Ricchi per caso - Milionaria per errore della banca -
In Nuova Zelanda coppia di benzinai sparisce dopo un mega incasso. «Capitò anche a me, ho restituito tutto»
Quando una carovana di miliardi si intrufola a sorpresa nel tuo conto corrente, due sono gli umani, anche se non limpidi, desideri. Uno: che non sia stato per errore. E, due, di essere dimenticati all'istante: da tutti, e a cominciare proprio dalla banca. Però. A meno di essere già ospiti fissi delle classifiche di Forbes, è sempre un errore. Uno dei tanti, anche se raramente arrivano a nove zeri.
Quanto all’oblio, nemmeno affogato nel fiume Lete il tuo vicino scorderà che sei stato, anche soltanto per un giorno, miliardario. Nel mio caso sono passati vent’anni, ma se due fidanzati neozelandesi, all’altro capo del mondo, riescono a fuggire col bottino, c'è immancabilmente qualcuno che si ricorda di quando io non l'ho fatto; e per di più sospira sibillino: «Fossi stato io al tuo posto…». Certo che non si fa. Non si svuota il forziere di una banca per filarsela con 10 milioni di dollari. Anche se non è una rapina a mano armata, e a meno che non sia una vincita al Superenalotto. Però. Però se è la banca a sostenere che sono tuoi? È l’unico momento della vita, quando capita in una vita, in cui si vorrebbe estendere il dogma dell'infallibilità dal Santo Padre ai bancari. «Se lo dicono loro, sarà così», hanno accettato la benedizione Leo Gao e la fidanzata Kara Young, la coppia di benzinai dell’Oceania, ricevendo l’esorbitante accredito, in risposta alla modesta richiesta di un mutuo da diecimila dollari alla Westpac Bank.
Certo che era un errore, quell’autostrada di zeri battuta da un computer ubriaco. Però. Però è un fatto che tutti quei denari si sono presentati spontaneamente nelle tasche, ancora virtuali, del correntista. Come se la pompa di benzina di Leo e Kara fosse impazzita e avesse cominciato a distribuire carburante gratis a fiotti. Avrebbero potuto farne una colpa agli automobilisti che se ne fossero approfittati? Così la coppia si è dileguata col malloppo da Rotorua, nell’isola del Nord, a dire il vero più nota per i vapori di zolfo che per le presenze celesti. Certo che sono stati furbi, i due fidanzati. Però. Però ficcarsi in tasca dieci milioni di dollari, per quanto neozelandesi (4 milioni e 600 mila euro), non è come arraffare una mazzetta di banconote dalla cassa di un supermercato. E per il codice penale non è molto diverso. Bonnie & Clyde dell’altro mondo, con il fiato dell’Interpol sul collo, viaggiano pesanti. Sanno che, se verranno acchiappati, non potranno sostenere di aver agito innocentemente.
La legge lo esclude. Certo, potranno guardare dritto negli occhi il poliziotto e domandargli: e tu che avresti fatto al posto nostro? Tutti pensano di saperlo. Tutti quelli che non ci si sono trovati davvero. Vent'anni fa esatti, una banca di Milano depositò distrattamente sul mio conto corrente 15 miliardi, di lire, ma dell'epoca. Certo che erano lì soltanto di passaggio. Se ne sarebbero andati come erano venuti, assieme agli interessi maturati. Anche se non c'era chi non avesse una soluzione tecnica o un alibi morale per incassare il poker servito. Certo, sarebbe stato un colpo di adrenalina. Però anche segnalare telefonicamente alla banca, con lieve insofferenza nella voce, che «questi quindici miliardi, scusi, ma non mi risultano», regala un istante da Rockefeller. Assieme alla sicurezza di non diventarlo mai. E di aver fatto male, poi, a raccontarlo in giro.
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