Sit in davanti alla residenza di Berlusconi, assenti alcune sigle sindacali. "Il vicecapo vicario della Polizia ci ha convocati al Viminale per chiederci di sospendere la manifestazione, in cambio il premier ci avrebbe riconosciuto gli aumenti". Ma la mossa ha funzionato solo in parte
MILANO - Sit-in dei sindacati di polizia stamattina ad Arcore davanti a villa San Martino, la residenza del premier. Berlusconi è sceso per parlare con gli agenti. Ha promesso che manterrà gli impegni e ha ricevuto qualche fischio. All'arrivo di un giornalista di Annozero, è andato via. "Siamo qui per protestare - spiega Giuseppe Tiani, segretario generale del Siap - contro la politica economica e della sicurezza del governo Berlusconi". Il sindacato indipendente Coisp ha esposto uno striscione con la scritta "Berlusconi dimettiti". Ma il cartello sindacale delle divise manifesta oggi, per la prima volta negli ultimi anni, spaccato. Assenti, le sigle Sap, Ugl e Siulp.
Per capire il perché di questa divisione dei sindacati di polizia bisogna tornare a venerdì scorso, quando il vicecapo vicario della Polizia, Nicola Izzo, ha convocato al Viminale tutti i sindacati che avevano aderito alla manifestazione di oggi. "In quell'occasione - spiega Franco Maccari, segretario generale Coisp - Izzo ci ha chiesto di sospendere al manifestazione. Il premier, ci ha detto Izzo, in cambio ci avrebbe riconosciuto degli aumenti al Consiglio dei ministri del 23 marzo. E questo sarebbe avvenuto in assenza di Tremonti, visto che l'ultimo cdm, al momento di discutere gli aumenti del comparto sicurezza con i ministri Maroni e La Russa, se n'era uscito".
La mossa di Izzo per rinviare la protesta ad Arcore, proprio nel momento delicato in cui si sta discutendo la riforma costituzionale della
giustizia, ha funzionato, però, solo in parte. Tre sigle hanno accettato la richiesta del capo vicario della Polizia, le altre, la maggioranza, hanno declinato l'invito. Filippo Girella, segretario nazionale Ugl polizia di Stato, spiega perché ha rinunciato al sit-in. "Spostare di dieci giorni l'eventuale manifestazione - dice - vale la pena per vedere se questa volta alla promessa, poi seguono i fatti". "Ma noi ci fidiamo con riserva - aggiunge - si tratta di rimandare, perché non tentare?". Una posizione "attendista", quella di Ugl, Siulp e Sap, perché, dice ancora Girella, "vogliamo andare a vedere le carte del governo come al poker: vediamo se anche oggi ci stanno predenndo in giro per l'ennesima volta come in passato, oppure se finalmente mantengono la promessa".
Di parere opposto i sindacati presenti davanti alla residenza privata del premier. Secondo Enzo Letizia, segretario dell'Associazione funzionari di polizia, Anf, "siamo qui sia per ricordare tutti gli impegni che sono stati presi già dalla manovra di luglio e che fino a oggi sono stati sempre disattesi, sia per far tornare questo governo a investire sulla sicurezza". Ancora Letizia: "Il premier, del resto, non ha convocato i sindacati di polizia a Palazzo Chigi per prendere questo impegno formale. In passato abbiamo avuto più volte incontri con il ministro dell'Interno Roberto Maroni che poi sono stati disattesi dal governo. Non ci fidiamo di quello che ci ha detto il vicecapo della Polizia perché la storia di questi anni ci impedisce di fidarci di quello che ci dice il premier". Sulla stessa linea anche Franco Maccari. "Izzo - dice il segretario del Coisp - con tutto rispetto, è solo un portavoce. Ma noi abbiamo tutte le prove e ragioni per non fidarci di nessuno. Io ho firmato a settembre 2010 un contratto con su scritto il governo concorda di trovare una soluzione entro l'anno per la penalizzazione che il comparto ha subito rispetto 2008 2009. Se non è valso neanche un impegno pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale cosa può valere un parola, una promessa?".
Per Claudio Giardullo, segertario nazionale Silp-Cgil, "la credibilità etica, politica e istituzionale del governo Berlusconi è vicina allo zero". E questo perché "l'ultima finanziaria è stata approvata ad agosto, Maroni e La Russa, assieme al capogruppo del Pdl al Senato, si affrettarono a rassicurare gli operatori di polizia sull'intenzione del governo di garantire la specificità del comparto sicurezza e Brunetta confermò questi impegni a nome dell'esecutivo. Poi però, è cominciato un penoso tentativo da parte del governo di rinviare ogni decisione senza ovviamente, alcun risultato concreto".
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