Metti mi piace

19 giu 2011

«Sesso in cambio di lavoro» L'imbarazzo dell'Idv

Bari, inchiesta su Pedica e Zazzera. Di Pietro: di questo non parlo

Pedica (nella foto a destra)
Pedica (nella foto a destra)
ROMA - «Se parliamo di politica sono a disposizione. Ma di questo no, piuttosto chiedete ai diretti interessati. Arrivederci». Clic. È infastidito e imbarazzato Antonio Di Pietro dal caso scoppiato all'interno del suo partito. Due parlamentari dell'Italia dei valori, Stefano Pedica e Pierfelice Zazzera, sono stati denunciati da Michele Cagnazzo, ex dipietrista che però ha lasciato il partito un anno fa. E l'accusa - raccontata sulle pagine dell'Espresso - è di aver promesso un posto in un ufficio del Parlamento in cambio di «favori sessuali» a C. M., 31 anni, simpatizzante dell'Italia dei valori, laureata in legge e disoccupata. La denuncia è stata presentata alla Procura di Bari il 14 giugno, solo pochi giorni fa, e quindi l'inchiesta è ancora ai primi passi. Ma nel partito il caso ha già fatto parecchio rumore.


I fatti risalirebbero al periodo tra il 2008 e il 2009. All'epoca Cagnazzo era responsabile per l'Idv dell'Osservatorio pugliese sulla legalità. Nella denuncia sostiene di aver incontrato la donna nel suo ufficio di Bari nell'aprile del 2010. E che lei le avrebbe raccontato per filo e per segno le «richieste pressanti» che le avrebbero fatto i due parlamentari in cambio della promessa di un lavoro nell'ufficio legislativo della Camera. Nella denuncia si parla di «insistenti avances e ricatti», di incontri che sarebbero avvenuti in due hotel pugliesi, a Massafra e Brindisi.
Ma, nonostante le promesse, quel posto di lavoro non è mai arrivato, e ad un certo punto i rapporti tra i due parlamentari e C. M. si sarebbero interrotti. Con un colpo di scena finale, perché alle regionali del 2010, racconta sempre Cagnazzo, la donna avrebbe scoperto di essere tra i candidati dell'Idv in Puglia. Una «grande sorpresa» visto che lei «non aveva mai proposto né tantomeno accettato la candidatura». Un racconto tutto da dimostrare, naturalmente. Ma che ha sollevato un polverone.
Zazzera, uno degli accusati, attacca l'accusatore: «Con Cagnazzo la situazione si è rotta sul piano personale perché, nell'organizzare un incontro sulla legalità, aveva truffato al partito 1.500 euro. Quando me ne sono accorto ho aperto la procedura per mandarlo via dall'Italia dei valori». Una vendetta, insomma, organizzata da chi era stato messo alla porta. Non sarebbe la prima volta in un partito dove gli addii sono stati spesso seguiti da una coda velenosa. Ma Cagnazzo replica che«sono tutte balle». E aggiunge: «Non è per le poltrone che ho deciso di rendere pubblica questa storia ma perché ho visto il dolore di questa ragazza e non potevo starmene zitto».

L'altro accusato, Pedica, dice che «stanno cercando di screditare me e il partito». E promette che raccoglierà «tutto il materiale necessario a dimostrare la mia assoluta estraneità ai fatti». Dalla donna, in effetti, non è arrivata una denuncia contro i due parlamentari dell'Idv. Anche se Libero racconta la storia di una donna che nel novembre del 2008, cioè prima di quei fatti, ha presentato una querela contro ignoti per mobbing allegando l'indirizzo del sito web proprio di Pedica. La donna si chiama Monia Lustri ed ha 35 anni. Con il caso di C.M. non coincidono né le iniziali, né l'età e nemmeno il periodo in cui sarebbero avvenuti i fatti denunciati da Cagnazzo. Con ogni probabilità si tratta di due persone e due vicende diverse.
Dal partito, Pedica e Zazzera vengono difesi senza se e senza ma da Leoluca Orlando: «Quelle contro i due parlamentari dell'Idv sono accuse così gravi che c'è una denuncia penale per diffamazione. Ma noi non ce la prendiamo con i giornalisti, non è nostro costume intimorire la stampa».

Nessun commento: