Italiani instancabili lavoratori? Non proprio. Più che un popolo di stakanovisti, siamo – o meglio dire, siamo stati – un popolo di navigatori, santi, poeti e baby pensionati. Nel 2011 (non il secolo scorso) in piena crisi economica, i pensionati sotto i 50 anni erano più di mezzo milione quando il tasso di disoccupazione saliva all’8,9%, i disoccupati erano 2 milioni e 243mila e gli occupati sfioravano quota 23 milioni (dati Istat). Un’anomalia, quella delle baby pensioni, che insieme ad altri fattori, tra cui il sistema pensionistico pre “Salva Italia”, relega l’Italia all’ultimo posto in Europa nella classifica della durata media della vita lavorativa.
La graduatoria è stilata da Italiani.coop con dati Istat ed Eurostat riferiti al 2015. Dati, quindi, che non risentono o risentono poco degli effetti della riforma Fornero, approvata quattro anni prima. Vediamoli nel dettaglio. Per quanto riguarda la durata media della vita lavorativa, come detto, siamo (al momento) il fanalino di coda con 30,7 anni. Al primo posto c’è la Svezia, coi propri cittadini che faticano dieci anni in più di noi (41,2). Un’enormità. Davanti a noi, nelle ultime posizioni, troviamo la Bulgaria (32,1), la Grecia (32,3) e appaiate a 32,6 anni Belgio e Croazia. “Sin qui siamo stati quelli che hanno lavorato meno – riflette Albino Russo, responsabile dell’Ufficio studi di Coop – ma con la riforma Fornero dovremmo guadagnare posizioni e allinearci con la media europea”. In effetti, con il nuovo sistema che prevede un ulteriore aumento dell’età pensionabile nel 2021, quando non si potrà lasciare l’impiego prima dei 67 anni, e un ultimo scatto nel 2050, con il tetto che non potrà essere inferiore a 69 anni e 9 mesi, l’Italia si è dotata dei requisiti più alti previsti dalle attuali legislazioni europee.
- Elaborazione Italiani.coop su dati Istat – Eurostat. Anno di riferimento 2015
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