Metti mi piace

19 nov 2007

ancora stipendi...e potere d'acquisto




Stipendi, ecco la foto del declino
In 5 anni persi migliaia di euro
Dal 2002 al 2007 la perdita cumulata di un lavoratore è stata di 1.896 euro. Tra le cause: ritardi nel rinnovo dei contratti, scarto tra inflazione programmata ed effettiva, inadeguata redistribuzione della produttività e mancata restituzione del fiscal drag. Tra i più svantaggiati ancora i giovani: tutti sotto i 900 euro. I risultati dell’indagine Ires-Cgil.
di FEDERICO PACE

Gli stipendi non vanno. I prezzi, purtroppo, invece sì. E a rimetterci, lungo questa corsa impari, sono soprattutto impiegati e operai, che negli ultimi anni hanno visto le proprie finanze alleggerirsi di un peso che vale, in un anno, quasi duemila euro. I calcoli sono quelli dell’ultima indagine dell’Ires-Cgil (“I salari dal 2002 al 2007”) presentata oggi a Roma.

Secondo gli autori della ricerca, tra il 2002 e il 2007 chi aveva una retribuzione di fatto pari a 24.890 euro ha subito una perdita complessiva pari a 1.896 euro. Di questi, 1.210 euro sono dovuti alla diversa dinamica tra inflazione e retribuzioni mentre 686 euro sono imputabili alla mancata restituzione del fiscal drag (vedi tabella).

Lo scenario del declino degli stipendi non può lasciare indifferenti. "Serve una nuova politica dei redditi - ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani a margine della presentazione del rapporto - che affronti il problema della crescita bassa, dei salari bassi e della produttivià bassa. E' auspicabile che da gennaio, visto che si parla di riforme, sia elettorali che istituzionali, un capitolo sia dedicato a questo fondamentale tema".

Se si guarda ai nuclei familiari si scopre che le cose sono andate ancora peggio e che, in questi anni, si è assistita ad una divaricazione della forbice tra chi ha più e chi ha meno. “La perdita di potere d’acquisto dei redditi della famiglie di operai e impiegati – dice Agostino Megale, presidente dell’Ires – si contrappone ad una crescita del potere d’acquisto delle famiglie degli imprenditori e dei liberi professionisti. Con le manovre fiscali del centro destra si è registrato un ulteriore allargamento della forbice a sfavore dei bassi redditi”.

In termini di dati si ritrova che il potere d’acquisto dei redditi familiari di imprenditori e liberi professionisti è cresciuto di 11.984 euro mentre quello degli impiegati è diminuito di 3.047 euro e quello degli operai di 2.592 euro.

Oggi, dicono quelli dell'Ires, oltre quattordici milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro al mese e di questi circa 7,3 milioni non superano neppure i mille euro al mese.

Tra gli impiegati generici, solo l'11,9 per cento guadagna più di mille e trecento euro. Il 13,2 sta sotto gli 800 euro, il 15 per cento guadagna meno di mille euro e il 24,9 per cento tra 800 e mille euro. Simili percentuali per gli operai specializzati. Quanto agli impiegati di concetto solo il 24,3 per cento supera i 1.300 euro mensili.

La modesta crescita delle retribuzioni, secondo gli autori dell’indagine, è da imputare allo scarto tra l’inflazione programmata (utilizzata per rinnovare la parte economica dei contratti) e l’inflazione attesa ed effettiva, i ritardi registrati nel rinnovo dei contratti e l’inadeguata retribuzione della produttività attraverso la contrattazione di secondo livello.

Se si guarda poi all'età delle diverse componenti della forza lavoro, si scopre che sono ancora i giovani a portare il peso più gravoso. Tutti ancora sotto i novecento euro al mese. Tutti quasi sulla soglia della povertà. Secondo i dati presentati oggi un apprendista con meno di 24 anni guadagna al mese solo 736,85 euro, un collaboratore occasionale arriva a 768,80 euro mentre un co.co.pro o un co.co.co si deve accontentare di 899 euro.

Dalle rilevazioni Istat, ricordano quelli dell’Ires, si ricava poi l’evidenza che il 13,7 per cento dei giovani (tra 18 e 34 anni) sono poveri. La situazione diventa ancor più gravosa se il giovane vive in coppia con tre o più figli: in questo caso sono poveri il 45,8 per cento.

L'inadeguato incremento retributivo è anche imputabile alla lenta crescita della produttività della nostra economia che dal 1998 al 2007 è cresciuta di poco meno del 3 per cento mentre in Germania si sono registrati valori intonro all'8,5 per cento, nel Regno Unito pari al 20 per cento e negli Usa hanno addirittura toccato punte del 25 per cento.
(mioJob)



Che dire se non... "lo sapevamo!"

Nessun commento: