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30 mar 2011

La Roma è davvero americana DiBenedetto, accordo fatto

UNICREDIT TIENE IL 40% E PUÒ CEDERE UNA QUOTA A IMPRENDITORI ITALIANI

Definiti i termini tra le parti, la firma entro 20 giorni

Thomas DiBenedetto (Ansa/ Di Meo)
Thomas DiBenedetto (Ansa/ Di Meo)
ROMA - È finita con Thomas R. DiBenedetto con il pollice alzato, nel più americano dei gesti di approvazione. E con Paolo Fiorentino, «deputy Ceo» di Unicredit, a catalizzare i cronisti in attesa da ore e ore fuori dallo studio Grimaldi: l'accordo per il passaggio di proprietà della As Roma c'è, non esiste differenza tra domanda e offerta, le firme sui contratti arriveranno in una ventina di giorni. Il tempo necessario per creare una «new company» che renderà più agevoli i passaggi per completare l'operazione, dal deposito delle garanzie all'Opa sul 33% delle azioni che resteranno sul mercato, dopo che il 67% (diviso in 60% agli americani e 40% alla banca) sarà passato ai nuovi proprietari. È un momento storico per la Roma ma anche per il calcio italiano, che presto vedrà sbarcare i primi proprietari stranieri in un mondo conservatore e con sospetti di xenofobia, vedi le simpatiche esternazioni del ministro La Russa che aveva identificato DiBenedetto con Totò.

Alle 23.30 è arrivato il comunicato congiunto Italpetroli, Unicredit e DiBenedetto As Roma Llc che comunica - come era stato richiesto anche dalla Consob - lo stato delle trattative. Le negoziazioni, durate due giorni, «hanno portato alla definizione dei termini fondamentali dell'operazione di acquisizione della partecipazione di controllo di As Roma S.p.A.». Fuori dal burocratese, significa che ci sarà una società partecipata (Newco) da DiBenedetto e da UniCredit e che la banca potrà poi cedere una parte della propria quota ad altri investitori strategici italiani.

La stesura delle versioni definitive degli accordi prenderà almeno due settimane, ma l'accordo è fatto. Quando Thomas DiBenedetto tornerà a Roma, lo farà per diventare a tutti gli effetti il nuovo presidente. È stata la conclusione di una giornata simile al cielo di marzo, con la pioggia (voci incontrollabili che la trattativa fosse saltata) e il sole (l'annuncio con dieci ore di anticipo, su un importantissimo sito Internet, della firma dell'accordo). La piazza romana non avrebbe sopportato altri giorni di incertezza.

Ora, dopo due giorni nel bunker a cinque stelle di via Pinciana, si può cominciare a pensare a quello che più sta a cuore ai tifosi della Roma: il futuro della società e della squadra. DiBenedetto vuole Franco Baldini (direttore generale), Walter Sabatini (direttore sportivo) e Carlo Ancelotti (allenatore). Unicredit chiede un posto per Gian Paolo Montali, suo uomo di garanzia, che ha traghettato con capacità la barca nell'interregno. La novità, tra gli amministrativi, è l'impennata delle quotazioni dell'a.d. del Lecce, Claudio Fenucci. I nomi per far sognare i tifosi sono tanti: Buffon, Lugano, Podolski, Mascherano e uno tra Pastore e Sanchez. Il timore, invece, è perdere tre di questi quattro: Mexès, Menez, Borriello e De Rossi. Bisognerà trovare il giusto equilibrio tra sentimento, progettualità e rispetto del fair play finanziario voluto da Michel Platini.

Ieri si è fatto vivo anche l'architetto Guido Zavanella, che aveva preparato il progetto dello stadio della Roma per la famiglia Sensi. Ha fatto capire che, se si vogliono affrettare i tempi, c'è una soluzione chiavi in mano. Sarà interessante capire se DiBenedetto aspetterà come Godot la legge sugli impianti, arenata in Parlamento, o farà come la Juve, che lo stadio se l'è costruito da sola, in accordo con il Comune di Torino. 

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