Metti mi piace

2 nov 2007

Nandan Nilekani


Ecco la storia di un uomo che sta facendo la storia, se non dell'umanità sicuramente della sua India e dell'economia di cui il mondo ha più bisogno: "l'information technology". Vediamo tramite il sole 24 ore cosa ci dice un guru:



"
Discepolo di Narayan Murthy, il guru dell'Information Technology indiana che ha creato il fenomeno Bangalore, co-fondatore a 27 anni di Infosys e Ceo dal 2002, a 51 Nandan Nilekani può permettersi di continuare ad avere ambizioni esagerate. «Non so se anche oltraggiose - risponde - ma devo ammettere che il livello di fiducia, di ambizioni e di visioni è davvero incredibile. Oggi come allora ci sono le opportunità perché un ragazzo di 27 anni possa creare un'altra Infosys. In effetti succede: ogni anno».Negli anni 80 gli imprenditori indiani avevano imparato ad adattarsi alle prime, tenui liberalizzazioni; all'inizio dei 90, continuando le riforme, avevano scoperto il mondo col timore di esserne conquistati. «Da un decennio abbiamo imparato a partecipare alla competizione globale: abbiamo capitali e conoscenza per farlo», ricorda Nilekani, che dal 1° gennaio è entrato nel consiglio d'amministrazione di Reuters.
"

Gli ottimisti a volte rischiano di sembrare fastidiosi se non sanno contenere il loro sentimento. Ma come si fa a non esserlo quando nel 2006 le esportazioni del software indiano cresceranno del 33%, rispetto al 25% del 2005 che già era più dell'anno prima, di quello prima ancora e di molti altri anni? Come si fa a non essere ottimisti quando Infosys Technologies, «leggenda della storia della Corporate India», di cui Nandan Nilekani è il Ceo, da 26 trimestri fa risultati superiori alle previsioni: e per 13 è andata meglio del 15 per cento?

«Siamo in un mercato dalle tremende opportunità», si schermisce Nilekani senza tuttavia riuscire a dissimulare il suo ottimismo. In realtà Infosys «fa le cose più in fretta, meglio e più a buon mercato perché siamo riusciti a creare una compagnia su scala». Adil Zainulbhai, il responsabile di McKinsey in India, qualche tempo fa sosteneva che lavorare oggi nel Subcontinente è «come essere in America nei selvaggi giorni del dotcom, quando la gente si svegliava e diceva "posso cambiare il mondo". I chief executives indiani hanno aspirazioni oltraggiose».


E dunque ora è l'India che compra. Ma ogni storia di successo, ogni crescita, porta anche i suoi problemi. Nemmeno i 400mila ingegneri che le università producono ogni anno bastano per soddisfare la richiesta indiana. Solo Icici, la più grande banca privata con due compagnie d'assicurazioni, presto avrà bisogno di 40mila nuovi professionisti. La crescita economica che si sta avvicinando al glorioso 10%, dice che entro la fine di questo decennio l'India dovrà produrre non meno di un milione e 700mila ingegneri; e che nonostante le sue università lavorino praticamente col tutto esaurito, nel 2010 mancherà ancora mezzo milione di laureati.

È un problema d'abbondanza e anche di qualità se Nasscom, l'associazione delle imprese di software e dei servizi, ammonisce che già oggi solo un ingegnere su quattro serve davvero a ciò di cui ha bisogno l'Information technology indiana. «È vero: quella della qualità è una strozzatura della crescita che dobbiamo correggere», ammette Nandan Nilekani. «Ma quello che vedo è un buon problema: intendo un problema legato alla crescita, non a una stagnazione». Infosys ha appena stanziato 300 milioni di dollari per costruire nuovi edifici, sviluppare i corsi e aggiornare i curricula nel suo campus di Mysore, nel Karnataka, dove oggi studiano 4.500 giovani e fra un paio d'anni saranno 13mila.
A luglio, alla festa organizzata nel campus per i 25 anni della prima impresa indiana mai quotata al Nasdaq, il ministro delle Finanze P. Chidambaram sosteneva che «l'Ibm è il passato, Infosys il futuro». «Infy», come la chiamano gli indiani, oltre al quartier generale di Electronic City, a Bangalore, ha nove centri di sviluppo e 30 uffici in 20 Paesi. Quando fu creata nel 1981 da Murthy, Nilekani e altri cinque amici, Infosys Technologies aveva le 10mila rupie (circa 200 dollari) prestate da Sudha, la moglie di Narayana Murthy. Alla chiusura dell'ultimo anno fiscale - in India è a marzo - la sua capitalizzazione di mercato superava i 30 miliardi di dollari.
Ma l'India continua ad avere il 40% della sua popolazione sopra i 15 anni d'età ancora analfabeta. Un contrasto pericoloso e stridente con i 400mila ingegneri che ogni anno non devono nemmeno bussare all'ingresso del mercato del lavoro: le porte sono già spalancate. «Nessuno nega che l'India abbia davanti a se ancora molte sfide», dice Nilekani, il quale non dimentica che oggi più di metà del miliardo e 100 milioni d'indiani ha meno di 25 anni. «L'analfabetismo, i giovani senza qualifica disoccupati, la disparità fra l'India urbana e quella rurale. Ma la buona notizia è che ci sia gente che può risolvere i problemi. Qui in India non ci chiediamo più cosa fare. Sappiamo ciò che dobbiamo fare».

"

sole24ore

Abbiamo parlato di Narayan Murthy , sentite cosa dice:
"
A 34 anni vive in una casa modesta e con costumi austeri, sua moglie (un ingegnere informatico) gli prepara ancora da mangiare. Eppure stiamo parlando del numero uno di una società quotata alla Borsa Indiana e al Nasdaq e che ha volumi da 25 miliardi di dollari.

A chi gli chiede il perché di un simile atteggiamento Narayana risponde con frasi del tipo: «Quando il chaywala (il venditore di tè, simbolo dell’India povera che si arrangia con pochi mezzi) penserà di me “se ce l’ha fatta lui, posso farcela anch’io”, avrò assolto il mio compito» oppure «dobbiamo anteporre il bene pubblico a quello privato e individuale e abbiamo bisogno di rafforzare il legame che c’è tra il boom dell’informatica e i benefici che può trarne la società». E ancora «l’eccedenza di ricchezza di pochi diventerà il futuro di molti».

Il fatto è che non sono solo parole. Per esempio la Infosys finanzia la formazione dei giovani con corsi di informatica ad alto livello che costano un quinto dei corrispettivi americani. Alcuni anni fa con una iniziativa chiamata “Computer in classe” la compagnia ha regalato decine di migliaia di computer e programmi software ai giovani studenti indiani.

Difficile dire se si tratti una versione del sogno americano in salsa indiana o se a Bangalore lavori un altro santone indù, tuttavia è altrettanto difficile non ammirare un uomo che sembra credere in quello che fa e fare quello che dice.
"
da finanzablog

Deve ammettere una cosa:leggendo queste ultime righe:"l’eccedenza di ricchezza di pochi diventerà il futuro di molti", mi viene la pelle d'oca: ogni volta!
E' un pensiero stupendo di cui vorrei che tutti seguissero l'insegnamento.
OneEnergyDream.

Nessun commento: