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24 set 2009

Il pauperismo chic del (ricco) Mr. Twitter


Viaggi in autobus e bilocale: la storia su Style



MILANO — Non lavora per soldi ma per passione e vive in un cottage di 80 metri quadrati a Berkeley, sulla baia di San Francisco, dove mangia cibo vegetariano e cura gli animalet­ti feriti raccolti dalla moglie per renderli di nuovo liberi. Il grigio profilo da bravo ragazzo di provincia coincide con quel­lo del baby-milionario Biz Sto­ne, 35 anni, cofondatore di Twitter insieme con gli amici Evan Williams e Jack Dorsey. Sul numero di Style venerdì in edicola, Stone confessa abitudi­ni spartane nonostante il suc­cesso planetario del suo social network, che continua a cresce­re del 2.300 per cento all’anno con internauti come Barack Obama, Gordon Brown, Oprah Winfrey e Britney Spears.

Troppo lusso fa buzzurro, e Biz Stone, ideatore del mezzo di comunicazione più smart del momento, si adegua: non indossa abiti alla moda, non possiede auto lussuose e non sfoggia diplomi da secchione di Stanford. Scappato dall’Uni­versità Statale del Massachu­­setts, si è buttato con Dorsey e Williams (nato in Nebraska da una famiglia di coltivatori di so­ia) nell’affare del secolo. Le lo­ro riunioni si tengono su diva­netti colorati e seggiole a don­dolo, in un open space sulla baia di San Francisco con nuvo­le e uccellini dipinti alle pareti. Accumulare soldi, e soprattut­to spenderli, non è tra i suoi piaceri irrefrenabili: Stone, che fino a ieri andava in azienda in autobus, cede solo al richiamo della pittura e della corsa, sco­perta con un moto improvviso alla Forrest Gump dopo essersi infilato le cuffie dell’iPod. «Io e mia moglie viviamo felici così, modestamente, con i nostri ani­mali », dichiara Stone, che ha in­franto l’austerity solo recente­mente acquistando una Mini Cooper. Né tirchi né votati al martirio: semplicemente segua­ci di quel neo-pauperismo che non vede nulla di male nel farsi risuolare le scarpe anche se l’azienda di famiglia è quotata in Borsa.

Capofila del genere è il fon­datore di Ikea, Ingvar Kamprad — una fortuna personale stima­ta intorno ai 18 miliardi di eu­ro —, essenziale quanto basta da vivere in una villetta svizze­ra arredata con i suoi mobili a basso costo, che ama montarsi da solo. Ricchezza fa rima con ristrettezza anche per l’inglese Mark Constantine, proprieta­rio del colosso cosmetico Lush. L’ex hippy vegetariano, che 30 anni fa ha deciso di investire sui prodotti di bellezza cruelty free (non testati sugli animali), non ha la patente e gira in bici­cletta per le strade di Brighton, dove vive con moglie e figli in una villetta middle class affac­ciata sul mare. Indossa tutti i giorni calzini rigati, ai gessati preferisce le giacche di velluto a fiorelloni e apre i meeting aziendali proiettando le imma­gini delle sue corse sfrenate tra i campi di papaveri. Testimoni inconsapevoli della nuova ten­denza snob, sono anche i giova­ni italiani Federico Grom e Gui­do Martinetti, proprietari della catena di gelaterie artigianali Grom, gruppo che impiega 320 dipendenti e fattura 16 milioni di euro all’anno. «Magari aves­si una casa di 80 metri quadrati come Stone — dice Federico Grom, 35 anni —. Vivo in quel­la da 50 della mia fidanzata e in­vece di comperarmi l’auto nuo­va ho acquistato un trattore: il massimo, adesso, sarebbe tro­vare 30 ettari di terreno per alle­vare la mucche da latte».
corriere

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