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24 ago 2009

Far ridere? È uno strumento di potere



L'abilità a far sorridere è uno dei modi attraverso cui si esercita la leadership
Lo sostiene uno studio tedesco.


MILANO – L’umorismo ha un legame strettissimo con il potere e far ridere gli altri è un modo per controllarli: lo afferma una celebre sociolinguista che ha studiato le risate e chi le cause nella loro valenza sociale. Dire le cose scherzando è una strategia comunicativa conosciuta da sempre dagli esseri umani, i quali si appellano al senso dell’umorismo, di volta in volta e a seconda del genere, per tranquillizzare (per esempio il medico con il paziente), per comunicare verità scomode, per sciogliere le tensioni, per instaurare legami, per sfogare le frustrazioni, per sedurre. In tutti i casi l’abilità nello strappare un sorriso è una prerogativa dei leaders, maschi o femmine che siano, e ironia e potere vanno a braccetto.

LO STUDIO - Helga Kotthoff, dell’Università di Friburgo, ha condotto uno studio pubblicato sul Journal of Pragmatics, approfondendo il significato dell’ironia come strumento di controllo sociale e soffermandosi anche sull’uso del senso dell’umorismo nei due sessi e nella storia.

DIFFERENZE DI GENERE – Se è vero che entrambi i sessi fanno ridere per esercitare una supremazia è vero anche che esistono molte diversità di genere nel come si fanno ridere gli altri. Le donne nella cultura occidentale sorridono molto e ridono poco, mentre per gli uomini la risata è più liberatoria. Il sorriso femminile smussa le tensioni e facilita le relazioni, la risata maschile spesso invece libera una certa aggressività. Non stupisce che il movimento femminista abbia influito anche sul senso dell’umorismo, sdoganando la risata femminile da un’etichetta troppo rigida e parificandola sempre più a quella del «sesso forte».
corriere

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