Alla vigilia di una nuova settimana importante per le indagini nel caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, gli inquirenti hanno poche certezze: che non si è trattato di un allontanamento volontario, che non si è trattato di un sequestro di persona a scopo di estorsione, e anche che la pista dell’omicidio rituale, messo in atto da una setta o da un invasato «non è tra le prevalenti». Sarebbe solo una delle tante ipotesi che non si possono scartare.
La questione è stata commentata oggi dal sostituto procuratore che coordina le indagini, Letizia Ruggeri, che ha voluto chiarire un po’ la situazione delle indagini, anche alla luce delle continue voci alimentate da telegiornali di cui non è certa l’attendibilità.
Il pm Ruggeri ha precisato anche che la tredicenne, scomparsa il 26 novembre scorso a Brembate Sopra (Bergamo) e i cui resti sono stati trovati tre mesi dopo in un campo di un paese vicino «non è morta dissanguata», come ipotizzato in questi giorni.
Tra i molti dubbi del generale quadro investigativo, invece, quelli che pesano di più, al momento, sono la mancanza delle esatte cause del decesso (per le quali bisognerà attendere l’esito finale di tutti gli esami medico legali), dell’assenza di testimoni decisivi e di una «poco chiara volontà omicidiaria». Sarebbe proprio per questo motivo, oltre che per il fatto che «riguarda l’uccisione di una bambina» che l’altro giorno il pm, rispondendo ai giornalisti, aveva parlato di «faccenda inquietante».
Ma soprattutto, a rendere il caso diverso da tanti altri, sarebbe «la mancanza di un quadro chiaro, dovuto a delle lesività» che concorrono ma al momento «non indicano la causa della morte» e a una «chiara volonta´ omicidiaria». Non si capisce, infatti, se «l’aggressore ha colpito Yara per ucciderla, se la morte era voluta, non era voluta...» e, nelle modalità con cui sono state fatte le lesioni «...con che logica sono state fatte, se per tramortire, ferire o uccidere».
Dubbi, questi, che rendono il caso ancora più complesso, mentre si attendono gli esiti degli esami medico legali ancora in corso, che potrebbero chiarire il quadro investigativo ma per i quali serviranno diversi giorni. Sul corpo di Yara sono state isolate due tracce di dna e, si è saputo oggi, sarebbero stati trovati anche resti di cibo nello stomaco, ma non è detto che questi indizi siano utili alle indagini, se non vi saranno riscontri investigativi.
Dopo la fiaccolata di ieri a Chignolo d’Isola (Bergamo), alla quale hanno partecipato circa 3mila persone, oggi il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, ha benedetto un alberello piantato in ricordo di Yara nel cortile della scuola frequentata dalla ragazzina uccisa. E a Marassi, i tifosi del Genoa hanno esposto questo striscione in cui ricordano il «piccolo angelo».
Intanto, ieri, sarebbe stato raggiunto un accordo sul luogo dove si potrebbero tenere le esequie, proprio nel centro sportivo di Brembate dove Yara è stata vista per l’ultima volta. La data dei funerali, invece, non è stata ancora stabilita, perché gli inquirenti non si sono ancora espressi sui tempi della restituzione del corpo alla famiglia.
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