Competitività, rapporto Wef: Italia 46a, Stati Uniti primi
di Piero Fornara
Nella classifica di quest'anno il nostro Paese,
guadagna qualche posizione, ma non decolla.
Svizzera e Danimarca alle piazze d'onore.
Guadagna qualche posizione, ma non decolla la competitività dell'azienda Italia. Secondo l'ultimo «Global Competitiveness Report», diffuso martedì 31 ottobre a Ginevra dal World Economic Forum (Wef), l'Italia si colloca al 46esimo posto (su 131 Stati) nella classifica mondiale della competitività 2007. Nonostante alcuni buoni voti e la vitalità della comunità imprenditoriale, l'Italia continua a restare indietro rispetto agli altri partner europei.
Gli Stati Uniti si confermano l'economia piùcompetitiva al mondo, grazie a «una combinazione vincente di società molto "sofisticate" e molto innnovative, che operano su mercati molto efficienti». Tutto questo, fa notare il rapporto, affiancato da un eccellente sistema universitario e forti sinergie tra mondo dell'istruizione e del business. Sul quadro da primi della classe, tuttavia, pesano alcune debolezze, in particolare squilibri macroeconomici e «alcuni aspetti dell'ambiente istituzionale». Le istituzioni pubbliche americane si guadagnano «solo» il 35esimo posto nella classifica di 131 Paesi, e la stabilità macroeconomica scende al 75esimo posto.
Gli Usa sono seguiti da Svizzera, Danimarca, Svezia, Germania, Finlandia e Singapore. Il Giappone è ottavo davanti alla Gran Bretagna; la Francia è diciottesima e la Russia è al 58/o posto, penalizzata dal contesto istituzionale e da favoritismi del governo. Cina (34/o) e India (48/o) continuano a essere in testa tra le grandi economie in via di sviluppo. Tutti dall'Africa, infine, i fanalini di coda: Zimbabwe al 129esimo posto, Burundi al 130esimo, chiude il Chad.
Rispetto al 2006 sono stati utilizzati nuovi criteri. «La graduatoria 2007 include anche nuovi Paesi e se si guarda alla posizione dell'Italia rispetto ai Paesi inclusi l'anno scorso, il miglioramento è quindi più significativo», ha spiegato Irene Mia, senior economist al Wef. L'indice usato per la classifica «evidenzia per l'Italia la vitalità della comunità imprenditoriale, il suo grado di sofisticazione, la buona organizzazone dei distretti e una buona capacità di innovazione. Un altro punto molto positivo è anche la "grandezza mercato", elemento che include le esportazioni. L'Italia risulta ottava su 131 economie, è quindi un Paese che esporta e che ha un vantaggio competitivo in molti prodotti», continua l'esperta del Wef. «I problemi dell'Italia rimangono in aspetti più strutturali, quali - precisa - la deludente gestione fiscale che ha portato a uno dei più alti livelli di indebitamento pubblico nel mondo, gli standard di etica pubblica e l'efficienza del governo valutati abbastanza negativamente dalla comunità imprenditoriale italiana» ed i problemi del mercato del lavoro. Buona invece la pagella dell'Italia per il sistema educativo e sanitario.
Componente soggettiva
Il rapporto del Wef è elaborato ogni anno in base a dati statistici pubblici e ai risultati dell'Executive Opinion Survey, un sondaggio presso 11mila manager e imprenditori nei vari Paesi, condotto dal Wef in collaborazione con istituti di ricerca e organizzazioni di imprese. Il «Global Competitiveness Index » si basa su 12 pilastri quali istituzioni, infrastruttura, stabilità macroeconomica, sanità e istruzione primaria, efficienza dei mercati, livello di sofisticazione del mercato finanziario e innovazione. Ma proprio la "percezione" dai business leader di tutto il mondo attribuisce una marcata componente soggettiva alla classifica del Wef ginevrino, per cui è prudente accogliere la graduatoria "con beneficio d'inventario". I cinque Stati che precedono immediamtamente l''Italia sono infatti, nell'ordine dal basso verso l'alto: Lettonia, Sudafrica, Bahrain, Oman e Slovacchia.
Questo articolo ci tira su il morale, non siamo i migliori, ma abbiamo grosse potenzialità.
Sicuramente dobbiamo fare degli interventi drastici e conclusivi sulla spesa e il deficit pubblico!
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