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13 mag 2009

Ancora Madoff


L’assistente racconta a Vanity Fair i retroscena della più grande frode della storia
La segretaria svela il Madoff segreto
«Ora con il suo silenzio cerca di proteggere qualcuno»



WASHINGTON - Sapeva essere ge­neroso e volgare. Capace di pagare (non di tasca sua comunque) le cure del figlio di un dipendente e pronto a insultare a sangue segretarie e collabo­ratori. Paludato, naturalmente elegan­te. E incline all’ironia greve, battute e gesti da caserma, manomorta compre­sa. Era Jekyll e Hyde. L’uomo di mon­do, stimato e corteggiato da ricchi e fa­mosi. E il maniaco sessuale, l’agenda personale con una lunga lista di mas­saggiatrici, che frequentava anche du­rante le ore del trading. Pochi hanno conosciuto Bernie Ma­doff meglio di Eleanor Squillari, la se­gretaria che gli è stata vicina dal 1984. Se le vittime, in buona parte ebrei, del­la sua ventennale catena di Sant’Anto­nio, una truffa da 65 miliardi di dollari, lo hanno paragonato a Hitler, che co­me lui decimò i loro patrimoni, allora lei è Traudl Junge, l’ultima assistente del capo del nazismo. E come la dattilografa, che ne batté a macchina le ultime volontà nel bunker della cancelleria, seppe solo a guerra finita del­l’Olocausto e dei crimini di guerra, anche Squillari giura di non aver mai avuto il più piccolo sospetto che la faccia­ta rispettabile del suo mago della finanza fosse in realtà un villaggio Potemkin a co­pertura di un’impresa crimi­nale. Tant’è.

Prima scioccata e incredula di fronte all’arresto di Madoff, poi sempre più delusa, ar­rabbiata e decisa a lasciarsi alle spalle «la persona che ammiravo», Squillari ha deciso di dare tutto l’aiuto possibile agli agenti dell’Fbi e di raccontare in un lungo articolo appena uscito su Va­nity Fair la vita quotidiana nel Lipstick Building, il prestigioso edificio di Manhattan dove la Bernard L. Madoff Investment Securities occupava tre pia­ni. Un capo facile alle allusioni sessuali pesanti, quello di Eleanor: «Spesso usciva dal suo bagno, che stava diago­nale rispetto alla mia scrivania, ancora abbottonandosi la patta. Se vedeva che scrollavo la testa in segno di disappro­vazione, mi diceva: 'Dai, lo sai che ti eccita'. Oppure cercava di mettermi una mano sul sedere e commentava: 'Ma lo sai che sei ancora carina?'. Io non l’ho mai preso sul serio. Era il suo modo di essere affettuoso». Bernie era sensibile al fascino femmi­nile, amava flirtare spesso e per questo sua moglie Ruth «lo teneva d’occhio co­me un’aquila». Aveva un debole per i massaggi: «Una volta l’ho trovato men­tre scorreva su una rivista i numeri del­le call girl e verificava le foto. Nella sua agenda, alla M, aveva almeno una doz­zina di telefoni di massaggiatrici. Gli dissi che se l’avesse perduta e qualcu­no l’avesse trovata, avrebbero pensato che fosse un pervertito. Quando preno­tava un massaggio, diceva: 'Vado fuori a passeggiare'. Tornava dopo un’ora, di umore migliore».

E di buon umore Bernie e sua moglie Ruth, una donna ossessionata dalle ap­parenze e abituata a spendere fortune in gioielli, vestiti e interventi di chirur­gia estetica, sembrarono anche la sera del 10 dicembre scorso, alla cena di Na­tale che ogni anno offrivano ai dipen­denti. Mancavano poche ore all’arresto del finanziere e al crollo di quella che un agente dell’Fbi ha definito la loro «Disneyland». Ma Eleanor Squillari sapeva con cer­tezza che «qualcosa non stava funzio­nando » più, nell’universo rarefatto e in apparenza irreprensibile del suo boss. Era da mesi, da quando in settem­bre Wall Street era implosa sotto il pe­so dei titoli tossici, che succedevano co­se strane. Nelle ultime settimane, rac­conta la signora italo-americana, «Ber­nie era fisicamente uno straccio, si mi­surava ossessivamente la pressione, prendeva farmaci per tenerla giù».

Quel giorno poi, una frase detta da Bernie al telefono e riferitale dall’auti­sta, l’aveva colpita particolarmente: «Andy era così nervoso che se l’è quasi fatta addosso». Andrew è uno dei due figli di Madoff, entrambi suoi collabo­ratori: «Aveva saputo ciò che io avrei saputo il giorno dopo: suo padre era un truffatore». Il solo? Eleanor è convinta di no. Cre­de che Madoff, una volta vista la fine avvicinarsi, abbia predisposto con cu­ra l’uscita di scena, arresto compreso. E pensa «non sia umanamente possibi­le » quello che da dicembre continua a ripetere ai federali, cioè di essere l’uni­co responsabile della più grande frode della Storia: «Sta cercando di protegge­re qualcuno».
corriere

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