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15 ott 2009

Sindaci under 30, i nostri primi 100 giorni


Tutti cercano di coinvolgere i giovani, qualcuno si confronta con i “grandi”. E a uno chiedono l’autografo



Entusiasti, un po' sognatori e post-ideologici. Quando il Muro di Berlino crollava, loro avevano al massimo dieci anni e i muri, tutt'al più, li costruivano con i mattoncini del Lego. Stiamo parlando dei sindaci under 30 eletti alle scorse elezioni amministrative (6 e 7 giugno). Pochi, solo otto, ma in grado di rappresentare tutta la "meglio gioventù" italiana che prova, al di là degli schieramenti, a farsi spazio sulla scena politica. E se è prematuro tracciare un bilancio a soli quattro mesi dal voto, non è troppo presto per capire che cosa pensano della loro esperienza i primi cittadini più giovani d'Italia.

Il più "anziano" del gruppo è Alessandro Cattaneo, 30 anni (29 il giorno dell'elezione), sindaco di Pavia eletto nelle liste formate dal Pdl con alcune liste civiche e unico tra gli otto ad amministrare un comune capoluogo di provincia. Ha festeggiato la consegna della fascia tricolore e il compleanno lo stesso giorno, il 12 giugno: «Una grande emozione» racconta «ma anche un po' di disorientamento. Io nei quartieri di questa città ci sono cresciuto. La conosco bene, Pavia. È per questo che mi hanno scelto». Per Cattaneo, l'unica chance per i giovani di imporsi in politica è quella di riscoprire un legame forte con la comunità: «Per respingere le accuse di inesperienza, dobbiamo dimostrare di avere una conoscenza perfetta del territorio. E questo paga anche più del pragmatismo e della competenza nei nuovi linguaggi. Noi saremo anche esperti di web e social media, ma intanto il re della comunicazione in Italia è un certo Silvio Berlusconi, che di anni ne ha più di 70. Per stare in contatto con i cittadini, io preferisco andare a lavorare in bici, oppure iscrivermi alla maratona della città. Mi hanno anche dato la pettorina numero 1!».

Pedalare, quindi, e saper correre: ecco alcuni vantaggi dell'essere giovani. La pensa così anche Mauro Alessandri, 28 anni, capo della giunta di Monterotondo (38mila abitanti), alle porte di Roma, candidato del centrosinistra: «Ci vuole un fisico bestiale per fare questo mestiere. Assemblee, riunioni senza megafono, campagne elettorali. Fossi vecchio, non so se ci riuscirei». Secondo lui però, la marcia in più dell'avere meno di trent'anni si coglie nell'approccio diverso alle cose: «I giovani sono meno disillusi, meno carichi di pregiudizi e non ideologici. Qui, alla prima seduta del consiglio, hanno assistito un sacco di ragazzi e sapere che in giunta, oltre a me, c'è un assessore di 23 anni motiva tantissimi alla partecipazione politica. Il risvolto buffo è che alcuni mi chiedono l'autografo».

La sensibilità diversa dei giovani neo-sindaci si misura soprattutto su un tema: l'innovazione. «Oltre che per i singoli» spiega Alessio Mammi, sindaco 29enne di centrosinistra a Scandiano (Reggio Emilia) «non sviluppare le nuove tecnologie può essere un danno per la competitività delle aziende, del territorio. Per esempio, è assurdo che nel 2009 esistano zone non coperte dall'Adsl. Una delle mie prime mosse sarà quella di installare il Wi-fi gratuito in cinque punti della città».

Margherita Pedinelli, sindaco di San Costanzo (PU)
Margherita Pedinelli, sindaco di San Costanzo (PU)
E i social network? «Da sindaco, uso molto Facebook per intercettare le fasce di popolazione che a un consiglio comunale non verrebbero mai» continua Mammi. «Poi è utile per ricevere suggerimenti e segnalazioni». Un altro che non può fare a meno del “libro delle facce” è il sindaco più giovane d’Italia, Jonathan Papamarenghi, 25 anni, a capo del comune di Lugagnano (Piacenza) con una lista di centrodestra. «Facebook è un’ottima vetrina per l’amministrazione» dice Jonathan. «Io però non mi limito ai network: ho creato anche un sito, una mailing list di informazione e una banca dati di contatti per ascoltare meglio la mia gente».

