I primi consigli per i propri dipendenti sono di carattere generale: «1) Tenere presente che i dati personali, le informazioni e le immagini contenuti nel profilo utente possono essere copiati e utilizzati per costruire profili personali o per essere ripubblicati altrove. Anche a distanza di tempo. 2) Leggere attentamente le condizioni d'uso e le garanzie di privacy offerte dal sito. 3) Evitare sempre comportamenti che possono risultare lesivi della riservatezza e delle libertà individuali di altri soggetti, delle disposizioni sul diritto di autore o che violino la legge in qualsiasi modo».
RAPPORTO DI LAVORO - La seconda parte del "decalogo" è dedicata più specificamente al rapporto con il datore di lavoro. In pratica, tutto quello che si può scrivere - e confidare - in Rete senza cacciarsi nei guai. A questo proposito, si legge nelle "linee guida sull'utilizzo dei social network", «non devono essere utilizzati contenuti riservati o che possano gettare discredito sull'azienda»; «qualora sia inserito un commento su un qualsiasi aspetto della vita aziendale, è necessario identificarsi come dipendente ed inserire la precisazione che l'opinione espressa è personale»; «nelle discussioni virtuali non devono essere modificati o eliminati gli interventi precedenti espressi da altri soggetti anche se non conformi al vero, ovvero in contrasto con la linea aziendale, ed è necessario comportarsi in modo trasparente qualora siano revisionate in qualsiasi modo informazioni presenti on line»; «non devono essere menzionati nominativi di dipendenti, clienti, partner o fornitori». Chi sgarra, è l'ammonimento, può subire conseguenze «sul piano giuridico per violazione di norme di legge, nonché, ricorrendone i presupposti, anche sul piano disciplinare».
NIENTE INDAGINI - E l'azienda? L'Enel, da parte sua, si impegna a escludere «qualsiasi utilizzo dei social network per verificare o completare le informazioni fornite dai candidati all'assunzione o per qualsiasi indagine sulle idee, preferenze, gusti personali e vita privata dei collaboratori». La promessa, in altre parole, è che nessuno "integrerà" i curriculum del personale utilizzando i vari "aggiornamenti di stato" pubblicati su Facebook.
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