Provateci voi a nuotare per quasi nove ore filate nell’acqua (non proprio da sonetto del Petrarca) di un fiume sudamericano. Provate voi a percorrere 57 chilometri a forza di bracciate, lottando contro i crampi, la fame, gli avversari, la corrente e la voglia di piantarla lì. Barbara Pozzobon, 23 anni, di Maserada sul Piave (Treviso) si è rivelata due volte campionessa. La prima perché domenica ha vinto sbaragliando i pronostici la Santa Fe– Coronda, massacrante maratona natatoria dalle coordinate di cui sopra e che si svolge nelle acque del Rio Coronda, in Argentina. La seconda perché la sua anima di combattente ha contagiato amici, tifosi e il suo paese che si sono tassati per finanziare la trasferta di Barbara dall’altra parte del mondo. Vedendo ripagato il loro slancio come meglio non si sarebbe potuto.
Quasi nove ore in acqua
Nuotando in 8 ore e 53 minuti, Barbara ha battuto tutte. «In Argentina non doveva nemmeno esserci — dicono dalla Hydros Treviso, la società per cui è tesserata — perché gli organizzatori della competizione mi avevano selezionata come riserva. Poi una nuotatrice argentina ha dato forfait ed è stato possibile schierare Barbara». Gli organizzatori , infatti, non la avevano inserita inizialmente nella starting list, in quanto, dovendo operare una selezione tra le tantissime domande di partecipazione pervenute quest’anno (soprattutto nella categoria femminile), avevano privilegiato quelle atlete che avevano già partecipato a gare di coppa del mondo. La Federazione Italiana, in collaborazione con quella Internazionale, è quindi intervenuta per fare “pressione” sugli organizzatori, esponendosi come garante delle credenziali di Barbara. Ma la Federazione italiana pur accreditando le atlete, non finanzia il viaggio, si limita ad accreditare le partecipanti garantendo sulle loro potenzialità. E allora? Si buttano al vento giorni e giorni di doppie sedute di durissimi allenamenti? Barbara Pozzobon ha deciso di no. «A Maserada — racconta — ho chiesto a qualche azienda di aiutarmi e in pochi giorni la colletta è cresciuta spontaneamente, senza che nemmeno me ne occupassi. Una sorpresa». Ecco il bar Tobe o il minimarket trasformarsi in centro di raccolta per chi vuole finanziare l’impresa. E in pochi giorni vengono raccolti oltre 2 mila euro, che coprono parte dei costi della trasferta.
La «soffiata» del barcaiolo»
«In gara non ero la favorita — racconta la trionfatrice —: le argentine, una russa e anche la mia compagna di nazionale Martina Grimaldi erano più accreditate di me. Sono pure partita male, mi sono trovata intrappolata da altre concorrenti e mi sono detta: vabbé, vediamo di arrivare in fondo... Poi sono riuscita a risalire. Dopo 6 ore ho avuto crampi alle spalle ma quando mi dicevano che le avversarie stavano rimontando, trovavo la forza di vincere la fatica e il dolore». Capita poi che le grandi imprese diventino tali anche grazie a episodi. L’allenatrice Barbara Bertelli seguiva la gara su un barchino e svela il retroscena: «Il barcaiolo mi ha suggerito che se avessimo seguito una certa traiettoria, la corrente ci avrebbe aiutato. Ci siamo fidate e Barbara ha iniziato la rimonta; forse non vista dalle avversarie. Poi ha raggiunto un vantaggio di 800 metri, fino al traguardo».
Diretta streaming a Maserada
A Maserada hanno provato a seguire la gara in diretta streaming, il bar Tobe si è trasformato in curva di tifosi nonostante la connessione fosse così così. Adesso però ci sono le altre tappe del Gran Prix, in Canada, Macedonia e poi in Italia. Serve un’altra colletta? «Per fortuna no — risponde Pozzobon — in Argentina ho vinto un premio in denaro con cui mi pagherò le trasferte. Vacanze? Sì, andrò al mare, ma giuro, non metterò piede in acqua. Soltanto sole».
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