Così la Deutsche Bank spiava Kirch
Esce a puntate sui giornali il giallo dell’estate in Germania
BERLINO — Un finanziere scomodo, una giovane avvocatessa, una seduttrice brasiliana, le spie. Metteteci anche la più grande banca tedesca e un potentissimo ex re dei media, ed ecco servito il giallo dell’estate. Esce a puntate sui giornali tedeschi e internazionali — la prima puntata, quasi ignorata, in maggio; le grandi rivelazioni in luglio; l’ultimo scoop sul Wall Street Journal ieri.
Dunque, i protagonisti. La banca è, chiaramente, la Deutsche Bank; il magnate dei media, è Leo Kirch (il «Murdoch tedesco»); il finanziere scomodo — un ruolo di primo piano — Michael Bohndorf, amico (?) di Kirch. Piccolo retroscena, per agevolare la lettura: Kirch e la Deutsche Bank sono da anni impegnati in una battaglia legale multimiliardaria. Il magnate, infatti, accusa la Deutsche di aver causato la sua bancarotta, perché nel 2002 l’allora capo dell’istituto mise pubblicamente in dubbio le sue capacità di rifinanziare il debito del proprio impero. Così poi avvenne, ma Kirch è convinto che quelle rivelazioni gli furono fatali. Tutto inizia nel 2006. L’azionista Bohndorf — lingua lunga, bastian contrario — al meeting annuale della banca attacca a testa bassa il neopresidente Clemens Börsig. Il quale, per tutta risposta, chiede al capo delle investor relations d’indagare su Bohndorf: non sarà il cavallo di troia di Kirch? Alcuni dirigenti contattano un investigatore privato, Bernd Bühner. È un ex ufficiale della sicurezza dell’esercito tedesco.
Il detective — così racconta in un report, commissionato in un’indagine interna dalla stessa banca alla società newyorkese Cleary e uscito in luglio (ma sul caso indagano anche la procura di Francoforte, e l’autorità per la privacy) — crea due squadre di spie: team Baleari e team Deutschland. Il primo viene spedito a Ibiza. Un’email dall’interno della banca rivela l’indirizzo della casa di vacanze di Bohndorf. «Vatti a divertire», dice il detective a uno dei suoi agenti. La casa viene messa sotto controllo. Non solo. Bohndorf — sostiene lui stesso in varie interviste — viene abbordato al bar Es Canto da una bellissima «studentessa » brasiliana. «Lei aveva 23 anni, io 66. Mi faceva un sacco di domande strane sul mio lavoro». La storia dura una settimana, quando lei va via, lui le dà 100 euro «per il taxi».
La ragazza non gli lascia nessun indirizzo, né numero di telefono. Solo quando, tre anni dopo, lo spionaggio della Deutsche Bank ai suoi danni diventa pubblico, l’azionista ricollega la «studentessa » e le sue strane domande agli eventi di quell’estate. Intanto, in Germania, entra in funzione il team Deutschland: compito, infiltrare lo studio legale di Leo Kirch. L’occasione si presenta quando Bub, Gaulweiler & Partners offrono sulla Süddeutsche Zeitung un posto da assistente. Si presenta una giovane avvocatessa, passa brillantemente il primo colloquio, poi con Peter Gauweiler — avvocato di Kirch — discute per 2 ore il caso. Le offrono l’assunzione. Il Wall Street Journal sostiene di aver identificato l’avvocatessa spia: si chiama Traudel Schmitt, sposata Blecher. Lei non parla. Con tutto questo materiale, quindi, il 12 settembre 2006, il detective Bühner si presenta dai dirigenti della Deutsche Bank. Si decide di bloccare il team Deutschland, basta spiare gli avvocati. E qui termina il primo round, almeno per ora.
Come finirà? La banca, dieci giorni fa ha chiesto scusa all’azionista spiato, anche se i massimi vertici ne sarebbero stati all’oscuro. In Germania, lo scandalo (legato ad altri casi, meno eclatanti ma colossali nelle dimensioni, che coinvolgono la Deutsche Telekom e la Deutsche Bahn) ha provocato un enorme dibattito pubblico sullo spionaggio industriale, scatenando paragoni con la Gestapo e la Stasi. Si attende la decisione della procura di Francoforte. Sullo sfondo, sempre, l’attesa per la miliardaria sentenza Kirch-Deutsche Bank. Il detective privato Bühner, intanto, conferma la ricostruzione degli eventi: ma il disco del suo computer con tutti i dati non si trova più.
corriere
Nessun commento:
Posta un commento