Così, l'obiettivo di tutti è quello di lanciare i comuni, specie i più piccoli, verso la modernità. Ma svecchiamento non significa solo internet. Rosita Femia, 26 anni, prima cittadina di Canolo (900 abitanti, in provincia di Reggio Calabria), eletta in una lista bipartisan, sostiene che l’innovazione passa anche dalla razionalizzazione del settore pubblico. Il suo primo atto da sindaco ha riguardato l’organizzazione del lavoro in municipio: «Ho messo un po’ d’ordine. Per me che arrivo in ufficio prestissimo, gli orari sono importanti. Per il resto provo a lavorare di comune accordo con tutti, anche con l’opposizione. Ma che imbarazzo, a volte, sedere in consiglio di fronte a persone più grandi di me». Nel gruppo c’è un’altra donna. È Margherita Pedinelli, 28 anni, sindaco di San Costanzo (Pesaro-Urbino), candidata dal centrosinistra. Al pari di molti suoi “colleghi”, anche lei è giunta alla carica comunale più alta dopo un’esperienza all’interno del consiglio e della giunta, dove ha ricoperto per cinque anni l’incarico di assessore alla Cultura. Quando le chiediamo se in politica sono i giovani o le donne a trovare più difficoltà di inserimento, lei che rappresenta entrambe le categorie non ha dubbi: «Sono i giovani i più ostacolati» risponde Margherita «anche perché non sono “ex” di nulla. Essere donna invece è un vantaggio, porta con sé un’attenzione più profonda per le piccole cose. Per esempio, celebrare il matrimonio di alcuni amici è stata un’emozione indescrivibile». Non lo ammettono esplicitamente, ma i sindaci “baby” si sentono in competizione con i più anziani. «A priori, un partito di soli giovani non lo voterei. Ma è fondamentale che la nostra generazione si impegni in politica perché i “dinosauri” non sono in grado di capire le nostre esigenze».

Parola di Dante Cattaneo, sindaco 26enne di Ceriano Laghetto, in Brianza, sostenuto da una lista che riunisce Pdl e Lega Nord. È l’unico essersi rifiutato di farsi fotografare da Io donna con la fascia tricolore: «Non mi emoziona» sostiene. «La indosso solo quando è imposto dalla legge». Fascia a parte, Dante si è subito misurato con un argomento spinoso: la costruzione di una centrale turbogas. E la sua concretezza nell’affrontare il problema fa capire che l’ambiente è il tema su cui meglio si nota la differenza che passa tra gli under 30 e i “grandi”: «Ho firmato il diniego alla turbogas, perché l’emergenza ambientale va fronteggiata subito, ora». «Ho investito sull’ambiente anche a costo di perdere consenso» gli fa eco Marzio Molinari, 27 anni, rieletto per il centrosinistra primo cittadino di Varano Borghi (Varese), paesino (di 2.300 abitanti) dove c’è sempre qualcuno che dalle viuzze davanti al municipio urla «Sindacooo, affacciati!». E lui, uno che ha «passato la prima estate da sindaco chiuso in ufficio a studiare leggi e regolamenti», si sporge alla finestra e dà le sue consulenze anche così. Parola di Dante Cattaneo, sindaco 26enne di Ceriano Laghetto, in Brianza, sostenuto da una lista che riunisce Pdl e Lega Nord. È l'unico essersi rifiutato di farsi fotografare da Io donna con la fascia tricolore: «Non mi emoziona» sostiene. «La indosso solo quando è imposto dalla legge». Fascia a parte, Dante si è subito misurato con un argomento spinoso: la costruzione di una centrale turbogas. E la sua concretezza nell'affrontare il problema fa capire che l'ambiente è il tema su cui meglio si nota la differenza che passa tra gli under 30 e i "grandi": «Ho firmato il diniego alla turbogas, perché l’emergenza ambientale va fronteggiata subito, ora».

«Ho investito sull’ambiente anche a costo di perdere consenso» gli fa eco Marzio Molinari, 27 anni, rieletto per il centrosinistra primo cittadino di Varano Borghi (Varese), paesino (di 2.300 abitanti) dove c’è sempre qualcuno che dalle viuzze davanti al municipio urla «Sindacooo, affacciati! ». E lui, uno che ha «passato la prima estate da sindaco chiuso in ufficio a studiare leggi e regolamenti», si sporge alla finestra e dà le sue consulenze anche così.

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