Viaggi in autobus e bilocale: la storia su Style
MILANO — Non lavora per soldi ma per passione e vive in un cottage di 80 metri quadrati a Berkeley, sulla baia di San Francisco, dove mangia cibo vegetariano e cura gli animaletti feriti raccolti dalla moglie per renderli di nuovo liberi. Il grigio profilo da bravo ragazzo di provincia coincide con quello del baby-milionario Biz Stone, 35 anni, cofondatore di Twitter insieme con gli amici Evan Williams e Jack Dorsey. Sul numero di Style venerdì in edicola, Stone confessa abitudini spartane nonostante il successo planetario del suo social network, che continua a crescere del 2.300 per cento all’anno con internauti come Barack Obama, Gordon Brown, Oprah Winfrey e Britney Spears.
Troppo lusso fa buzzurro, e Biz Stone, ideatore del mezzo di comunicazione più smart del momento, si adegua: non indossa abiti alla moda, non possiede auto lussuose e non sfoggia diplomi da secchione di Stanford. Scappato dall’Università Statale del Massachusetts, si è buttato con Dorsey e Williams (nato in Nebraska da una famiglia di coltivatori di soia) nell’affare del secolo. Le loro riunioni si tengono su divanetti colorati e seggiole a dondolo, in un open space sulla baia di San Francisco con nuvole e uccellini dipinti alle pareti. Accumulare soldi, e soprattutto spenderli, non è tra i suoi piaceri irrefrenabili: Stone, che fino a ieri andava in azienda in autobus, cede solo al richiamo della pittura e della corsa, scoperta con un moto improvviso alla Forrest Gump dopo essersi infilato le cuffie dell’iPod. «Io e mia moglie viviamo felici così, modestamente, con i nostri animali », dichiara Stone, che ha infranto l’austerity solo recentemente acquistando una Mini Cooper. Né tirchi né votati al martirio: semplicemente seguaci di quel neo-pauperismo che non vede nulla di male nel farsi risuolare le scarpe anche se l’azienda di famiglia è quotata in Borsa.
Capofila del genere è il fondatore di Ikea, Ingvar Kamprad — una fortuna personale stimata intorno ai 18 miliardi di euro —, essenziale quanto basta da vivere in una villetta svizzera arredata con i suoi mobili a basso costo, che ama montarsi da solo. Ricchezza fa rima con ristrettezza anche per l’inglese Mark Constantine, proprietario del colosso cosmetico Lush. L’ex hippy vegetariano, che 30 anni fa ha deciso di investire sui prodotti di bellezza cruelty free (non testati sugli animali), non ha la patente e gira in bicicletta per le strade di Brighton, dove vive con moglie e figli in una villetta middle class affacciata sul mare. Indossa tutti i giorni calzini rigati, ai gessati preferisce le giacche di velluto a fiorelloni e apre i meeting aziendali proiettando le immagini delle sue corse sfrenate tra i campi di papaveri. Testimoni inconsapevoli della nuova tendenza snob, sono anche i giovani italiani Federico Grom e Guido Martinetti, proprietari della catena di gelaterie artigianali Grom, gruppo che impiega 320 dipendenti e fattura 16 milioni di euro all’anno. «Magari avessi una casa di 80 metri quadrati come Stone — dice Federico Grom, 35 anni —. Vivo in quella da 50 della mia fidanzata e invece di comperarmi l’auto nuova ho acquistato un trattore: il massimo, adesso, sarebbe trovare 30 ettari di terreno per allevare la mucche da latte».
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