Bombardamenti in corso sulla città avamposto dell'est da cui i lealisti sperano di lanciare l'offensiva su Bengasi. Il capo degli insorti: "La difenderemo fino alla fine". Oggi a Parigi riunione dei ministri degli Esteri del G8. Medvedev: "Il leader libico e la sua famiglia non potranno entrare nel Paese né compiere operazioni finanziarie"
ROMA - Le forze fedeli al regime di Gheddafi avanzano sempre di più verso Bengasi, sede del consiglio nazionale degli insorti. Dopo una giornata di combattimenti, ieri la linea del fronte si è spostata ancora di più verso est e le cittadine controllate dagli insorti cadono via via nelle mani dell'esercito. Forti bombardamenti sono in corso ad Ajdabiyah, punto strategico sulla costa a est di Bengasi da cui l'esercito spera di poter accerchiare la roccaforte dei ribelli. Per poter raggiungere Ajdabiyah sulla via del deserto, però, le forze di Gheddafi devono prima assicurarsi il controllo completo del porto di Brega. Ieri i ribelli hanno ripiegato a est portando con sé le batterie antiaeree, ma poi i combattimenti sono ripresi. Il comandante militare dei ribelli, il generale Abdel Fattah Yunis ha ribadito l'intenzione di combattere per difendere Ajabidiya fino alla fine.Proprio perché così strategica, sulla presa di Brega si è scatenata una guerra di propaganda. Secondo Hadi Shalluf, esponente dell'opposizione e leader del Partito per la giustizia e la democrazia, le forze libiche di opposizione continuerebbero a controllare la città portuale. "L'informazione esatta che ci arriva oggi - dice Shalluf in un'intervista a Voice of America - è che i rivoltosi hanno ripreso Brega e hanno catturato una settantina di soldati delle truppe di Gheddafi". Ieri, però, la tv libica aveva mostrato le immagini dei ribelli in fuga dalla città e annunciato la sua liberazione
dalle "bande armate". "Sì, c'è stata una ritirata - ha ammesso Shalluf - ma poi gli insorti sono tornati e hanno vinto la battaglia, catturando 71 persone".
Ma la propaganda del regime è al lavoro. La tv di stato libica ha mostrato le immagini di Brega riconquistata dalle brigate fedeli al colonnello, e intervistato alcune persone nella città portuale della Cirenaica. La tv ha anche mostrato la distribuzione del sussidio di 290 euro a famiglia concessa da Gheddafi alle famiglie di Bani Jawad, nei dintorni di Ras Lanuf, e di Brega.
Ma se il terreno sta per ora favorendo il colonnello, il suo isolamento internazionale è pressoché completo. Oggi anche la Russia lo mette al bando. Il presidente Dmitri Medvedev ha annunciato che il leader libico e la sua famiglia non potranno entrare nel Paese, e che sarà bandita la possibilità di condurre operazioni finanziarie libiche in territorio russo. E alla Libia sarà dedicata in larga parte la riunione dei ministri degli Esteri del G8, oggi e domani a Parigi. La Francia intende premere affinché sia varata al più presto una no-fly zone sul Paese a fonte del rapido avanzare delle truppe del raìs. Alla riunione è prevista anche la partecipazione del segretario di Stato americahno, Hillary Clinton. La Francia per ora è l'unico Paese occidentale ad aver apertamente riconosciuto come organo legittimo il Consiglio di transizione dei ribelli. Una delegazione del Consiglio è stata anche ricevuta dal presidente Nicolas Sarkozy.
Sabato la Lega araba ha chiesto ufficialmente al Consiglio di sicurezza dell'Onu di imporre una no-fly zone per fermare le azioni militari contro il popolo libico, pur ribadendo la propria contrarietà a qualsiasi intervento militare. Con l'eccezione della Cina, saranno presenti a Parigi tutti i ministri degli Esteri dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, cioè coloro che possono effettivamente decidere se varare il divieto di sorvolo: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Russia. Ci sarà anche l'Italia, che si dice pronta a seguire ogni decisione europea purché condivisa. Presenti anche Germania - cruciale per ogni decisione a livello Ue - Canada e Giappone.
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