le donne che vanno «tenute d'occhio» nel mondo
Le prime 50 manager. Nessuna è italiana
La classifica del Wall Street Journal «incorona» 3 cinesi e 2 indiane
MILANO -Cinquanta donne che contano, ma non una italiana. Donne «to watch», perché di potere, perché lasceranno il segno, nelle imprese, nella finanza, nel governo dell’economia. La classifica del Wall Street Journal ogni anno ne sceglie solo 50 nel mondo. Più 10 «da tener d’occhio», in Europa. Per lo più wonder woman americane come la numero uno, Angela Braly, a capo di WellPoint, colosso dell’assicurazione sanitaria privata. In un momento delicato per la sanità a stelle e strisce (dopo il film di Michael Moore «Sicko» che denuncia un sistema di speculazioni e ritardi sulla pelle dei malati) mentre il numero dei «non assicurati» sale a 50 milioni e si intensificano le riforme sanitarie, Angela Braly, per il Wsj, «giocherà un grosso ruolo nel dibattito in corso sulla sanità Usa».
Certi nomi sono gli stessi da anni come Zoe Cruz di Morgan Stanley, una delle donne più potenti di Wall Street o la Ceo di eBay Meg Whitman. La novità sono le etnie: molte boss di origine asiatica (tre cinesi e due indiane), due nere, un’araba e qualche europea (la commissaria dell’Antitrust europeo Neelie Kroes che ha avuto il merito di negoziare con Steve Ballmer la resa di Microsoft; Clara Furse, prima donna a capo della Borsa della City nei suoi 300 anni di storia, e Delphine Arnault Gancia, figlia del patron francese del lusso Bernard Arnault, moglie di Alessandro Vallarino Gancia, erede del vino piemontese e che a 32 anni siede nel consiglio di amministrazione di Lvmh). Di italiane neanche l’ombra, nemmeno nella classifica europea.
Negli anni scorsi avevano sfondato i nomi «che contano» della moda tricolore. Quarantatreesima nella lista 2006 Frida Giannini, direttore creativo di Gucci, l’anno prima era stata la volta di Miuccia Prada mentre Laura Ferro, a capo dell’azienda Biofarmaceutica Gentium, era nella graduatoria europea. Nonostante i volti nuovi in classifica, il Wsj sottolinea come le donne non abbiano fatto grandi passi nella scalata ai vertici: solo il 16,4% ha poteri decisionali nelle 500 aziende più importanti del mondo, un incremento dello 0,7% in 5 anni. Eppure il talento femminile sta dilagando sulle scrivanie delle corporation. E c’è da sperare che chi ce l’ha fatta, invece di fare lo sgambetto, assecondi e faccia crescere le giovani promesse. Per lasciare loro il testimone. È successo in Xerox, a Procter & Gamble. A WellPoint il 50% dei manager è donna. Premiata in Europa la corte femminile del presidente Nikolas Sarkozy: dalministro della Giustizia Rachida Dati a quello della finanza Christine Lagarde.
Antonia Jacchia
20 novembre 2007
corriere
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