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30 mar 2011

Conflitto di attribuzione sul caso Ruby Fini: «La Camera deve pronunciarsi»

DELLA QUESTIONE SI STA OCCUPANDO L'UFFICIO DI PRESIDENZA DI MONTECITORIO

Il presidente chiede che l'Assemblea si esprima: «Presenta aspetti speciali ed unici»

Gianfranco Fini (Fotogramma)
Gianfranco Fini (Fotogramma)
MILANO - Il conflitto di attribuzione sul caso Ruby andrà in aula. Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini durante la riunione di mercoledì mattina dell'Ufficio di presidenza. Fini, secondo quanto si apprende, ha aperto l'odierna seduta dell'ufficio di presidenza illustrando le decisioni della giunta per le autorizzazioni e della giunta per il regolamento ed elencando alcuni precedenti, per quanto il conflitto di attribuzione sul caso Ruby rappresenti un «unicum» sia per la richiesta che per la composizione dei due organi chiamati ad esprimersi. Fini ha sottolineato che «quali che siano le conclusioni cui perverrà l'ufficio di presidenza, l'assemblea deve essere comunque chiamata a pronunciarsi su questo secondo le modalità procedurali che la prassi ha consolidato a riguardo».

«ASPETTI SPECIALI E UNICI» - La vicenda del conflitto di attribuzione da parte della Camera sul caso Ruby «presenta aspetti speciali ed unici» avrebbe detto il presidente della Camera durante l'Ufficio di presidenza di Montecitorio. Nella sua relazione, Fini ha detto, fra l'altro, che la composizione dell'Ufficio di presidenza vede di fatto la prevalenza numerica delle opposizioni rispetto alla maggioranza, il che costituisce un fatto di «assoluta novità» rispetto ai tre precedenti in materia che ha citato. Peraltro, aggiunge Fini, in quei tre casi non erano state avanzate richieste di sottoporre la questione all'Aula. «Nella presente circostanza- ha puntualizzato Fini - la decisione dell'Ufficio di presidenza in merito all'elevazione o meno del conflitto, a causa della composizione dell'organo, può sottrarsi al criterio della maggioranza politica quale risulta dal complessivo assetto dei rapporti tra i gruppi». Dopo l'intervento di Fini si è aperto un dibattito, che è in corso.

I TRE CASI - Fini, dopo aver ribadito che la richiesta di sollevare conflitto di attribuzione si collega alla deliberazione dell'assemblea di Montecitorio che il 3 febbraio scorso ha detto no alla richiesta di perquisizione domiciliare avanzata dai pm milanesi, ha anche messo l'accento sul fatto che la richiesta è prospettata come strumento per assicurare, in sede di contenzioso costituzionale, una tutela effettiva alla volontà manifestata dall'assemblea ed ha sottolineato che «nei precedenti casi non si riscontrava» questo collegamento con una decisione dell'aula sulla stessa materia. Il presidente della Camera, poi, si è soffermato sulla composizione dell'ufficio di presidenza: «sia pure rigorosamente conforme alla disciplina regolamentare, vede di fatto la prevalenza numerica delle opposizioni rispetto alla maggioranza», ha detto ed ha aggiunto: «ciò che costituisce un tratto di assoluta novità rispetto ai precedenti». Nel caso Faggiano-Sardelli, infatti, la maggioranza numerica, ha ricordato il presidente, corrispondeva alla maggioranza politica e il rigetto della proposta dipendeva «dalla posizione esplicitamente dissenziente» assunta da alcuni deputati della maggioranza. Negli altri due precedenti, riferibili sempre alla quindicesima legislatura, nell'ufficio di presidenza, escluso il presidente, si registrava la prevalenza numerica dei deputati di maggioranza. Le decisioni venivano assunte «comunque all'unanimità o a larghissima maggioranza». E nei tre casi citati, peraltro, non erano state avanzate richieste di sottoporre la questione all'assemblea.

FONTANA (PDL) - «È positivo che il presidente Fini abbia preso atto del fatto che questo caso non ha precedenti» ha detto Gregorio Fontana riferendosi al conflitto di attribuzioni sul caso Ruby, spiegando che «il presidente è dell'orientamento di accogliere la nostra proposta di fare esprimere l'Aula sulla questione».

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